I Racconti di VarnaSaena.
Raccolta di novelle che segue la serie “La Guerra dell’Alba e del Tramonto”.
Acquistabile qui.
La Guerra dell’Alba e del Tramonto è ormai conclusa, Swaen ed Eliyon tornano a Salabruna per occuparsi del Regno.
Nys’Alysar e Falkan intraprendono un viaggio attraverso i Reami.
Maytah, Gòmàteo, Talhaner e Antes riprendono in mano le loro vite tra Feudi da gestire, situazioni insolute da risolvere, inaspettati legami e promesse da mantenere.
Inoltre un assassino scopre cosa vuol dire amare, uno schiavo ritrova la libertà, un ragazzo sfortunato vede il cielo per la prima volta, e una divinità torna a mostrarsi dopo Ere.
Benvenuti in questo nuovo viaggio nelle terre di VarnaSaena.
Quanto imprevedibili potevano essere le trame del destino: antinomie inaspettate, trasformate in nuovi, straordinari tasselli di normalità.
È con una sensazione dolce amara che mi sono avvicinata a questa lettura. Dolce perché sapevo che le autrici mi avrebbero portato di nuovo nella magia di un mondo che ho imparato ad apprezzare e amare, amaro perché sapevo che ormai avrei potuto ritrovare i personaggi che tanto ho amato nei precedenti libri solo attraverso questi racconti. Perché appunto di racconti si tratta, di finestre aperte su sprazzi di vita di personaggi che già conosciamo, oppure che impariamo ad amare qui e che subito ci spingono a sperare di poterne avere ancora di più.
C’è l’evolversi del rapporto tra Safir e Talhaner, che se anche apparentemente sembrerebbe ricalcare le orme di Nys e Falkan, dall’altra ci mostra un rapporto diverso ma non meno intenso.
«E se non volessi essere vostro amico?» Parole dure, più di quello che avrebbe voluto. «Credevo che lo fossimo già.» C’era smarrimento nella voce lietamente calma del sacerdote. La ferita al braccio cominciò a fargli male più del sopportabile quando la manica con la pesante stoffa di lana imbottita vi strusciò sopra, l’effetto dell’unguento si stava già esaurendo? Safir emise un b asso sibilo scontento. Era così che la Guida di AvarNarth aveva interpretato la sua presenza? Da quel lontano giorno in cui l’aveva condotto portandolo tra le braccia tra le linee degli allaryani gli era stato pressoché sempre vicino. Giorni di guerra, giorni turbolenti come non mai, di cambiamenti così drastici da avergli tolto il sonno e l’appetito. Eppure non poteva dimenticare il coraggio di quel giovane Sangue Puro, la forza d’animo e il senso di responsabilità che lo avevano sospinto e fatto rimanere vigile anche dopo essere stato gravemente ferito. Safir ne era rimasto da subito così colpito che, una volta soli nella tenda preposta alla Guida, ormai non più a rischio di essere aggrediti in quanto nemici, aveva continuato a tenergli la mano, persino quando Talhaner aveva infine ceduto al dolore e alla stanchezza, perdendo conoscenza . Tutto era partito da lì. E mentre il mondo sembrava come impazzire, nel caos della battaglia, nel momento stesso in cui un Re moriva trafitto da una divinità e il cielo piangeva copiose lacrime ghiacciate fuori stagione, lui aveva cominciato a pensare a quanto gradevoli fossero quei lineamenti delicati, sotto una pelle chiara come l’opale, curiosamente non gli era dispiaciuta nemmeno la trasandata barbetta bionda di pochi gi orni sulla mascella spigolosa, i lividi viola attorno agli occhi chiusi, i capelli sottili come fili di seta, disordinati sul cuscino, chiari come Teris in un giorno di gelo. Non era più riuscito a staccarsi da lui. Aveva trovato mille scuse per stargli accanto all’inizio, una volta che anche quelle avevano perso il loro senso, era rimasta solo la scioccante consapevolezza di provare un inspiegabile trasporto. Nys’Alysar glielo aveva fatto notare con una sorta di gongolante soddisfazione nella voce. Safir era stato tentato i n più di un’occasione di strangolare il fratello, ma si era dovuto arrendere al fatto che aveva ragione.
C’è il futuro di Antes senza Swaen, con l’aculeo di NuarPamah che tornato alle origini per mantenere la promessa fatta a Nyss si trova costretto a confrontarsi col proprio passato, un passato dai vividi occhi smeraldo che porta il nome di Belward, per scoprire che forse i sentimenti provati non sono mai scomparsi e possono tornare prepotentemente e convivere con sentimenti nuovi che si trasformano ma non scompariranno mai.
In passato aveva amato Bel con uno spirito del tutto diverso, quasi inconsapevole, dandolo p er lo più per scontato, con l’aggiunta del tenue brivido della trasgressione. Amarsi laddove non si poteva amare, col cuore, con la mente e, soprattutto, col corpo. Ora era diverso, ciò che c’era stato assumeva un valore molto più grande. L’aveva perso e p oi ritrovato. Era lì, al suo fianco, nonostante il dolore che gli aveva causato. Tutto quello lo portò inevitabilmente a Swaen. L’esile consigliere del sovrano di Allarya, con il suo malinconico sguardo d’argento e la ferrea determinazione. Era stato la su a ombra per Decadi, il confidente a volte, lo scudo, il muto testimone di tanta dedizione e di un così irremovibile amore. Swaen che aveva occhi solo per il suo r e. Swaen che gli aveva dedicato preziosi, quanto rari, sorrisi. Le sue labbra fredde e le lacrime brucianti. Swaen che aveva tremato e supplicato stretto a lui. Swaen, il suo dolore, la sua perdita, il suo cuore a brandelli. Se ci pensava gli si stringeva ancora la gola in un nodo tanto doloroso da fargli venir meno il respiro. Inutile mentire, se Eliyon non fosse tornato dall’abisso della morte, Antes forse non avrebbe mai fatto ritorno a Pietrasacra, da Belward. Un peso al petto. Forse senso di colpa o forse semplicemente quell’amore diviso che gli colmava l’animo. «Bel?» Il più giovane si voltò, una goccia di sudore gli scivolò sulla guancia tracciando una riga lucida vicino alla bocca. Un bacio. Un po’ come una promessa silenziosa. Antes socchiuse gli oc chi e Belward li sgranò. Troppa gente presente nelle Officine, ma che importava? «Non voglio mai più dirti addio,» sussurrò su quelle labbra salate. Bel deglutì, annuì, sorrise.
C’è Gomateo e l’amore fedele che lo aspetta a casa per rendere definitiva e ufficiale la loro unione.
Il signore di Lagoprofondo poggiò un dito sulle belle labbra pronunciate. «Mi dispiace di averti lasciato qui mentre io me ne andavo a combattere una guerra contro mostri e Dei, mi rendo conto di averti fatto una richiesta estremamente egoista, ma tu sei la persona di cui più mi fido, sapevo che avrei lasciato Torre del cielo nelle mani migliori. Ora sono qui e non vado più da nessuna parte.» «Se dovessi andare…» Il giovane gli baciò le dita, socchiudendo gli oc chi. «…mi porteresti con te, stavolta?» «Sempre al mio fianco.» Gòma pronunciò quella frase con una fitta all’altezza del cuore. «Era il mio giuramento» disse Phaios. La mano dell’uomo scivolò lungo la mascella e si infilò tra i corti ciuffi alla nuca. «Lo sei stato, anche se mi trovavo a Endarya e tu qui, con foreste e monti a dividerci. Sempre al mio fianco, sempre nel mio cuore e nei miei pensieri . Fin dalla prima volta in cui ti vidi.» Phaios si rimise in piedi e si inginocchiò davanti a lui e iniziando a togliergli gli stivali da viaggio. «La prima volta, già. Credevo che mi avresti fatto giustiziare.» Gòmàteo sbuffò. «Non era un bel periodo per me. E tu sei capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.» L’altro sorrise. «Non direi proprio, ti ho salvato la vita.»
C’è un flashback che svela come un piccolo sotterfugio del passato possa forse nascondere una possibilità di felicità per il futuro di Maytah.
Si fermò davanti a lei, piazzando la lancia a terra, le gambe lievemente divaricate come chi non è intenzionato a spostarsi. La scrutò da capo a piedi, sfacciatamente, poi sollevò un sopraccigli o. «Non ti ricordi di me?» Maytah aprì la bocca, inizialmente per protestare, ma le parole le morirono sulle labbra quando un ricordo si riaffacciò brusco alla sua memoria. Un bacio, impetuoso, disperato, eppure dolce e sensuale. «Tu sei…» balbettò. «Già,» disse il soldato. «E tu invece non sei Maya.» La donna si passò le mani sul viso, scosse il capo e infine ridacchiò. «Accidenti, mi dispiace davvero, non era mia intenzione ingannarti… cioè, era mia intenzione ma, vedi, era un periodo complicato, davvero molto complicato!» Credeva che l’uomo, quel giovane soldato che aveva baciato per permettere a Nys’Alysar di svignarsela, se ne fosse andato insieme al grosso dell’esercito di re Eliyon e invece ecco che se lo ritrovava davanti, lui e le sue morbide e invi tanti labbra.
Ci sono Aratain, assassino al servizio delle Falci del dio AnevOrh, e Iryv, il suo ultimo incarico, personaggi nuovi ma intriganti, col loro amore nato dall’incontro di due mondi distorti e anomali che inaspettatamente sembrano incastrarsi alla perfezione e forse rappresentare una speranza di salvezza per entrambi.
Iryv sollevò il capo, lo guardò. Labbra dischiuse, sembrò quasi non credere a quello che stava vedendo. «Ma … molto bello!» Sei davvero Aratain fece un piccolo sorriso. «Credevi che fossi brutto?» «No» replicò l’altro, intimidito. «Credevo fossi spaventoso, non so, sfregiato, orbo o senza le labbra.» «Sono stato uno schiavo, un animale da combattimento, infine sono di ventato un assassino. Anche se il mio aspetto è bello, la mia anima è spaventosa. Quindi, Iryv, è quella che tu devi vedere.» Si chinò, poggiando un ginocchio a terra, per essere in linea con il volto del ragazzo. «Guardami di nuovo.» Gli occhi castani bri llavano molto, ancora più grandi se visti da così vicino, su quel volto non poi così adulto. «La tua anima non è spaventosa, è solo piena di cicatrici che nessuno ha mai voluto curare.» Aratain annuì. «Tu sei ossuto, debole e menomato, eppure la tua anima è bella, incredibilmente bella! E io ti vedo. Ora ti vedo davvero!» Il giovane sollevò un a mano e col dorso si asciugò le gote. «Non vuoi più uccidermi. Ma così facendo non raggiungerai il tuo scopo e io sono davvero stanco di vivere in questo stato.» L’uomo gli porse la sua maschera. Oro e argento, scintillava tra le mani pallide, le dita sfiorarono le asettiche fattezze. Ormai la vittima non aveva più parole e nemmeno l’assassino intendeva continuare a parlare. La decisione era presa, giusta o sbagliata che fosse. Che portasse a nuovo dolore o fosse la strada per una salvezza diversa.
C’è un racconto che, come una piccola perla, ci regala la magia della storia del risveglio di un Dio sopito e della rinascita del suo culto da tempo scomparso.
Rimase aggrappato al forte braccio, incerto sulle gambe, l’ombra dolce dell’orgasmo che ancora vibrava in lui. Guardò quei magnifici tentacoli dorati e desiderò che lo avvolgessero di nuovo, così, impudente, si appoggiò al petto di ArkMorwah, tenendosi stretto a lui. «Che ne sarà di me? Non posso vivere nelle acque del mare con voi, eppure non posso vivere lontano da esse, lontano da voi. Ora lo so.» . Non sarà necessario, hai il mio marchio, e ogni volta che canterai, io verrò «Il vostro marchio?» domandò perplesso, alzando gli occhi. Il Dio sorrise, mostrando apertamente una terrificante doppia fila di denti aguzzi e indicò verso il basso. Nereeh si guardò, confuso, e si rese conto di avere marchiati sulla pelle piccoli cerchietti rosati, di varie dimensioni, sulle braccia, sul busto, sull’addome, sulle cosce. «Oh,» riuscì solamente a dire. Il segno dei tentacoli. Ti insegnerò a comprendere il linguaggio delle acque, a sfruttare la loro potenza, a nutrirti della l oro energia. Il caldo e il gelo non avranno più significato per te; La tua vita diverrà molto più lunga di quella di un comune Sangue Puro e potrai addomesticare il fulmine e domare la tempesta. Dopo infiniti Cicli, sarai la prima Perla a camminare di nuovo su queste terre. Si premette le mani sulla bocca, incredulo. Lui era solo uno schiavo, quanto meno lo era stato. Aveva valore solo per il suo bell’aspetto e per il desiderio che generava. Lo avevano destinato a vittima sacrificale per la Dea SohNyssah, e ora? Il primo sacerdote di ArkMorwah, con un potere che non riusciva neanche a immaginare.
E poi ovviamente ritroviamo Nys e Falkan, che fanno come da filo conduttore per la maggior parte dei racconti, anche se non vi appaiono o vi appaiono fugacemente, mostrandoci come ormai la loro unione sia solida e il loro amore totale.
In conclusione un libro che non può non essere letto se si ha amato la saga della Guerra dell’Alba e del Tramonto, ma che potrebbe anche rappresentare un buon modo per approcciarsi al mondo di VarnaSeana prima di affrontare la storia raccontata nei precedenti romanzi (ovviamente se non si ha paura degli spoiler).
L’esito era abbastanza scontato, ma da quanto ne sapeva non era escluso che quel maledetto fanatico con la maschera non avrebbe affettati un po’, prima di crepare. Poi il ragazzino lasciò cadere il pugnale e sollevò le mani in segno di resa. «Fermi, vi prego, voi siete…» Incerto, intimorito, speranzoso, si umettò le labbra e continuò, con voce più bassa, quasi timida. «Siete gli eroi della Guerra dell’Alba e del Tramonto, vero? Ho sentito parlare di voi in molte città, il figlio di SohNyssah e il Terzo Sangue di AvarNarth che hanno aiutato re Eliyon a sconfiggere la Dea della Furia.» Solo a quel punto la Falce abbassò i suoi fendianima e si permise di portare una mano sull’arpione da cui stava sgocciolando parecchio sangue, strattonandolo via. «Sì, esatto, siamo proprio noi e mi dispiace di averti spaventato ragazzo, volevo semplicemente farmi un bagno anch’io,» disse Nys, non fidandosi ancora del tutto ad avvicinarsi. «Nys, le Falci sono assassini senza cuore, lo sai, vero?» Falkan ancora battagliero. «Beh, quello un cuore ce l’ha.» Il figlio di So insistette Nyssah sorrise lievemente quando il giovane si protese a sostene re il suo compagno e lo costrinse a sedersi a terra, con aria molto apprensiva, premendo una mano sopra quella insanguinata dell’altro che tamponava la ferita. «È quel grazioso ragazzino al suo fianco, non lo vedi?»
Qui le recensioni dei romanzi della serie.
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