Nell’Amuleto d’ambra Claire Randall, viaggiatrice nel tempo e nello spazio, aveva incominciato a spiegare una difficile verità alla figlia Brianna: negli anni in cui era ufficialmente data per dispersa, fra il 1945 e il 1946, era in realtà precipitata, attraverso il magico cerchio di pietre di Craigh na Dun, nella Scozia del Settecento, dove si era innamorata follemente del nobile James Fraser. In un susseguirsi di avventure palpitanti, tra campi di battaglia e manieri misteriosi, i due amanti consumano la loro ardente passione, consapevoli che Claire, prima o poi, si sarebbe trovata di fronte a una difficile e dolorosa decisione: seguire il suo uomo perdendosi definitivamente nel passato, o tornare a un presente che ormai non le appartiene più, con la sola speranza di portare con sé una traccia del suo amato…
Sullo sfondo di una Scozia settecentesca magica ed evocativa, Diana Gabaldon ci regala un romanzo intenso e appassionante che offre immagini suggestive di un passato lontano visto attraverso lo sguardo di una donna del ventesimo secolo.
“Era chiamata Broch Tuarach come l’antico cilindro di pietra costruito alcune centinaia di anni prima, che svettava sul fianco della collina dietro il maniero. La gente del luogo chiamava la proprietà ‘Lallybroch’. Da quanto avevo potuto capire, questa parola significava ‘torre pigra’, il che aveva più o meno lo stesso senso di quanto ne avesse applicare il termine ‘Torre orientata a nord’ a una struttura cilindrica.”
Non è facile fare la recensione di un libro della Gabaldon evitando di raccontare troppo. Infatti, essendo i suoi romanzi molto particolareggiati e ricchi di dettagli si ha sempre paura di travalicare quella sottile linea che separa un resoconto da uno spoiler. Bisogna cercare di celare quei passaggi peculiari che possono rovinare la sorpresa per chi si appresta a leggerli.
Bene, questo è uno di quei suoi libri per cui è necessario stare maggiormente attenti a cosa si racconta.
Il libro spazia tra passato e presente, come il precedente e tutti gli altri a venire: parla di Claire che continua a raccontare le esperienze avute nel passato allo storico Roger Wakefield, a cui ha dato l’incombenza di cercare tutte le informazioni possibili su una delle battaglie più sanguinose dell’insurrezione degli scozzesi contro gli inglesi, la Battaglia di Culloden. Battaglia che lei e Jamie tentano in tutti i modi di evitare, visto che lei viene dal futuro e sa come va a finire.
I due protagonisti sono tornati in Scozia a Lallybroch, la tenuta di Jamie, cercando tra intrighi, spie e messaggeri di cambiare l’esito della storia, trovandosi sempre più in situazioni che spaziano dall’esultanza, alla sorpresa, alla frustrazione per l’inevitabile. L’amore, come sempre, la fa da padrone. Nonostante tutte le peripezie, Jamie e Claire si trovano a esserci sempre l’uno per l’altra, con un sentimento che cresce con il passare del tempo.
I passaggi finali del libro sono davvero struggenti e commoventi: anche se tentiamo di evitare di piangere in tutti i modi, non si può non farlo. Jamie dimostra, nei confronti della sua donna, un amore che va oltre ogni regola, e Claire, nonostante la sua testardaggine, non può che soccombere a una delle decisioni più dure della sua vita.
Non lasciatevi spaventare dalla durezza e dalla malinconia che giungeranno inesorabili, ricordate che con la Gabaldon tutto è possibile e tutto è affidato all’elemento sorpresa.
Ho concluso il libro con i fazzoletti in mano, ma anche con una sensazione di speranza che non fa vedere l’ora di proseguire con il successivo.
Consiglio: sono dell’idea che, prima di iniziare a leggerli, conviene averli tutti a portata di mano per evitare di restare con troppe domande a cui rispondere e una curiosità che rischia di travolgere. La bellezza di questa saga, infatti, è che non sai mai cosa aspettarti nel prossimo libro.
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