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Mia Corvere, distruttrice di imperi, ha trovato il suo posto tra le Lame di Nostra Signora del benedetto omicidio, ma sono in tanti all’interno della Chiesa Rossa a pensare che non se lo meriti. La sua posizione è fragile, e non si sta affatto avvicinando alla vendetta cui agogna. Ma dopo uno scontro letale con un vecchio nemico, Mia inizia a sospettare quali siano i veri moventi della Chiesa Rossa. Al termine dei grandi giochi di Godsgrave, Mia tradisce la Chiesa e si vende come schiava per avere la possibilità di mantenere la promessa che ha fatto il giorno in cui ha perso tutto. Sulle sabbie dell’arena, Mia trova nuovi alleati, feroci rivali e domande ancora più incalzanti sulla sua affinità con le ombre.
«Il mio nome è Mia» disse piano.
La sua mano scivolò verso la lama di necrosso al polso.
«Mia Corvere.»
Ed eccomi con il secondo volume di questa trilogia fantasy. Abbiamo lasciato Mia appena consacrata Lama, solo un passo verso la sua vendetta.
Un passo che si rivela più piccolo del previsto, perché niente è davvero come sembra e per poter combattere la sua battaglia Mia deve capire chi è il vero nemico e chi sono i suoi alleati.
«Il problema di essere un bibliotecario qua dentro è che esistono alcune lezioni che non puoi imparare dai libri. E il problema di essere un assassino qui dentro è che esistono alcuni misteri che non puoi risolvere semplicemente prendendoli a coltellate.»
I grandi giochi cambia completamente ritmo rispetto a “Mai dimenticare”. Non si può davvero dire quale dei volumi sia più bello, perché è evidente che sono tutti parte dello stesso puzzle, che ogni pagina, ogni evento, è un tassello di un mosaico che si capirà davvero solo alla fine.
Se nel libro precedente Mia si distaccava dalla sua adolescenza e forse si presentava a tratti fredda, qui matura e comincia a mettere in fila le sue priorità e a riscoprire lati di se stessa che la rendono ancora più vera.
Perché Mia non è un’eroina, non è senza macchia, è egoista, ha paura, è opportunista, ma dall’altra parte, in lei sono radicati valori che niente sembra davvero scalfire.
Sembra…
Non si può raccontare questo libro, è un colpo di scena continuo, una lotta per la vita senza esclusione di colpi, ma una battaglia, anche, che deve fare spazio ai sentimenti, alle paure e all’amore.
Una delle cose più geniali di questo libro è come i personaggi si rivelano diversi da come ti aspetti, come le cose ti scivolano di mano senza mai diventare inverosimili, fino all’apoteosi di una relazione amorosa intensa, ricca, passionale ed erotica totalmente inaspettata ma a suo modo perfetta.
«Ma esiste una bellezza nel sapere che tutte le cose finiscono, Mia. Le fiamme più luminose bruciano più veloci. Ma in esse c’è un calore che può durare una vita intera. Perfino da un amore che dura solo per un’illuminotte. Per persone come noi, non ci sono promesse che durano per sempre.»
Il libro infatti procede quasi su due piani, anche temporali, differenti: uno è il durissimo addestramento di Mia per l’arena e l’altro è la sua ricerca della verità, il suo ritrovare vecchi amici e nemici e riscoprire sentimenti che pensava di non essere più in grado di provare. In mezzo c’è il suo scoprire sempre di più il suo lato tenebris, quel qualcosa in più che la rende speciale e inquietante.
Il tutto gestito come Kristoff ci ha abituato, con questa narrazione onnisciente, in cui l’obiettivo si sposta secondo necessità e anche le anticipazioni o le note proprie del narratore servono a aumentare la tensione o il mistero. Mai e poi mai i personaggi ci sembrano meno veri, li riconosciamo subito, dal linguaggio, dai pensieri, li apprezziamo tutti, buoni e cattivi perché dipinti con incredibile efficacia.
Crudo, passionale, trascinante… questo è I grandi giochi.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
concordo su tutto!
non vedo l’ora di iniziarlo!