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L’agente speciale dell’FBI Rain Christiansen era il golden boy dell’agenzia, ma gli è bastato un momento di debolezza, una piccola, minuscola, infinitesimale apparizione paranormale per diventare, all’improvviso, l’imbarazzo del Bureau. Da agente speciale ad agente spettrale. Il suo capo gli dà un’ultima occasione per redimersi: deve andare a Brickell Bay, fare il bravo con il dipartimento di polizia locale, e lasciarsi alle spalle gli avvistamenti di fantasmi. Rain è determinato a fare proprio quello, costi quel che costi.
Il detective Daniel McKenna si occupa dei *cold case*, i casi irrisolti, ma la sua ultima indagine si è arenata. Sono passati cinque anni da quando la studentessa delle superiori Amy Greene è scomparsa dopo essersi allontanata dal suo posto di lavoro part-time, e da allora nessuno l’ha più vista. Daniel è contento di ricevere finalmente l’aiuto che aveva richiesto all’FBI, anche se l’agente incaricato è proprio il suo ex.
Rain non può negarlo: si sta innamorando di nuovo di Danny, ammesso che abbia mai smesso di amarlo, e questo genera una tensione che rende difficile risolvere il caso. I fantasmi che lo perseguitano dietro ogni angolo e un’indagine che non rivela piste contribuiscono alla frustrazione, al punto che Rain comincia a chiedersi se le seconde opportunità e il lieto fine non siano solo favole.
Avete presente quei romanzi che sembrano essere stati scritti apposta per voi? “Firmato: il tuo agente spettrale” per me è proprio questo.
L’agente speciale Rainstorm Christiansen (già, si chiama proprio Temporale, e gli è andata bene che non gli sia stato affibbiato Moonbeam – Raggio di Luna – di secondo nome) ha un piccolo, piccolissimo problema: vede le persone morte. Tante persone morte che gli danno il tormento perché porti messaggi a destra e a manca, a parenti che ancora cercano persone scomparse e che non si arrendono. Capita quindi che, dopo aver fatto conoscenza con il fucile di un padre leggermente contrariato, sia richiamato all’ordine dal suo superiore dell’FBI e rispedito a casa per “rimettersi in sesto”. Rain se n’è andato da Brickell Bay cinque anni prima, convinto di essere tanto fuori di testa da lasciare famiglia e fidanzato e ricostruirsi una vita lontano da tutto e da tutti. Ma non dai fantasmi…
Mentre l’aeroplano atterrava a Brickell Bay, restai a fissare cupamente fuori dall’oblò. La pista del piccolo aeroporto sfavillava di luci e sembrava quasi natalizia nell’oscurità che scendeva. Le quattro ore che avevo trascorso ad ascoltare un fantasma raccontarmi con dovizia di particolari dell’attacco di cuore che lo aveva stroncato in volo erano quattro ore di troppo. Sfortunatamente, avevo lasciato le mie pillole magiche nel bagaglio che era andato in stiva.
In realtà, quella era una bugia. Non le avevo dimenticate là dentro. Le avevo impacchettate di proposito, determinato ad affrontare quel semplice volo di quattro ore senza assumere medicinali. Cosa avevo concluso dall’esperimento? Che mi sbagliavo, che ero un pazzoide conclamato e che avevo bisogno delle medicine.
Fare ritorno lì, in appoggio alla polizia locale per un caso di scomparsa che risale a qualche tempo prima, presenta alcune difficoltà: non solo la famiglia molto New Age di Rain non vede l’ora di ghermirlo con i suoi tentacoli olistici – brrr, se solo sapessero del suo dono…! -, ma deve anche lavorare con il suo ex – e ancora molto, ma proprio tanto sexy – fidanzato. La cosa si presenta piuttosto difficile, dal momento che Rain non ha mai smesso di provare qualcosa per Danny McKenna, irlandese tutto d’un pezzo e dalla mente pragmatica e razionale.
Mi strofinai le nocche sugli occhi. Ero troppo stanco per analizzare filosoficamente quelle stronzate. Non cominciare a desiderarlo, ammonii il mio uccello. Non ricominciare ad amarlo, mi ammonì lui di rimando. Quando alzai gli occhi, Danny mi guardava strano, con le sopracciglia sollevate. “Stai bene?”
“A posto.” Stavo solo cercando di chiarire alcuni dettagli con le mie parti del corpo, tutto qui. A quanto pareva, non ci piacevano spalle larghe, folti capelli neri e profondi occhi azzurri. O una forte mascella squadrata sempre ombreggiata di barba. Eh sì. Non era proprio il nostro genere. “Pensavo solo alla cena.”
Quando però Rain, grazie alle sue capacità, fa progredire l’indagine a pista fredda sulla scomparsa di Amy, qualcosa comincia ad incrinarsi nella corazza di Danny. Potrebbe essere un bene… o forse no?
“Allora cerchiamo di chiarirci. Vedi i fantasmi, parli ai fantasmi, ma non sai come funziona o perché li puoi vedere. Ho capito a grandi linee?”
Sì, a grandi linee. Mi morsi il labbro. “Be’, non ho detto che era una cosa piacevole. È morta. L’ho vista con i miei occhi. Le ho parlato.”
“Dio.” Chiuse per un istante gli occhi. “No, non voglio parlarne.”
“Be’, mi spiace. Non è stata una passeggiata nemmeno per me.”
“È per questo che te ne sei andato? Per questo prendi quelle pillole?”
“Prendo le pillole perché pensavo che non fossero reali. Mi aiutavano a restare calmo. A tenerli a bada. Ma sì, me ne sono andato per questo.”
Danny sembrava aver ricevuto un pugno in faccia. Con un tirapugni. “Quasi mi mancano i tempi quando pensavo che fossi solo uno stronzo egoista con il terrore di impegnarsi in una relazione.”
La cosa che più amo di questo romanzo è l’ironia con cui è stato scritto. Rain è un personaggio fantastico, fuori dagli schemi pur desiderando ardentemente di non esserlo. D’altra parte, essere nato e cresciuto in una famiglia di hippie l’ha abituato alle stramberie più strambe, ma il fatto di vedere spiriti scocciati e insistenti lo porta a pensare di essere sull’orlo della pazzia. Per fortuna ci pensa Sky, la sorella saggia, eclettica e molto vegana, a spiegargli come stanno le cose. Più o meno.
Danny, dal canto suo, è una meraviglia granitica che fa davvero fatica ad accettare che la sua macchina sia infestata dal fantasma del nonno. D’altra parte, non è mica semplice accettare che dove c’è un medium gli spettri fanno a gara per parlargli, anche se si tratta di casa tua.
I due, insieme, sono tremendamente sexy. Robe che gli occhi a cuoricino ci scappano più spesso del dovuto.
E poi ci sono loro: i fantasmi. Ognuno con la propria storia da raccontare, ognuno con il proprio fardello di dolore e di rimpianti, spiriti che chiedono di essere ascoltati e guidati da qualcuno che è – per usare un eufemismo – reticente a farlo, ma che non riesce ad esimersi dal proprio compito.
Tra una corsa in mezzo alle paludi e una sala di pittura con soggetti…ehm…particolari, l’intera trama si snoda veloce e avvincente, con un finale che fa sperare di poter leggere altre avventure dell’agente speciale Christiansen e del detective Mckenna.
Sicuramente uno dei libri più belli che ho letto quest’anno, consigliatissimo!
E ti prego, Mrs. Harmon… Scrivi ancora di Mr. Temporale e Mr. Sopracciglio-con-la-sexy-barretta-di-metallo!
Recensione a cura di:
Editing:
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