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Per salvare la vita del suo migliore amico, la sentinella wyr Rune Ainissesthai ha fatto un patto con Carling, la regina dei vampiri, senza sapere quello che lei gli avrebbe chiesto in cambio. Quando giunge il giorno di saldare il proprio debito, scopre che la vita della donna è in grave pericolo. Da tempo i poteri di Carling sono diventati imprevedibili. I suoi sudditi sono fuggiti in preda al terrore e lei è rimasta sola con la sua assistente, Rhoswen, ritirata su un’isola deserta. Ma Rune non può abbandonarla: la vampira sta morendo, colpita da un terribile morbo conosciuto come il bacio del serpente, e l’attrazione che prova per lei lo costringe a cercare in ogni modo una cura per la malattia che la sta consumando. Insieme al desiderio, però, cresce anche l’instabilità di Carling, ormai sfuggente a ogni controllo. Qualsiasi possibilità di salvezza sembra farsi più remota, il confine tra bene e male sempre meno marcato, e la sentinella e la regina dovranno fare affidamento l’uno sull’altra, se vogliono sperare di sopravvivere al bacio del serpente…
La sentinella Rune, antichissimo wyr grifone, deve mantenere la parola data a Carling. Quando si presenta al suo cospetto, si aspetta di trovarsi davanti a una donna dura, sottile e probabilmente anche crudele: invece quello che vede è una vampira cupa, malinconica e rassegnata, in nessun modo intenzionata a intrappolarlo in un servizio a lungo termine.
Carling infatti sta morendo, la sua lunghissima esistenza da vampira sta per concludersi e la donna ha rinunciato a lottare.
Ciò che entrambi non si aspettano è l’attrazione immediata che provano l’uno per l’altra.
Ancor più intensa della bellezza fisica, comunque, era la forza eterea che, come un pugno, si irradiava attorno a lui. Anche se era a riposo, emanava una vitalità feroce, energia e potere, in una corona fatta d’onde invisibili alla maggior parte delle persone, ma che lei riusciva a percepire intorno a lui come ondate di calore che si alzavano da un’autostrada sotto il sole del deserto. Tutti i wyr immortali che erano nati quando la Terra si era formata avevano la stessa forza vitale primitiva. Portavano dentro di sé la scintilla del fuoco della creazione.
Rune non è intenzionato a lasciare morire Carling senza lottare e la sua decisione riesce a far risvegliare nella vampira un pizzico di voglia di combattere e di capire davvero cosa sono quei fenomeni di potere che la soverchiano sempre più spesso e che aprono una finestra sul suo passato.
Da qui il libro desta due sensazioni nettamente contrastanti: superato il momento di fastidio per l’instant love tra i personaggi (prevedibile, ma gestito forse in modo affrettato) ci si immerge in una ricerca mistica che ho trovato intelligente e stuzzicante. Mostra la complessità con cui il mondo della Harrison è costruito, spiega la natura dei vampiri, ci immerge in un universo in cui niente sembra lasciato al caso.
Ma…
C’è un ma grande come una casa: il libro è lento e a tratti pedante. I vampiri alla fine mi sono sembrati troppo responsabili e corretti (sono creature della notte, che cavolo, sono predatori!) integrati nei sovrannaturali senza che si percepisca che il loro comportamento sia dovuto alla minaccia dei wyr o di altre ritorsioni.
E i personaggi… Carling e Rune hanno un potenziale enorme che viene lasciato quasi del tutto inespresso.
Carling cupa e malinconica sembra a tratti una ragazzina piagnucolona: ha rinunciato a sperare, e si crogiola troppo nell’autocommiserazione, oppure ci fa da maestrina a spiegarci quanto in fondo i vampiri sono bravini.
Rune, irruento, potente, generoso, praticamente ci mostra solo il lato geloso e sembra comunicare esclusivamente a ringhi e ruggiti.
In entrambi manca del tutto quell’ironia che avevano caratterizzato le coppie precedenti, (Pia / Dragos e Niniane / Tiago) e i loro pregi, la loro pericolosità, o la saggezza che dovrebbero traspirare, li leggiamo nei pensieri che hanno l’uno per l’altra ma non li tocchiamo quasi mai con mano.
La sua carne si scaldò fra la bocca e le mani di Rune, e lei respirò ancora. Era la terza volta che lo faceva, da quando si erano incontrati quel giorno. E ogni respiro rivelatore faceva crescere in Rune la voglia di ruggire trionfante. Ebbe l’ardire di prendere il suo succulento e turgido labbro inferiore fra i denti, e di succhiarlo, anche se delicatamente. Le labbra di Carling tremarono e si aprirono. Il grifone dentro di lui ruggì.
Per tutta la parte centrale del libro, nonostante la scrittura splendida dall’autrice e l’idea di fondo molto buona, si va avanti a fatica, sorretti solo dalla curiosità di capire cosa stia accadendo a Carling e come mai Rune sembri coinvolto negli avvenimenti.
Il libro è punteggiato di scene bellissime tra i personaggi, nel perfetto stile a cui siamo abituati, ma non basta a ridurre la noia di questa parte.
Quel gesto era così simile a quello della seria e innocente piccola Khepri che, senza alcun preavviso, Rune perse di nuovo la testa per lei. Vide la bambina che era stata, questa giovane e fiera bellezza, e la donna straordinaria che sarebbe diventata, e sentì di amarle tutte, tutte le Carling del passato, del presente e del futuro. Vide il suo acume, le sue fragilità, la sua forza, e con l’anima abbracciò tutto di lei. Quel sentimento era una spada che affondava in profondità, che trafiggeva il suo corpo come niente prima. Si sentiva come se stesse cadendo da moltissimo tempo e ogni volta si accorgeva di essere caduto un po’ più in basso, un po’ più lontano. Non aveva mai pensato che innamorarsi potesse essere così assoluto e inevitabile.
Poi finalmente il libro prende il volo e nell’ultimo quarto si velocizza, diventa trascinante e emozionate. Finalmente emergono i personaggi come sono, la loro forza e, perché no, l’amore e la passione che provano e insieme volano verso un finale che non delude e risolve con intelligenza la situazione.
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