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Alla notizia che i genitori sono morti in un incidente, Cameron prova uno strano miscuglio di dolore, senso di colpa e sollievo. Così non scopriranno mai quello che lei stessa ha appena scoperto baciando la sua migliore amica: Cameron è gay, inaccettabile nella rigidissima provincia americana in cui vive. Ma il sollievo svanisce in fretta, quando Cameron è costretta ad abitare con la zia ultraconservatrice. Per sopravvivere a Miles City, nel cuore del Montana, occorre omologarsi, scomparire, e Cameron ne diviene in breve un’esperta. Finché Coley Taylor non arriva in città: bella, spavalda, con il fidanzato perfetto. Presto un’amicizia inaspettata, intensa, comincia a trasformarsi in altro, ma Coley, sotto la pressione della famiglia, denuncia Cameron di fronte alla comunità. Costretta a trasferirsi in un centro di riorientamento per essere curata dall’omosessualità, Cameron dovrà lottare contro un metodo educativo che cerca di cancellare la sua più intima identità, contro l’ipocrisia e un malinteso senso di cura, per ritrovare una libertà nuova. Un debutto letterario indimenticabile, sulla scoperta della propria identità e sul coraggio di vivere la vita secondo le proprie regole.
Nell’estate del 1989 una bambina bacia per la prima volta la sua migliore amica e scopre di provare attrazione per le donne. Un sentimento genuino e infantile si fa strada in lei, ma sa benissimo che quello che fa, e che prova, agli occhi della società non verrà visto nel modo giusto. Per questo quando scopre che i suoi genitori sono morti, proprio lo stesso giorno in cui dà il suo primo bacio, non riesce a provare subito dolore. No, prova sollievo.
Sollievo perché il suo segreto è al sicuro. Perché nessuno sa di lei, della sua amica, di quel bacio rubato e dei sentimenti che la sconvolgono. Ma quel sollievo nasconde anche senso di colpa, perché evidentemente Dio ha voluto punirla per quello che ha fatto.
Ma Dio esiste davvero? In quel caso, quello che desidera Cameron è davvero un peccato così come dicono tutti? Sua zia Ruth, il pastore Crawford e tutta quella piccola cittadina nel cuore del Montana…
La diseducazione di Cameron Post è un romanzo che ci mette faccia a faccia con tutti i problemi e i sensi di colpa che, ragazzi e ragazze come Cameron, devono subire solo perché diversi da tutti gli altri. È un romanzo che fa percepire il peso della religione, della mentalità ristretta delle persone convinte di essere nel giusto e di dover indicare ai ragazzi la via giusta per sopprimere il peccato ed essere accettati da Dio. Sopprimere il peccato e avvicinarsi a quest’essere superiore di cui credono sapere il volere.
Cameron è costretta a nascondersi, ad avere paura, a provare vergogna, e spesso cerca di cambiare, di omologarsi agli altri e tentare di non essere diversa. Vuole apparire normale.
Trova il suo rifugio nel videonoleggio, in quei film che le permettono di scoprire cose nuove e vedere donne amarsi. Tutto in segreto, nella sua camera, finché non arriverà qualcuno che le ruberà il cuore. E quel cuore rubato sarà la sua condanna, perché ben presto tutti sapranno che è attratta dalle donne. Dal suo stesso sesso.
Questa rivelazione la costringerà ad andare al God’s Promise, una scuola cristiana e un centro di cura. Per essere curata dall’omosessualità, per trovare Dio e non vivere nel peccato.
Il libro è abbastanza scorrevole, ma ho trovato molto più interessante la prima e l’ultima parte. Nel bel mezzo della storia, della crescita di questo grande amore che Cameron prova, ammetto che ci sono stati dei passaggi che mi stavano facendo perdere d’interesse. Nonostante ciò, ho sempre provato un profondo dolore e una profonda disperazione per tutto quello che Cameron deve vivere. Per le bugie, per il bisogno di nascondersi e il dolore che prova a causa di questo.
Al God’s Promise Cameron incontrerà delle persone fantastiche, che non si dimostreranno affatto come lei credeva. I ragazzi come lei, in fondo, sanno benissimo di non poter cambiare. E di non volerlo.
Ed è qui che Cameron cresce davvero e si rende conto di quanto sia lacerante vivere senza essere compresi. Vivere nel dolore solo perché gli altri ci credono uno sbaglio, degli esseri deviati.
C’è stata una scena, in particolare, che mi ha fatto soffrire e ha reso palese tutte le ingiustizie che questi poveri ragazzi devono subire. È una di quelle scene che mette a dura prova il cuore e che difficilmente si può dimenticare. Perché cruda e vera.
Ma è proprio questa scena, questo evento, che permetterà a Cameron e ai suoi amici di capire che non sono loro a essere quelli sbagliati.
No, sono gli altri e tutto quello che fanno per cercare di “curarli” da un male inesistente.
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