♦ Traduzione a cura di Mariangela Noto
Triskell Edizioni, acquistabile qui ♦
Tutto è lecito in amore e in guerra.
C’è del marcio nell’Indiana. Quando il truffatore Henry Page decide di investigare personalmente sulla morte di un anziano paziente in una casa di cura, lo fa in perfetto stile shakespeariano: travestito da donna.
L’agente dell’FBI Ryan “Mac” McGuinness ha ben più di cui preoccuparsi che non l’ultima folle idea di Henry: qualcuno sta cercando di mandargli un messaggio, sotto forma di cadavere con due pallottole in corpo. Mac deve riuscire a capire chi lo vuole incastrare prima che venga sbattuto in galera e, di certo, non ha tempo per le bravate di Henry. Inoltre, forse riuscirebbe a concentrarsi meglio se Henry non fosse così dannatamente deconcentrante con vestitino corto e parrucca.
Ma quando Mac scopre che Henry gli ha tenuto nascosto un segreto che lega i due casi, deve trovare il modo di restare dalla parte della legge mentre potrebbe essersi innamorato dell’uomo sbagliato.
«Ti fidi di me?» Mac gli sollevò il mento.
Più di quanto mi fiderò mai di qualcuno.
Ritroviamo Henry e Mac esattamente dove li abbiamo lasciati: il giovane che corre in aiuto della sorella e l’agente che resta solo, chiedendosi cosa sia accaduto e se lo rivedrà mai. Molti dei segreti di Henry ci vengono svelati grazie all’incontro con Viola, iniziamo a capire cosa lo abbia reso un truffatore bugiardo ma in fondo onesto e, se già prima ci eravamo affezionati al personaggio, adesso arriviamo a commuoverci per la sofferenza e il senso di colpa che cela dietro alle sue innumerevoli maschere. Personaggio costruito con estrema cura, Henry non è mai ciò che appare, persino i suoi pensieri a volte non sono altro che le bugie che racconta a se stesso per trovare la forza di andare avanti.
«Mac & Cheese.» Mac scrollò il capo. «Sei un idiota.»
«Sono un genio,» lo corresse Henry.
Il sorriso di Mac scomparve. «Perché sceglieresti il nome Henry? Perché non Sebastian?» Henry gli strinse la mano con più forza. «Non insistere. Dai, ti stavo raccontando della mia splendida idea e ora tu stai rovinando tutto.»
«Be’,» disse Mac, «come può un personaggio spiritoso e saputello come Cheese non avere un segreto triste?» Il tono era volutamente leggero.
«Già,» rispose Henry a bassa voce. «Ma sai cos’è, Mac? Chiunque nella mia vita mi abbia mai chiamato Sebastian prima o poi mi ha fottuto in qualche modo. Tranne Viola, lei non mi ha mai fottuto. Sono io che ho fottuto lei.»
«Che è successo?»
Henry si girò verso di lui, avvicinandosi. Liberò la mano dalla sua stretta solo per sollevarla e posargliela sul collo. Sentiva il suo alito caldo sull’orecchio. «Non chiedermelo. Non costringermi a mentirti.»
Mac gli posò le mani sui fianchi. «Sino a ora, mi hai sempre mentito.»
«Non sulle cose importanti.» Henry si tirò indietro per un istante e poi premette le labbra sulle sue. Il bacio fu leggero e fugace. «Mi piaci e io ti piaccio. Non rovinare tutto cercando di conoscermi.»
Mentre Henry indaga sotto mentite spoglie, Mac è sempre più nei guai al lavoro, dove qualcuno sembra aver ordito un piano complesso per rovinargli la carriera e cercare di farlo finire in prigione. Nonostante questo, l’agente non può negare il proprio aiuto al giovane di cui forse si è innamorato, e non solo perché vederlo vestito da donna gioca con la sua libido in modo pericoloso. Mac sta capendo lentamente chi sia Sebastian, il cuore vulnerabile intorno al quale è stata costruita una fortezza di nome Henry.
Era da solo, di nuovo, una sensazione che conosceva bene. Ti svegli in albergo, o nella stanza degli ospiti di qualche ricca vecchietta, o in un ospedale, o nel letto di qualcuno. Ti svegli e, sebbene tu sappia che la vita può essere bella e tu abbia intenzione di continuare a giocare quanto più a lungo possibile, resti deluso per un istante nell’apprendere che esisti ancora. E che sei ancora solo. Non importa chi c’è accanto a te o chi ti chiama per colazione o ti controlla il battito… sei sempre fottutamente solo.
In questo secondo volume della serie, la coppia di autrici continua a tessere nella vicenda riferimenti alle opere di Shakespeare, inserendoli con maestria in modo che non appesantiscano la narrazione ma la arricchiscano con tocchi eleganti e spesso malinconici, legati al passato di Henry.
Aveva sempre amato quel lato delle commedie. La certezza – la promessa – che per quanto folle, ingarbugliata e confusa fosse stata la storia, la scena finale avrebbe ripristinato l’ordine. Che, alla calata del sipario, tutto era finito e i personaggi sarebbero rimasti cristallizzati lì, per sempre. Niente più bugie, né confusione, né complotti o piani segreti. Ma forse quello funzionava solo nelle tragedie. Forse l’unico vero finale era la morte.
Nella vita reale i sognatori si svegliavano.
Salvataggi rocamboleschi e travestimenti, un ritmo che si mantiene incalzante anche nei momenti più intimi, senza tuttavia diventare mai affrettato: un secondo volume che mantiene le promesse del primo e offre molto di più, svelando misteri e ponendo nuove domande. Henry e Mac si avvicinano a dispetto di tutte le difficoltà e dell’appartenenza a mondi in contrasto, capiscono di dover sfidare la sorte e fidarsi l’uno dell’altro, divertono per l’assurdità di alcune situazioni ed emozionano per la dolcezza di altre. Non resta che attendere il terzo e ultimo volume della loro storia, seguendoli nella loro fuga perenne.
Se amava qualcuno avrebbe dovuto farlo e basta. Com’era possibile che un tizio che si era preso una pallottola in servizio diventasse tanto cauto quando si trattava di qualcosa di così semplice? Un sentimento. Il sentimento. Una parola. E avrebbe affrontato mille boss mafiosi armati piuttosto che sedersi e domandarsi il significato di quell’unica parola.
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