Dopo anni di scontri con i Mitanni, re Suppiluliuma sorprende tutti con una decisione apparentemente inspiegabile: garantisce protezione al figlio del suo acerrimo nemico Tushratta, morto in circostanze oscure, e ordina al suo primogenito, Arnuwanda, di recarsi a Babilonia e da lì scortare il principe Shattiwaza a Hattusa.
Perché Liuma abbia fatto questa scelta è un mistero per tutti, soprattutto per suo figlio che, da tempo, si fa chiamare il Principe dei Serpenti.
Arnuwanda, infatti, serba grande rancore sia verso il padre, sia verso i nemici mitannici, in particolare per Shattiwaza, l’uomo che il giovane cerca di uccidere da anni e che ora, invece, è costretto a proteggere.
Cosa ha trasformato un adolescente, privo dell’indole guerriera che contraddistingue il suo popolo, in un uomo feroce e determinato? E qual è il motivo del suo odio personale per Shattiwaza?
Tra intrighi, menzogne e giochi di potere, sullo sfondo di una guerra combattuta da uomini e Dei, seguiremo l’evoluzione di un ragazzo che dovrà lottare per trovare il suo posto nel mondo.
Il romanzo è il secondo volume della serie Il Leone di Pietra.
Per quanto siano tutte storie autoconclusive, dato che sono molto collegate tra loro, se ne consiglia la lettura in ordine di pubblicazione.
1 – Liuma e la raccolta di novelle Prescelto dagli Dei
2 – Nuwa
Premessa: se non avete letto la raccolta di novelle, fermatevi qui, non proseguite nella lettura, leggetele perché vi serviranno per meglio comprendere alcuni passaggi di questo libro. Bene, ora che ho fatto il mio dovere avvisandovi, posso procedere nei miei deliri.
Già sapete che non sono una grande amante degli storici, ne leggo pochi e ben selezionati, ma quello che non sapete è che sono una fan dell’Antico Egitto. Ho letto tutti i libri di Christian Jacq e li ho amati, e proprio in quei romanzi ho fatto la conoscenza (dopo quella scolastica) del popolo ittita. In questo libro, come nel precedente, ho ritrovato le stesse atmosfere e le stesse emozioni che provai quando lessi la serie di Ramses di Jacq.
Il titolo ben si adatta a questa storia e non solo per i personaggi presenti, bensì perché la storia come i serpenti del titolo scivola via veloce, cambia pelle, un momento pensi di trovarti lì, quello subito dopo ti trovi da tutt’altra parte. Come un serpente, questa storia ti ipnotizza e ti stringe tra le sue spire.
È un romanzo corale e il protagonista è il figlio primogenito di Liuma, Arnuwanda detto Nuwa; è la sua storia che ci viene narrata, che però è strettamente intrecciata con quella degli altri membri della sua famiglia e con quella del popolo ittita.
Le parole hanno un grande potere e possono essere un’arma formidabile. Il Dio del vento ama rubarle e disseminarle nel mondo. Spesso si diverte a confonderle, per il solo gusto di vedere gli uomini farsi del male. Soffia alle loro orecchie ciò che ha rubato sulle bocche di altri e alimenta un fuoco fatto di odio, invidia e risentimento.
Tra queste pagine troverete personaggi accattivanti, misteri, intrighi e lotte di potere, ma anche amore, affetto, lealtà. Nuwa, il protagonista, è caratterizzato benissimo, pieno di luci e di ombre, paura di non essere abbastanza e, dopo gli avvenimenti del primo libro, paura di essere usato. Paure che lo spingono verso quelle ombre dalle quali rischia di essere inghiottito definitivamente, senza possibilità di redenzione.
Pagina dopo pagina, accompagneremo Liuma e la sua famiglia lungo il viaggio della vita, li abbracceremo virtualmente e altrettanto virtualmente gli daremo qualche scrollone.
Una storia di crescita e non solo per il protagonista, ma anche per tutti gli altri personaggi, da Liuma a Malnigal, a Sargon e Kata. Ognuno di loro dovrà affrontare le proprie paure, i dubbi, e lottare per la propria felicità e in alcuni casi per la vita, e per proteggere quella dei loro eredi.
Aveva amato solo la madre fino ad allora, ma era stato diverso. Ciò che provava per Henti era rassicurante, dolce; era il caldo tepore dell’affetto materno, la protezione di braccia sempre pronte a schiudersi per lui. Muna, invece, era una tempesta di fuoco e ghiaccio, un’emozione che non comprendeva, né controllava. Si sentiva fragile, esposto, insicuro e al contempo aveva la sensazione che per lei sarebbe stato in grado di affrontare chiunque.
L’autrice ha una penna molto evocativa, perfetta per questo tipo di romanzo, pagina dopo pagina ho avuto l’impressione di vedere e toccare i luoghi, i personaggi.
Ho letto il primo libro da poco e mi sono subito tuffata nelle novelle e in questo secondo libro, ma ora mi sento orfana, forse avrei dovuto aspettare che uscisse il terzo!
Non vedo l’ora di tornare tra le stradine di Hattusa, di nascondermi in quella nicchia dietro una tenda e origliare…
Consigliatissimo agli amanti dello storico.
Recensione a cura di
Editing
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