In quinta elementare a ciascuno di noi venne assegnato un amico di penna tra i ragazzini di un’altra scuola. Mi chiamo Misha, e pensando che fossi una femmina, l’altro insegnante mi mise in coppia con una sua allieva, Ryen; la mia maestra, credendo che Ryen fosse un maschio come me, non obiettò. Dal primo momento in cui io e Ryen abbiamo iniziato a scriverci, abbiamo litigato su tutto. E le cose non sono cambiate in questi sette anni. Le sue lettere sono sempre scritte in inchiostro argento su carta nera. A volte ne arriva una alla settimana, altre volte tre nello stesso giorno, ma sento che ormai sono diventate una necessità per me. Lei è l’unica che mi aiuta a tenere la rotta, l’unica che mi accetta per come sono. Abbiamo solo tre regole fra di noi. Niente social media, niente numeri di telefono, niente foto. Fino a quando in rete, sono incappato nella foto di una ragazza di nome Ryen, che ama la pizza di Gallo, e adora suo iPhone. Quante possibile c’erano che fosse lei? Accidenti! Dovevo incontrarla. Certo non potevo immaginare che avrei detestato ciò che stavo per scoprire.
Non sono una lettrice molto esigente; se non ci sono strafalcioni eclatanti, se la trama è avvincente, se il libro mi trasmette un qualche sentimento, positivo o negativo che sia, mi reputo soddisfatta. C’è una sola cosa che ricerco però in ogni libro, una sola cosa: la paura di arrivare alla fine, la paura di arrivare all’ultimo punto perché poi, inesorabilmente, dovrò separarmene.
Questo romanzo l’ho letto a step: fino al 50% la mia lettura è proseguita a singhiozzo, dal 51% al 75% c’è stato uno svolgimento discreto, dal 76% ho iniziato a dire “Ancora? Quanto ci vuole affinché il libro finisca?”.
È un libro senza infamia e senza lode, si lascia leggere insomma. Il punto di forza sono i messaggi positivi per gli adolescenti, ma purtroppo ritengo che la trama sia vista e stravista. Infatti, la storia ruota intorno a un segreto, e quando esso viene alla luce i due protagonisti litigano, si odiano e poi, come in tutte le favole… etc.
A onor del vero, ci sono degli elementi degni di nota: il rimando a Harry Potter, alcune situazioni descritte molto divertenti e anche delle scene hot apprezzabili. Queste ultime, essendo un libro young adult, mi hanno fatto dire: “finalmente qualcuno che lo ammette!”. Ovviamente non posso dirvi a cosa mi sto riferendo, però è una scena davvero gradevole e soprattutto innovativa (sempre considerando la giovane età dei protagonisti).
Entriamo ora nel merito del romanzo.
Due ragazzi, Ryen e Misha, sono costretti dai loro professori della scuola media a iniziare una corrispondenza epistolare. Questa non cessa alla fine dell’anno scolastico, va avanti perché si è instaurato un rapporto di amicizia, di confidenza e di reciproca fiducia. I due ragazzi si raccontano le loro emozioni, le loro speranze e le loro paure, si aprono completamente mentre scrivono e, proprio per non rovinare questo loro splendido rapporto, si impongono la regola di non cercarsi “fisicamente”, nemmeno sui social network.
Gli anni proseguono e le lettere diventano tesori da custodire, fino a quando Misha non interrompe la corrispondenza (scena vista e rivista anche questa). Ryen ha promesso che gli sarebbe stata sempre vicina e continua a scrivergli, fino a quando nella sua scuola non arriva un nuovo ragazzo. Ha un aspetto ribelle, con piercing, tatuaggi e un’aria arrogante, e inizia da subito a prenderla in giro, provocando in lei sensazioni che Ryen credeva di aver dimenticato.
Ebbene sì, perché la nostra cara Ryen è una ragazza superficiale, frequenta i tipi più in voga della scuola, passando sui sentimenti degli altri come un panzer. Il suo unico scopo nella vita è essere al centro dell’attenzione, a qualunque costo, e non importa se i suoi amici sono degli stupidi senza cervello, se prendono in giro un ragazzo per il suo modo di vestire, se bullizzano su Facebook ogni poveretto che non ha il coraggio di ribellarsi. Mi spiace, ma non la giustifico in alcun modo: nessun vissuto, nessuna esperienza passata, nessun avvenimento può darti il diritto di mancare di rispetto alle persone.
Ma chi è quindi la vera Ryen? La ragazza con un animo da angelo conosciuta attraverso le lettere? Oppure il diavolo che non rispetta niente e nessuno?
Ho imparato molto tempo fa che non è necessario rivelare tutto ciò che si cela dentro di noi alle persone che ci stanno attorno. A loro piace giudicare e sono più felice se non hanno occasione di farlo. Alcune cose è meglio che restino nascoste.
Perché mi pongo questa domanda? Perché il nuovo ragazzo, Masen, altri non è che Misha, ma non avendolo mai incontrato, lei non lo riconosce. È attratta fisicamente da questo ragazzaccio, dal suo modo di guardarla, di stuzzicarla, ma allo stesso tempo lo odia profondamente perché non perde occasione di farle fare brutte figure con i suoi compagni.
Misha vede ancora la sua Ryen e se ne innamora sempre di più ma, perdonatemi, lei a mio avviso è una pura costruzione, un artefatto, l’ipocrisia fatta persona. C’è una frase che proprio non ho digerito:
Masen è qui da meno di una settimana e già ha un bel po’ di amici, tutti nel suo stile, tra l’altro: hanno qualche piercing qua, un tatuaggio là, e probabilmente sono già sulla strada della galera.
Ryen si è “rimangiata” molte cose dette, molte azioni poco carine che ha compiuto nella sua giovane età, ma non questa. Non è neanche colpa di Ryen però, qui è proprio la scrittrice a essere incoerente. È un continuo parlare di post su Facebook, tag, video su Youtube con tantissime visualizzazioni, e poi scrivi che i ragazzi con qualche piercing e qualche tatuaggio sono dei futuri delinquenti?!
Il libro originale è uscito il 28 ottobre 2016, non vent’anni fa, e una frase così proprio non l’accetto, mi spiace, ma non l’accetto.
Da ciò che scrivo sembra che il libro non mi sia piaciuto, ma non è esattamente così. Diciamo che non mi ha entusiasmato e che, molto probabilmente, la settimana prossima mi sarò dimenticata tutto. Non è però totalmente da “buttare via”.
In primo luogo mi è piaciuta molto la parte “erotica”, l’ho trovata adatta all’età dei protagonisti. C’è un’attrazione che esplode e che viene accompagnata dalla scoperta e dalla successiva ricerca del piacere, in modo acerbo, ma allo stesso tempo autentico. I baci, le carezze, le “cose zozze” sono pure, rappresentano due giovani i cui ormoni, stando vicini, giocano a Twister (Ve lo ricordate? Quel gioco dove le mani andavano dappertutto?). Si attraggono, si vogliono, stanno insieme senza tanti fronzoli attorno.
Ma, c’è sempre un ma… Quando il segreto verrà svelato, l’amore si trasforma in odio. Ciò che ho apprezzato è che il perdono non arriva subito, ma c’è un momento di riflessione allo scopo di capire i reciproci sbagli, e oramai l’attrazione è diventata qualcosa di più, qualcosa da cui non si può tornare indietro.
Farei qualsiasi cosa pur di non volere te. Darei qualsiasi cosa per non innamorarmi di te. Non chiederei di meglio che guardare una ragazza che non sia tu. Ma, piccola, per me ci sei soltanto tu.
E ancora, collegandoci questa volta a un ambito più vasto:
«Vuoi essere amata senza rischiare di subirne le conseguenze, perciò attiri l’attenzione di cui hai bisogno, ma ti godi il lusso di non assumerti la responsabilità di quelle parole». Inizio a chiudermi nel mio bozzolo. Non mi piace quel che sta dicendo o il fatto che lo stia dicendo, ma non posso negare che abbia ragione. Non voglio sentire le reazioni degli altri alle mie parole perché, se sapessero che SPOILER, reagirebbero in modo diverso. Ma non è esattamente corretto nemmeno lanciare il sasso e poi nascondere la mano. «Solitudine, Vuoto, Menzogna, Vergogna, Paura», mormora, tenendomi stretta. «Hai già capito? Non devi avere paura o sentirti in imbarazzo. Nessuno può essere te meglio di te, sei insostituibile. Magari non tutti se ne renderanno conto, ma l’importante è che te ne renda conto tu».
Non è un libro malvagio alla fine, i buoni propositi, i buoni insegnamenti e i buoni sentimenti lo rendono leggibile. Certo è prolisso, e molto, decisamente simile a Il mio sbaglio più grande (deduco quindi, avendo letto entrambi i libri, che l’autrice non sia poi così originalissima).
Per dovere di cronaca, devo aggiungere un’ultima cosa: la copertina non è il massimo, ma il titolo, il titolo, IL TITOLO è un abominio. Questo libro si chiamava in origine PUNK 57 ed era, anzi è perfetto, perché coglie ciò che la Douglas voleva dire, il messaggio che voleva far passare. Sia il termine Punk, che il numero 57, hanno la loro storia e sono l’essenza stessa del romanzo, rinominandolo, la casa editrice ha snaturato tutti gli avvenimenti.
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