Nella California degli anni Cinquanta, Caterina e Santo, un giovane italiano cresciuto con lei nella tenuta vinicola di Milles Étoiles, consumano una notte di passione dopo la quale lei si scopre incinta. Respinta dalla famiglia e dalla società per aver scelto di tenere la figlia illegittima, Caterina decide di partire per l’Italia, dove si trova il casale ricevuto in eredità da una vecchia zia. Una volta giunta a Montalcino, Caterina scopre un mondo nuovo e allo stesso tempo antico, fitto di misteri e intrighi che coinvolgono tutta la famiglia, e in particolare suo padre Luca e lo stesso Santo. Tra l’armonia delle colline toscane, i lussureggianti vigneti della California e la magia della Ville Lumière, prende vita una vicenda familiare intricata, ricca di passioni, segreti e verità nascoste che coinvolge e seduce fino all’ultima pagina.
California 1956.
Una figlia illegittima, un amore contrastato, un’eredità che proviene da una nonna mai conosciuta, dei segreti di famiglia gelosamente custoditi, un viaggio in Italia e il profumo degli acini d’uva che maturano al caldo sole della Napa Valley… ecco gli ingredienti di questo romanzo storico, la cui trama, per certi versi, mi ha ricordato un film da me molto amato, “Il profumo del mosto selvatico”.
La giovane Caterina Rosetta, per dare un futuro alla figlia avuta fuori dal matrimonio e dimenticare Santo, il padre della piccina, decide di accettare l’improvvisa quanto inattesa eredità di una nonna italiana, di cui non sospettava nemmeno l’esistenza: una casa e un vigneto a Montalcino.
Lascia quindi la sua amata Mille Étoiles, la tenuta in cui la madre Ava – viticultrice di successo e donna forte, dalle mille sfaccettature e dai tanti segreti – l’ha cresciuta insegnandole ogni cosa sul vino, per giungere in Italia, dove scoprirà non solo di aver ricevuto in eredità una casa e un vigneto, ma verrà a conoscenza anche del suo passato e delle sue origini.
Tracciò una linea immaginaria con il dito. Una casa a Montalcino. In Italia. La sua casa, se quei documenti fossero risultati veri. O forse no. Forse esisteva un’altra donna che portava il suo stesso nome, o forse il testamento era vecchio. Chi aveva idea di cosa accadesse in Italia, una terra tanto lontana? Aveva sempre sognato di avere una famiglia e il suo vigneto dove avrebbe potuto mettere in pratica la sua arte. Non c’erano molte donne che facessero il vino nell’ambiente, ma lei conosceva bene il mestiere. Si passò le dita sulla fronte corrugata per lisciarla, mentre guardava la foto.
Incentrato principalmente su Caterina Rosetta e sulle sue scelte anticonvenzionali per l’epoca – scelte che la porteranno a scoprire delle verità, inerenti la sua famiglia, sepolte oramai da anni – il valore aggiunto di questo libro sta nella presenza di donne forti che portano avanti le loro vite, in spregio a una mentalità sociale che vedeva la figura femminile in secondo piano per molti, anzi troppi aspetti.
«Avresti dovuto sposare Ted quando ne avevi la possibilità. Stai invecchiando, e non hai prospettive di matrimonio. Quando pensi di avere dei figli?».
Caterina esitò un attimo. «Io ho una figlia».
Ecco, l’aveva detto. Tutto il suo mondo le scivolò sotto i piedi.
Ava inclinò la testa. «Che cosa?».
Le parole schizzarono fuori come una molla. «Ho una bambina, ha un anno e si chiama Marisa».
Caterina osservò le labbra di sua madre che si schiudevano per lo stupore. Il senso di colpa la assalì. Avrebbe dovuto confidarglielo molto tempo prima.
«No, no, no». Macchie rosse comparvero sul petto di Ava e lei si portò una mano al collo.
[…]
Ava le afferrò il braccio. «Me lo devi dire».
Poi la voce le si strozzò in gola, e sua madre emise dei deboli sospiri che Caterina non aveva mai sentito prima. «Non è di Santo, vero?»
«E anche se lo fosse?».
Caterina non riusciva a distogliere lo sguardo, il volto di Ava era immobile nella più tormentata delle espressioni che avesse mai visto.
«Saresti terribilmente… rovinata. Tutti… ma non lui».
Questa è una storia di donne che hanno combattuto gli eventi avversi, uscendone ferite, ma vincenti, ed è anche un romanzo di segreti celati da decenni, capaci, anche a distanza di anni, di ostacolare un amore, di creare delle divisioni e di procurare tanta sofferenza.
Ava singhiozzava sulla spalla di Caterina. «Tempo fa Santo era innamorato di te, ma chérie».
Come poteva la vita essere così crudele? Le venne meno la terra sotto i piedi, come se una voragine si fosse inghiottita la vita che sempre aveva sognato. La nausea l’assalì.”
«Venne a chiedermi la tua mano in matrimonio, ma io lo cacciai via. Non potevate stare insieme. Ho spezzato il cuore di quel povero ragazzo».
“E il mio”. Caterina si morse il labbro inferiore. Come avrebbe fatto a dirlo a Santo?
Ava prese il viso di Caterina tra le mani. «Mi dispiace, ma le cose potevano essere ben peggiori».
Caterina ebbe l’impressione che le conficcassero un coltello nel cuore. All’improvviso comprese perché sua madre le aveva nascosto la verità. Infliggere sofferenza a qualcuno che si ama è infinitamente più doloroso che tenersi il peso delle cose per sé.
Per questo Caterina non avrebbe mai detto ad Ava che la sua bellissima nipote era figlia di Santo.
I personaggi sono tutti ben delineati, anche quelli secondari o quelli che fanno soltanto una fugace apparizione. Ben riuscito, altresì, l’incastro tra il presente della narrazione nel 1956 e i capitoli dedicati al passato di Ava, la madre della protagonista.
La narrazione in terza persona, lungi dall’apparire distaccata, permette un approccio di ampio respiro, facilitando sia il passaggio tra capitoli ambientati in anni/contesti geografici diversi, che l’inserimento di alcune informazioni di supporto, come ad esempio gli accenni (che poi accenni non sono) a tutto il mondo che ruota intorno al vino.
Era un vino fenomenale, un vero e proprio vino di terroir, con un forte senso di appartenenza che rifletteva il terreno, il clima e l’altitudine. Ricordò le sfumature che conteneva, sentori di rovere affumicato, cioccolata, spezie, mora, minerali e materia vulcanica. Ma era abbastanza buono per competere sulla scena mondiale?
Gli unici punti che non ho apprezzato particolarmente sono alcuni momenti della narrazione che ho trovato troppo “velocizzati”, come alcuni passaggi di scena o eventi che, a mio avviso, sono stati poco approfonditi nella loro reale complessità.
Un altro aspetto che non ho gradito appieno riguarda alcuni colpi di scena che, per quanto funzionali alla trama, sono decisamente degni di una soap opera americana: come ad esempio i due coup de théâtre finali, con cui si ricompongono gli eventi narrati per giungere, in modo un po’ troppo artefatto e forse scontato, al classico lieto fine.
Da ultimo, un breve commento in merito alla traduzione e all’editing della versione italiana. Premesso che, quasi certamente, quest’ultimo, dopo la traduzione, non è stato fatto (tanto per dirne una: “gli” al posto di “loro” è ancora un errore nell’italiano scritto), ho riscontrato spesso sbavature e imperfezioni disseminate qua e là nel romanzo. Incuriosita, poi, da una frase senza senso e da un’altra che “zoppicava” parecchio, ho scaricato l’estratto gratuito da Amazon, in lingua originale; confrontando le due versioni, ho trovato degli errori di traduzione, nonché delle aggiunte e delle sottrazioni di termini, senza che ve ne fosse reale necessità.
Fatemelo dire, anzi urlare: NO!
Per carità, lo so: la figura del traduttore è sottopagata, ma quando si sbaglia a tradurre – un errore, quindi, non un refuso! – si sbaglia a tradurre. Né più né meno.
E il lettore non deve assolutamente pagare lo scotto per delle dinamiche editoriali di scarsa qualità.
Fortunatamente, per quello che ho potuto confrontare, le imperfezioni non sono tali da compromettere in toto la lettura, ma sono sufficienti per farmi protestare, anche perché non ho la certezza che non abbiano influito sulla percezione di scarsa fluidità o eccessiva velocità avuta in merito ad alcune scene.
Sicuramente è un libro piacevole per trascorrere qualche ora immersi in una storia dal gusto vintage, rigorosamente a lieto fine, che, pur non avendo delle pretese educative, riesce comunque a veicolare dei messaggi forti.
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