Mia Cantrell è felice di essersi sbarazzata di un marito bugiardo e traditore. Una volta concluse le pratiche del divorzio, Mia riprende in mano le redini della sua vita. Sta imparando a rimettere insieme i cocci e a vivere un giorno per volta, riprendendo il controllo. Peccato che l’universo abbia ancora in serbo alcuni ostacoli per lei. Phoenix Pierce si sta riprendendo dopo la morte di suo padre. Ha un’azienda multimilionaria, possiede una squadra di hockey, e ha una schiera di donne disposte ad andare a letto con lui per una notte di sesso scatenato, ma sembra aver perso interesse per tutto. Finché non incontra Mia. Mentre cerca di conquistarla, però, resta ancora un problema: avere l’altra persona che desidera, l’uomo che ha negato a se stesso per anni. Tarik Marx pensa che nessuno potrà mai riempire il vuoto nella sua vita come ha fatto Phoenix senza saperlo. Finché non incontra Mia. Tarik ha avuto un’infanzia difficile, e non sa cosa significa essere amato davvero. Con questo bagaglio pesante, ora deve cercare di capire come avere entrambi. Sarà possibile ricomporre mille piccoli pezzi? E il legame sarà davvero più forte di prima?
Phoenix è scapolo, ricco, bello ed è diventato il manager dell’industria di famiglia in seguito alla morte improvvisa del padre; per superare il trauma si è lasciato travolgere dalle effimere promesse di alcol e sesso.
Tarik è assistente personale e guardia del corpo di Phoenix; i due si conoscono da anni e nel periodo “buio” hanno instaurato un rapporto di intima amicizia.
Mia Cantrell è una giovane ragazza divorziata che ha iniziato il college (precedentemente abbandonato per sposarsi) e si è lasciata alle spalle un marito fedifrago che l’ha sposata solo per sbandierarla come un trofeo.
Una mattina, Mia esce per andare al college e incontra un bellissimo ragazzo che sta rientrando dopo un allenamento di jogging; poco dopo, in ascensore, si imbatte in un altro ragazzo e, colpita da entrambi, non riesce a decidere chi dei due sia il più affascinante.
Come avrete capito si tratta di Phoenix e Tarik ed entrambi, a loro volta, sono rimasti colpiti da Mia, ma… e già, c’è un ma: Tarik è gay ma non disdegna le donne (diciamo che predilige per un 95% gli uomini e per il 5% le donne), mentre Phoenix è etero (o così sostiene) ma non disdegna ricevere servizietti dagli uomini (diciamo che predilige per un 95% donne e il rimanente 5% gli uomini). Tarik è innamorato di Phoenix, vorrebbe avere una relazione, e pur di stare insieme a lui si accontenta di fare il terzo. Phoenix, invece, non sa cosa vuole: anzi no, lui vuole Mia, ma anche qualcos’altro e guarda Tarik provando emozioni che soffoca perché ne è spaventato. Mia invece è attratta da entrambi perché ognuno di loro la completa: insieme sono una mela perfetta. Una tentata truffa ai danni di Phoenix da parte dell’ex marito di Mia, porterà alla luce la loro relazione a tre.
L’autrice ha costruito una bella storia che tiene incollati alle pagine fino alla fine. Durante tutta la narrazione riusciamo a comprendere i dubbi di Phoenix riguardo a Tarik e alla sua bisessualità, e più ancora come Tarik abbia lavorato, piano piano, per far crollare i muri di Phoenix, aiutato inconsapevolmente da Mia che non ha paura di provare nuove esperienze, di osare, di andare contro le convinzioni radicate dalla società, e quindi di avere un rapporto non convenzionale con due uomini spettacolari.
Sposatasi giovanissima, e già divorziata, Mia ha archiviato il suo passato recente per riprendere gli studi e ricominciare daccapo. Nel palazzo ultra moderno e iper lussuoso in cui si trasferisce conosce il multimilionario Phoenix e il suo amico Tarik, e ne resta attratta. Aguzzate l’immaginazione e capirete il passo successivo.
Fine della storia, andate in pace.
Sono in imbarazzo. Sul serio. Perché la nuova frontiera dell’editoria è spacciare per libri taboo, quindi estremamente erotici e di non facile lettura per tutti i palati, dei romanzi estremamente brutti.
Il rischio di chi recensisce è, quindi, di passare per una triste beghina bigotta che si scandalizza per una tetta, un culo, o una parolaccia di troppo.
Non arrossisco se mi parli come uno scaricatore di porto che, poi, concedetemela, è un’immagine perfida, questa: ho conosciuto un ragazzo che lavorava al porto di Rotterdam ed era un lord britannico rispetto al 90% delle madri italiane quando rimproverano i propri figli. Ovviamente l’affermazione non mi tange: dopo la fase dei “terribili due”, ho fatto l’upgrade e, ora, riuscirei a far apparire educato anche Er Piotta dei tempi d’oro.
Io mi scandalizzo per la bruttezza.
Se qualcuna grida: “È una storia pazzesca!”, alzo le mani: sono d’accordo, perché scrivere “è una boiata” pare brutto.
Mia Cantrell è la prima protagonista a essere così superflua che il romanzo potrebbe procedere senza di lei, con la possibilità di migliorare. Un personaggio talmente privo di spessore per due terzi del libro che, a un tratto, c’è il rischio che si infeltrisca fino a svanire tra le pagine, ma poi – miracolo! – incontra Phoenix che con la sola imposizione dello sguardo la trasforma: non è amore, è ipnosi. Gli ascensori del palazzo, tuttavia, sono affollati (e più caratterizzati dei personaggi secondari): quando vede Tarik prova la stessa… come dire? predisposizione nei suoi confronti; incrocerà anche due aitanti gemelli e, per un attimo, giuro, la piega narrativa mi ha fatto ben sperare in un’orgia: no, non c’è stata e i popcorn li riservo per tempi migliori.
Phoenix è un imprenditore multimilionario, e proprietario dell’immobile, ed è in lutto per la perdita del padre che gli ha lasciato una squadra di hockey a livello agonistico. Seduttore usa e getta, prova una forte attrazione per Tarik, la sua guardia del corpo dagli occhi dorati (dorati, capite? Ode all’ittero!) e un passato traumatico, e con cui una volta si è concesso un ménage.
Chiariamoci: il problema non è la storia taboo, non convenzionale, il poliamore, il triangolo, i rapporti m/m e f+m/m (Beata lei!), ma l’assoluta marginalità della trama e quattro pensierini in croce spacciati per affondo psicologico: sono tutti alpha, anche Mia che non brillava per personalità, ed era ingenua e innocente diventa così esperta che Sasha Grey levati proprio; e per ribadire il concetto di equilibrio si dividerà il “ti amo” del binomio f/m dal “mi possiedi” del m/m: più che una soluzione narrativa mi pare una paraculata, pardon, una perculata ai danni del lettore.
Tutti specializzati con un master di Storia del materasso dal 1400 ai giorni nostri, salvo, poi, fare giochetti erotici degni da estate in colonia anni ‘80. Non la bottiglia, ma “Simon dice”, in versione pseudo-zozza e, qui, vi giuro, è stato l’unico momento esaltante della lettura.
No, non i giochetti resi odiosi da Mia in versione insopportabile maestrina, ma la battuta di Phoenix quando lei gli ricorda che si era dimenticato di chiudere l’ordine con “Simon dice”:
«Vaffanculo a Simon. Ora siamo noi e basta.»
Applausi a scena aperta e standing ovation, mezza stella in più solo per questo, e per avermi dato una scarica di attenzione prima che il mio unico neurone sveglio si trasformasse in una balla di polvere in pieno deserto.
Anche perché come ménage à trois è fallimentare dal momento che Mia, spacciata da collante, è superflua; forse, come romanzo m/m sarebbe stato più convincente poiché tutto l’amore dichiarato tra i tre, io personalmente non l’ho percepito quanto, invece, ho percepito il legame tra Phoenix e Tarik. Non a caso, la scena erotica più bella è proprio quella che si consuma tra loro due, da soli.
Altro punto che mi ha fatto storcere il naso: la dicotomia netta tra buoni e cattivi, dove i buoni sono buoni con l’anima lavata nella varechina, e i cattivi non sono solo cattivi, ma anche gretti, meschini e stupidi. Soprattutto, stupidi.
Ora, vuoi disegnare un personaggio cattivo? Bene, fallo, ma rendimelo credibile: non è che se mi parli di corna e coda devo per forza contestualizzare l’immagine canonica, e grottesca, di un demonio. Voglio vedere un personaggio credibilmente cattivo o crudele o gretto o perfido o bugiardo o tutte le cinquanta sfumature di infamità che vuoi assegnargli; se decidi di calare la carta del traditore, perché è un’etichetta comoda e facile che al 99% delle donne sai che dà fastidio, è prendere una scorciatoia; se poi sul finale fai conoscere la nuova fiamma del cattivo e, ovviamente, la caratterizzi come una mignotta cerebrolesa la scorciatoia si trasforma in una trazzera.
Ed è quello che capita nel romanzo con i personaggi di Damien Landry e Teresa. Ma non possiamo farci nulla: del resto se la trama è paradossalmente così esigua da essere secondaria alla descrizione degli amplessi, cosa andiamo a cercare? Quelle, le scene di sesso. Leggete il romanzo e, poi, ricominciate daccapo: noterete che potreste saltare intere porzioni senza perdere nulla, in pratica come rivedere una puntata di Beautiful dopo un paio di anni e riprendere il filo di tutti gli inciuci.
Amen.
Lo consiglio? Sì, no, boh? Nì.
Nì, perché si legge e perché la scrittura è piana, e non demenziale. Certo che il prezzo pieno non lo merita.
Pigliatelo, se proprio volete, quando la Newton lo cederà a 0,99 centesimi; e leggetelo quando per stress, impegni, mestizia, vorrete impegnare lo 0,001% della vostra attenzione.
Editing a cura di:
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