Ero spietato.
Ero temuto.
Avevo sacrificato me stesso.
Lei.
Ogni cosa…
Vivere in un mondo in cui valgo più da morto che da vivo è stata una mia scelta. Sono un uomo terribile, e non ho mai aspirato a essere nulla di diverso. Ho fatto cose di cui non sono fiero. Ho visto cose che non dovrebbero essere viste. Ho causato dolore a cui non posso rimediare.
È sempre stata una mia scelta.
Ogni decisione.
Ogni ordine.
Che fosse giusto o sbagliato, non aveva importanza.
Fino a lei. Era sotto la mia protezione, finché non è diventata la mia ossessione. Ma chi l’avrebbe salvata…
Da. Me. Stesso. Io, il diavolo. Il fato ci ha fatto incontrare. Il destino ci ha distrutti.
«Anche il Diavolo era un angelo, una volta, Alejandro. È solo una questione di tempo prima che anche tu diventi El Diablo.»
Il tempo è il vero protagonista di questo romanzo. La storia attraversa un arco temporale lungo circa trent’anni: i primi capitoli ripercorrono l’adolescenza di Alejandro, ciò che lo ha portato a divenire El Diablo di Manhattan, poi è tutto un “un anno dopo”, “sei mesi dopo”, “due anni dopo”, “dieci anni dopo” , e via discorrendo. La dilatazione del tempo non mi ha dato fastidio in sé e per sé, sono rimasta turbata invece dal fatto che, nonostante i protagonisti siano ben delineati, rimangono statici, non si evolvono. Alejandro parla da uomo già a quindici anni, Lexi parla da donna già a sei. Sebbene, ripeto, i personaggi non mi siano dispiaciuti e li abbia trovati ben costruiti, lo loro immutabilità, a mio avviso, li fa risultare poco credibili, sia da giovanissimi sia da adulti.
Sorvolando per il momento questo aspetto, procedo ora ad analizzare il romanzo in generale.
Alejandro è un ragazzo di origini colombiane, che vive con il padre, Diablo Senior, imperatore del narcotraffico di tutto il continente americano, la mamma che adora, e la sorella Amari, l’unica vera luce nella sua vita. La vita, o meglio, il destino che suo padre ha scelto per lui, lo porterà a percorrere una strada piena di dolore, morte e solitudine (insomma, i classici cliché dei mafia romance). È un Diavolo che compie il suo dovere, torturare, ammazzare e punire i traditori, ma lo fa sempre con umanità, ovviamente che non esterna, ma rivela solo attraverso i suoi pensieri. A circa quindici anni si innamora perdutamente di una donna, Sophia, la quale, dopo alcuni anni, lo lascia non riuscendo a sostenere il peso dell’immoralità della vita che le si prospetta, e dei vari pericoli.
Il tempo passa, e nella seconda parte arriva la protagonista femminile del romanzo, Lexi, una giovane fanciulla che si invaghisce del bel tenebroso e, avendo un disperato bisogno di soldi, gli chiede un lavoro. Che lavoro direte voi? Ovviamente il Diablo possiede uno strip club, può mai possedere una banca? Una società di noleggio auto? Una pescheria? No, uno strip club! E già qui, cliché a go go. El Diablo, nonostante l’attrazione tra i due sia molto forte, rifiuta di darle un lavoro, però l’alter ego Angelo prende il sopravvento, e le riempie il conto in banca. Lexi realizza così il suo sogno di entrare alla Julliard, la più rinomata scuola di danza al mondo.
Dicevo di Lexi, però, ci viene narrato anche il passato, una madre depressa, un patrigno orco, che a un certo punto della sua vita, per circostanze che non posso spiegarvi, la lasciano sola al mondo.
Le strade rimettono Alejandro e Lexi sullo stesso percorso, ed essendo quest’ultima in pericolo, lui la porta a casa sua. La differenza di età è molta, il passato doloroso bussa alla porta di Alejandro ogni notte, e mai, e dico mai El Diablo lascerà che accada qualcosa tra loro… mai… già… Gli autori lo chiamano espediente narrativo, ma in taluni casi mi sa tanto di presa in giro. Infatti:
Lei mi stava trasformando in una cazzo di fighetta. Ero sempre stato l’uomo che trasudava controllo e potere. Traevo beneficio da essi. Era l’unica ragione per cui camminavo ancora. Respiravo ancora. Continuavo a vivere. Non avevo fiducia in me stesso quando ero con lei. Ne avevo avuto prova molte volte nel corso degli anni. Lei era innamorata del diavolo, ora dovevo farla scappare dall’inferno.
Anche Lexi si innamora perdutamente del gelido Alejandro, che a furia di stare con lei, come dice lui stesso, diventa una fighetta. Ma per i motivi che ho indicato prima e per altri che potete benissimo immaginare (non è proprio così, andate allo step successivo) questo amore proprio non s’ha da fa!
Per una volta dovevo essere l’eroe. Mi ero stufato di essere il cattivo.
Con questa frase ho iniziato a mangiarmi la foglia, per svariati motivi che non vi dirò neanche sotto tortura, più o meno, il romanzo mi ricorda il mio libro preferito, motivi che vanno dal nome della protagonista, al “Io non faccio l’amore. Scopo. Fotto”, al
«Ho rinunciato alla mia vita e alla mia anima per stare insieme a te. Ti voglio. Sei sempre stata tu. Non m’importa dove andremo e cosa faremo. Sei il mio inizio e la mia fine.»
Ci sono altre due avvenimenti molto importanti, e davvero stavolta non posso dirveli perché sono davvero spoiler, che mi fanno pensare sempre allo stesso romanzo e ciò non mi è piaciuto affatto. Sono ovviamente mie percezioni, ma se un libro, ahimè, me ne ricorda un altro, in svariati punti oltretutto, il mio interesse scema fino quasi a estinguersi. Sono dei miei dubbi e tali rimangono, non influiranno in alcuni modo nel giudizio finale, ma ho ritenuto opportuno farveli conoscere.
Per quanto la storia faccia acqua da tutte le parti, per quanto i cliché sui mafia romance siano stati tutti rispettati (Signore del Male, passato sofferente, pulzella in pericolo da proteggere, cattivo redente, mi vogliono uccidere tutti, “sì ti voglio, no va vai, ti prego torna con me”), per quanto la mancata evoluzione dei protagonisti renda il tutto davvero poco credibile, questo romanzo ha un pregio che poche volte ho notato nei suoi fratelli maggiori: il poco sesso! Intendiamoci, El Diablo fa sesso, tanto sesso, con chiunque gli aggradi, ma con la protagonista no, e non perché non abbia avuto occasione o perché lei sia una giovane vergine (non è lo, cara grazia non lo è!), ma perché la rispetta. L’erotismo tra di loro ci sarà, ma con i dovuti modi, nel posto giusto, e soprattutto al momento giusto (mi viene da ridere, sono passati… non posso dirlo mannaggia! Leggete e capirete).
Un’ultima considerazione, il finale mi ha lasciato con l’amaro in bocca, un po’ troppo romance per i miei gusti, sono però sicura che alle romantiche non dispiacerà affatto.
PS: ho abusato della parola cliché, è vero, me ne sono resa conto rileggendo il tutto, probabilmente tanti al mio posto avrebbero detto “gli ingredienti del genere a cui appartiene”, ma credo che laddove gli elementi siano sempre gli stessi, e l’originalità lasci il posto all’ovvietà, il termine più corretto sia quello che ho utilizzato, non me ne vogliate.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
Commenti
Nessun commento ancora.