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Hiroya ha diciotto anni, è stato cresciuto da sua madre in una piccola cittadina nel nord della Georgia e porta dentro di sé un cumulo di rinunce sotto cui ha seppellito la voglia di appartenere a una comunità in cui riconoscersi.
L’incontro e il confronto con Leo, di dodici anni più vecchio di lui e con alle spalle un matrimonio fallito quasi all’altare e un coming out doloroso fatto d’impulso, lo porterà ad affrontare domande che da anni non vuole porsi. Quant’è giusto imporsi di non innamorarsi mai perché un coming out potrebbe rovinare le già precarie finanze familiari? Vuole davvero non lasciare mai la città in cui vive e non tornare mai più a ballare? E quanto sono esattamente profonde le sue radici giapponesi?
Il primo amore non è mai molto intelligente, specie se coinvolge due generazioni diverse.
Sono parecchi giorni che ho terminato la lettura di questo libro, ed è da allora che cerco di raccogliere le idee per scrivere questa recensione. Tutto ciò non perché non mi sia piaciuto, ma proprio il contrario, l’ho amato fin troppo e, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, quando capita faccio fatica a trovare le parole giuste per mettere in luce le sensazioni provate.
Hiroya e Leo, un gap di dodici anni: appena diciottenne il primo, con tutto il mondo da scoprire ed emozioni da vivere, trentenne il secondo, con un vissuto già pesante alle spalle.
Da sfondo, una piccola cittadina della Georgia, composta da poche anime se messa a confronto con le grandi città statunitensi cui siamo abituati; tutti si conoscono, tutti sanno tutto di tutti, ed è in questo ambiente che vive Hiroya con la madre, di origini nipponiche, rappresentano l’esotico, il particolare.
Non essendo abbienti, entrambi lavorano in una scuola di danza, il primo alla reception e come insegnante di hip hop per bambini, oltre a frequentare il liceo, e l’altra come insegnante di danza classica. Il sentimento che li lega è molto speciale, fatto di amicizia e fiducia che travalica il solito rapporto genitore-figlio, al punto che Hiroya non ha avuto nessun problema a confessare alla madre la sua omosessualità (come del resto lei non ha avuto esitazione alcuna a prenderne atto e accettarla); il suo problema più grosso è riuscire ad essere se stesso con le altre persone e gli amici di scuola, per timore di essere emarginato e allontanato al punto di non poter più avere mezzi di sussistenza per entrambi.
Vuole rinunciare al college, ha già rinunciato al ballo, mettendo da parte i suoi sogni per aiutare la madre, dimostrando una maturità e una serietà fuori dal comune data la giovane età.
Un giorno però compare Leo che, fuggito da una grande città dopo un matrimonio mancato e un coming out sulla sua bisessualità improvviso e doloroso, è in cerca di tranquillità, quel tanto da rimettere insieme i pezzi della sua vita. Leo, per la prima volta, inizia a provare sentimenti profondi nei confronti di un uomo ma non è questo che lo preoccupa: il suo cruccio maggiore è il pensiero dell’età di Hiroya, la sensazione che iniziando una storia con lui, più maturo, possa in qualche modo privarlo della sua giovinezza e delle esperienze che è giusto che faccia.
Una splendida storia di amore e di crescita, di accettazione e di amicizia, che, nonostante sia decisamente corposa, si legge tutta d’un fiato, con il desiderio di averne ancora e ancora. Lo stile dell’autrice è semplice ed elegante, i personaggi sono ben delineati e approfonditi e sono certa che li amerete come ho fatto io.
Secondo il mio parere il romanzo è passato quasi inosservato, ma se vorrete darmi ascolto potrete porre rimedio al più presto, io intanto aspetto fiduciosa altri libri di questa bravissima autrice.
Conclusione? Un gioiellino!
Recensione:
Editing:
Grazie! Mi fa piacere sapere che ti ha entusiasmato così tanto, e degli altri miei libri, arriveranno, arriveranno! Ho già altri due impegni con la Triskell 😉
Molto ma molto bene <3