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«Un Regno potente baciato dal sole e un Paese lontano incorniciato dal ghiaccio.
Il Re ambizioso e il suo amante Consigliere.
L’Eroe dai capelli di neve e l’Assassino dagli occhi dorati.
Tra loro la lunga ombra della guerra e il bacio di sangue dell’amore.»
Respiro della Morte. Libro primo della serie “La Guerra dell’Alba e del Tramonto”.
Ciò che appariva non necessariamente era, nella Foresta dei Perduti.
E neanche in questo romanzo, aggiungo io.
Devo essere onesta, non avevo delle grandi aspettative quando ne ho iniziato la lettura, troppo spesso mi è capitato di trovarmi davanti autori italiani di romance fantasy che propinavano nient’altro che un’insipida minestra riscaldata piena di clichè mal utilizzati, se non addirittura palesemente scopiazzati da opere straniere più famose. E invece mi son ritrovata tra le mani quello che non esito a definire un autentico gioiellino, con tutte le carte giuste per stare al passo con opere fantasy più conosciute.
L’ambientazione è abbastanza originale, con un mondo fantastico dove le forze primordiali della natura hanno forma fisica e vengono chiamate dèi dagli uomini, e dove il sangue di questi dèi, mischiandosi a quello umano, ha dato vita a semidei dalla vita lunghissima e dai poteri sovra-umani. Ogni Dio risiede in un territorio tutto suo, e l’esistenza degli dèi è regolata da leggi inderogabili atte ad evitare scontri tra loro che porterebbero a devastanti sconvolgimenti naturali. Parte di queste leggi si riversano anche sui loro figli, la più importante delle quali è l’impossibilità di uccidersi tra di loro.
La storia di questo libro ruota intorno a quattro personaggi principali, di cui si alternano i punti di vista permettendoci così una visione più completa delle vicende.
Da una parte abbiamo Eliyon e Swaen, rispettivamente il re di Allarya e il suo primo consigliere, amanti, che si trovano ad organizzare una campagna militare volta alla riconquista di Endarya, una terra di ghiacci e tenebre quasi perenni, un tempo appartenente ad Allarya stessa.
Swaen tracciò rapido ogni parola formando segni eleganti sul foglio immacolato. Le dita del re tamburellarono appena un istante sul bracciolo imbottito del trono, un suono minuto che sembrò rimbombare al di sopra di tutti gli altri rumori: della cannula che scivolava sulla carta, del respiro lieve dei presenti, persino del silenzio inquieto dell’aspettativa. Poi Eliyon parlò, calmo e gelido come il Mare Glaciale in pieno inverno. «Andremo in guerra.»
Le motivazioni sono molteplici, dalla ricchezza mineraria di Endarya al desiderio di riconquistare il perduto titolo di Re dell’Alba e del Tramonto, ma piano piano capiamo che forse al di sotto le motivazioni potrebbero essere più profonde e morali: il primo atto di Eliyon al momento della sua ascesa al trono era stata l’abolizione della schiavitù, in quanto Swaen stesso era stato donato ad Eliyon proprio come schiavo, e ad Endarya tale pratica è ancora in vigore.
«Ricordo ancora quando ti condusse a me.» disse all’improvviso il sovrano, con aria malinconica. «Voleva farmi un bel regalo. Un ragazzo di alabastro con capelli d’oro e occhi d’argento. Ma dubito fortemente che fosse consapevole di quanto prezioso fosse davvero, quel piccolo gioiello vivente.» «Tu mi lusinghi, Eliyon, ciò che ero è cosa ben diversa da ciò che sono diventato. E per di più è tutto merito tuo.» «Ho la mia parte di merito.» acconsentì, poi sbirciò le loro mani insieme. Adorava quel contrasto: la sua pelle scura, la mano forte, dita lunghe e grandi sopra quelle più delicate e snelle, dalla carnagione chiarissima, di Swaen. «Ma posso ribaltare il tuo discorso, senza doverlo modificare di una virgola. Se tu non ci fossi stato io non sarei mai diventato Purafiamma.» Swaen alzò gli occhi pallidi su di lui. In quel lucore crepuscolare sembravano luminosi quasi quanto chiaro-cristallo. «Tu credi che stanotte potrei rimanere?» Il sovrano di Allarya lasciò andare l’intreccio delle loro mani. Si udiva il flebile rumore di stoviglie in movimento dietro i paraventi. «Io non credo.» sussurrò «Io pretendo che tu resti.»
Ovviamente l’impresa non è semplice, da un lato perché i vassalli del re non ne sono entusiasti, dall’altro perché a dividere le due terre ci sono vari ostacoli naturali, e l’unica via possibile da percorrere per raggiungere Endarya velocemente è La Strada Del Patto, nel territorio di Nysarya, una terra ricoperta quasi totalmente da una foresta primordiale abitata da creature letali e patria di SohNyssah, dèa del Caos e della Violenza, e dei suoi spietati figli. Solo la Strada è sicura per via della “magia” che le fa da scudo, ma percorrerla è comunque un azzardo, sopratutto se tra le proprie fila si nascondono dei traditori…
«Desideri avere una scorta più fornita? Potrei darti alcuni dei miei lancieri.» Swaen sorrise tristemente. «Vi ringrazio, nobile Gòmàteo. Ma tenete i vostri lancieri attorno al re. Vi ricordo che è lui il vero bersaglio, io sono solo la pedina sacrificabile. Se davvero dovessi morire, in tutta Allarya c’è senz’altro un buon Primo Consigliere che può sostituirmi. Se dovesse morire il re, quanti altri secoli dovremo attendere un nuovo Purafiamma?» «Un buon Primo Consigliere? Magari sì.» Il comandante scosse leggermente la testa. «Ma se tu dovessi morire il re avrebbe il cuore irrimediabilmente spezzato e la fiamma forse si estinguerebbe.» Swaen sollevò le sopracciglia. «No, Eliyon è più forte di questo.» Fu il turno di Gòmàteo di sorridere. Un sorriso strano, remoto. «Anche l’animo più forte e solido si riempie di crepe se perde il perno su cui poggia.»
Dall’altra parte abbiamo Falkan Divrat, Terzo Sangue (ossia figlio di un semidio) del dio dei Ghiacci e del Tempo, AvarNarth, e Nys’Alisar, un figlio di SohNyssah, soprannominato “Respiro della Morte” nelle arene di Auras, in cui combatte dietro compenso e da cui esce sempre vittorioso. Falkan sembra deciso a raggiungere Acquarossa, patria dei figli di SohNissah, per chiederne l’aiuto a fermare l’esercito di Allarya, e per portare a termine questa missione costringe Nys a fargli da guida.
Falkan lo scrutò, tra le ombre della notte. Inondato dalla luce rossastra delle fiamme, Nys risplendeva. La sua pelle sembrava di metallo, i suoi occhi incendiati. In effetti non c’era più motivo di tacere sulla faccenda. Nessuno di loro poteva tornare sui propri passi, quali che fossero le conseguenze reali di tutta quella situazione.
Erano legati da obblighi inscindibili, senza necessità di regole scritte, senza possibilità di compenso. Generati dal sangue contaminato che scorreva nelle loro vene.
Nys’Alysar e la Restituzione, Falkan e il suo orgoglio ferito.
La strada per Nysarya è impervia, dovendo essi passare attraverso i territori innevati di Endarya prima e Karysamal (la Foresta dei Perduti appunto) dopo, ma le difficoltà avvicineranno i due al punto da far nascere un’attrazione reciproca.
Fino a che punto poteva essere pazzesco per un Terzo Sangue di AvarNarth innamorarsi di un figlio di SohNyssah? Quella stessa domanda gli sembrò sciocca, era perfettamente consapevole che, almeno in quel caso, il loro sangue divino contava meno di niente. Era qualcosa che era successo in barba al destino che li voleva prigionieri di una condotta regolata dal Doppio Vincolo e dalle mille altre aspettative su chi ereditava i privilegi degli Dei.
I due non avranno però il tempo di approfondire i reciproci sentimenti, perché il destino ci metterà lo zampino… e metterà Nys nella terribile condizione di rivivere il suo tragico passato.
(Nota personale per le autrici: siete proprio sadiche eh! Il mio povero Nys…)
Non lo capisci Safir? I veri schiavi siamo noi! Siamo stati generati per essere schiavi, per essere bravi soldatini ubbidienti. Keltas non era affatto un debole e, ti assicuro, non lo è Falkan. Mentre tu lo sei, mi spiace, e lo sono stato anche io. Sono stato debole a tal punto da non voler riconoscere ciò che veramente contava pur di mantenere quei vuoti e stupidi privilegi della nostra cattività. Ma dimmi, Safir, accetti questa situazione perché pensi che non ci siano alternative? Sappi che ti sbagli, ce ne sono eccome! Bisogna solo trovare il coraggio di cercarle.
Raccontata così la storia sembra semplice, ma come appunto dicevo sopra, nulla è come sembra al primo sguardo. Non c’è un vero e proprio scontro tra bene e male, da un lato abbiamo un re sì ambizioso, ma comunque corretto e dall’innegabile forza morale, dall’altra un uomo che cerca di fermare una guerra che porterebbe solo dolore nella vita dei propri cari, senza prendere in considerazione le possibile ripercussioni sul resto del mondo.
«Per troppo tempo ho agito in base all’egoismo, rendendo la mia vita e quella delle persone che amo un inferno. Le cose sono cambiate e questo è l’unico modo che ho per assicurarmi che non venga fatto loro alcun male!» Falkan contrasse di nuovo le mani in pugni, ma questa volta non si mosse. «Ciò che accadrà tra cinquanta o cento Cicli non sarà più affar mio.» Nys si rimise lentamente seduto, accanto al fuoco. «Un inferno dici?» Le lingue guizzanti delle fiamme si agitavano e crepitavano quasi a voler riecheggiare la furia di entrambi, ma andavano lentamente rattrappendo, mentre il legno che le alimentava si trasformava poco alla volta in cenere. Proprio come accadeva alla loro rabbia, meno incandescente e decisamente più amara. «Tu non sai davvero cos’è l’inferno, ragazzo.»
E poi c’è la parte finale, dove ci viene svelato il passato di Nys’Alisar, e lì il nostro cuore di lettore si spezza… A mio parere questa è la parte dove le autrici danno il meglio, coinvolgendoci pienamente nella vicenda, che si preannuncia fin da subito tragica, ma ciò non ci impedisce comunque di seguire con partecipazione ogni singola frase, fino alla devastante fine.
Keltas lo aveva aiutato a capire che la vita era un po’ come Karysamal: anche se apparentemente c’era un’unica strada sicura da percorrere, nella realtà le vie potevano essere molteplici, bisognava solo avere il coraggio di accettarne i rischi. Ma Keltas era stata una lezione troppo crudele ed ora Nys non aveva più intenzione di rimanere passivamente a subire il destino che gli altri avevano deciso per lui.
Solo un particolare mi è risultato un po’ stonato, ma sono consapevole che si tratta probabilmente solo di un mio gusto personale, e cioè lo stile “manga yaoi” con cui sono descritte le (poche) scene hot, uno stile che solitamente apprezzo molto se usato in altri contesti, ma che anche quando leggevo (o per meglio dire, divoravo) manga mi ha sempre un po’ urtato nelle scene di sesso.
Ciò non toglie che questo sia un libro che mi sento di promuovere in pieno, ben equilibrato tra parti romantiche e d’azione, con un mondo “nuovo” ben costruito e plausibile.
Sono davvero molto felice che anche in Italia si possano incontrare autori di fantasy di un così elevato livello!
E non vedo l’ora di leggere il seguito, per scoprire l’evolversi delle varie vicende lasciate in sospeso!
«No, no! Lo giuro. Non potrei mai lasciarvi, io vi amo.» Nys lasciò ricadere la mano sull’erba e chiuse di nuovo gli occhi. «Si può amare il proprio padrone? Si può amare un figlio di SohNyssah?» «Non so rispondere a queste domande. Posso però dirvi che si può amare voi, Nys’Alysar.»
Recensione di
Editing
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