Brandon è un istruttore di kick-boxing, ma è anche un ragazzo molto disturbato. Nel tempo libero pedina tutte le donne che gli ricordano la sorella, violentata e uccisa quando lui aveva solo otto anni.
Una sera, per caso, sventa lo stupro di Kathleen.
Una donna che assomiglia a sua sorella.
Una donna che diventa un’ossessione.
Una donna che nasconde dei segreti.
Una specie di stalker, un genio dei computer, un noto psicologo, una timida madre di famiglia e un viaggio contro il tempo che segnerà per sempre le vite di ognuno di loro.
NOTA DELL’AUTRICE: Brandon McCoy è un romanzo autoconclusivo, ma è anche il primo volume della serie I Segugi che vedrà i protagonisti di nuovo impegnati in altre indagini. Il romanzo presenta atti di violenza che potrebbero turbare un lettore sensibile. Si consiglia la lettura a pubblico maggiorenne.
“Brandon McCoy”… uno di quei libri che io definisco spezzati.
Una prima parte molto introspettiva, a tratti lenta, in cui in alcuni momenti ho fatto fatica a capire dove l’autrice volesse davvero portarmi, inframezzata anche da dolorosi ricordi del passato, e con una presentazione del protagonista maschile che lo fa apparire fragile, disturbato, incapace di andare oltre una tragedia che ha segnato la sua crescita; e una seconda parte in cui tutto cambia faccia, ricca di azione, anche violenta, dove alcuni personaggi subiscono una vera e propria trasformazione. Brandon, il personaggio principale, è anch’egli, a mio avviso, spezzato. Difficile da decifrare nella prima parte, deciso, combattivo e risolutore nella seconda. Quasi non sembra lo stesso di cui si è letto per circa il 40% del romanzo.
“Brandon McCoy” è senza dubbio un romanzo che tratta argomenti forti, dallo stupro alla violenza psicologica, un romanzo che parla di cicatrici, fisiche e mentali, di fiducia persa e ritrovata, di maschi brutali che vivono l’amore in modo malato, così come di uomini capaci di trovare, proprio nell’amore, il proprio riscatto. La prima parte mi è piaciuta meno, in alcuni momenti ho fatto fatica ad andare avanti, anche se ne riconosco il valore avendo apprezzato molto la scrittura dell’autrice; la seconda invece è volata via veloce come il vento e mi duole dover ammettere che, in alcuni momenti, l’ho trovata poco realistica. Come dico spesso, però, un libro non deve per forza essere “un trattato”. Leggere ci consente di abbandonare la vita vera per scivolare in universi paralleli, viaggiare tra le pagine, conoscere “persone” nuove e immaginarle a nostro piacimento.
Questo è un romanzo corale, dove ogni personaggio ha il suo giusto spazio.
Fleur du Mar è fluida nel delineare le caratteristiche di ognuno, a tratti intensa, a tratti ironica. Brandon, all’età di soli otto anni, ha perso la sorella maggiore, stuprata e uccisa. Oggi di anni ne ha ventotto, è istruttore di kick-boxing, frequenta in modo assiduo uno psicologo, ma non riesce a superare il trauma subito. Non è mai stato con una donna, anche se ne ha seguite parecchie. Quelle che gli ricordavano la sorella scomparsa, per dirla tutta. Si è trasformato in una specie di stalker passivo, fino a quando, una sera, per caso, incontra Kathleen, che non si chiama davvero Kathleen (ma questa è una parte della storia che scoprirete leggendo e che non voglio anticipare), di anni ne ha trentasei e nasconde un segreto. Di quelli grossi. Anzi, giganti. Di quelli che ti possono far piovere addosso una quantità enorme di materia marrone, per intenderci. Brandon prima la salva proprio da un tentato stupro, poi inizia a seguirla. È uno stalker, non dimentichiamolo, e sarà proprio Kathleen a scatenare la sua metamorfosi. Da passivo diventa attivo, esce allo scoperto, la avvicina, poi fa di più, la salva nuovamente, da un’aggressione questa volta. Kathleen ha due bambini, Marco di dieci anni e il piccolo Matteo, e da questo momento inizia l’avventura vera e propria di Brandon. Per l’azione bisognerà invece aspettare ancora un pochino.
A loro si uniscono altri personaggi: Michael, lo psicologo, Rudolf “nome in codice Han Solo”, un genio informatico che: “Hacker di tutto il mondo scansatevi!” sua moglie Trish, e infine due agenti britannici un po’ fuori di testa, Parker e Miller. Kathleen ha due bambini, ve l’ho detto prima, lo ricordate, giusto? Bene, ci sarà quindi anche un padre? Ahimè sì: si chiama Stefano ed è il villain, cioè il cattivo. Nome in codice: stronzo. Dal momento in cui fa la sua apparizione, per arrivare a odiarlo vi basteranno due frasi, fidatevi.
In mezzo, tra le righe, un po’ di cuori e fiori. Eh sì, “Brandon McCoy” è molta action e un poco romance, rispecchiando bene il genere a cui appartiene.
Questo romanzo ha un grande pregio: non è qualcosa che si è già letto. Purtroppo non è riuscito a convincermi fino in fondo. Una prima parte da tre e una seconda da quattro stelline (avrei probabilmente aggiunto qualcosa, ma l’abbandono dei due bambini in un’area di sosta e l’improvvisa trasformazione di Brandon in “Rambo” mi hanno lasciata un po’ tipo… seriously? Lo so, se non avete ancora letto “Brandon McCoy” non capite di cosa io stia parlando, ma l’autrice invece sì, e ai possibili futuri lettori non voglio togliere nulla circa le sorprese che possono arrivare dal mondo di Brandon e soci…).
Le frasi conclusive mi sono piaciute molto e hanno segnato una fine perfetta, altro indizio della bravura di Fleur du Mar.
“Brandon McCoy” è il primo libro di una serie (Il Team dei Segugi) ed è autoconclusivo. Il prossimo sarà su un altro personaggio. Ripeto tutto ciò che di bello ho già detto sulla scrittura dell’autrice, sicuramente leggerò altri suoi romanzi, perché comunque è riuscita a trasportarmi nel suo mondo grazie a una penna abile e a descrizioni dettagliate.
Infine penso sia stato solo il mio gusto personale a bloccarmi in alcune parti, perciò consiglio la lettura di “Brandon McCoy”, una storia ricca di contenuti, scritta ed editata davvero bene.
Recensione a cura di: Teller
Editing a cura di:
Commenti
Nessun commento ancora.