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Il futuro di Cedric Jefferson Douglas Hamilton III è stato stabilito fin dal giorno della sua nascita. Come primogenito il suo unico compito dovrà essere quello di perpetuare il nome della famiglia e divenire il Lord indiscusso della Contea di Hertfordshire.
Qualcuno però trama nell’ombra e Cedric è costretto a fare affidamento su abilità particolari che esulano dall’arte della guerra.
Un lavoretto facile facile, di quelli che filano lisci come l’olio e portano solo guadagno. Questo aveva pensato Ethan Ness, prima di ritrovarsi alle calcagna quattro energumeni intenzionati a riempirlo di botte.
E ci sarebbero anche riusciti, se all’improvviso uno strano ragazzo mascherato da paggetto non fosse intervenuto in suo soccorso. Sfoderando uno spadone più grande di lui.
Un giovane mago pasticcione e un detective privato disilluso dalla vita: due anime affini, separate da centinaia di anni, che si incontrano e si scontrano, lottando contro il fato avverso e facendosi beffe del famigerato “effetto farfalla”.
Cedric Jefferson Hamilton III, erede della contea di Hertfordshire e mago “provetto”, si ritrova in una situazione complicata e pericolosa insieme al fratello Lewis, e non avendo altra soluzione per uscire vivi dall’imboscata che gli è stata tesa dal cugino, Cedric è costretto a tentare un incantesimo che dovrebbe portarli al sicuro, ma non essendo proprio il migliore dei maghi, invece di teletrasportarsi nel suo palazzo si ritrova in una strada di Londra ai giorni nostri, a qualche centinaio di anni dal suo tempo, ed è lì che incontra Ethan.
Ethan è un investigatore privato, si trova a sua volta nei guai, e si salva da un sicuro pestaggio solo grazie all’intervento del giovane cavaliere e del suo pesante spadone.
Si guardò intorno con aria circospetta, come accerchiato da pericoli noti solo a lui. Mi si strinse il cuore nel vederlo così spaventato, mentre chissà quali assilli agitavano la sua mente vulnerabile. Sollevai faticosamente il capo, osservando la sua figuretta snella aggirarsi con cautela all’interno del salotto. Non per la prima volta dovetti reprimere alcuni pensieri altamente riprovevoli che continuavano ad affollarsi nel mio cervello bacato. Per tutti gli dei! Quel ragazzo era molto più giovane di me e soffriva di un grave disagio psichico: dovevo essere davvero un pervertito se tutto ciò a cui riuscivo a pensare erano la sua squisita bellezza e i suoi occhi tormentati.
Cedric si ritrova catapultato in un mondo che non conosce, è spaventato e preoccupato per il fratello che non ha idea di dove sia finito oltre che per la situazione assurda in cui si è cacciato.
Ethan e Cedric sono dei personaggi molto diversi tra loro, Cedric è sincero, nobile e sognatore, mentre Ethan è concreto e disilluso, ma entrambi sono molto ben caratterizzati e la differenza nel loro modo di esprimersi è un tratto distintivo dell’intero romanzo. Cedric parla in modo molto forbito e formale, utilizzando termini che ai giorni nostri non vengono più usati, soprattutto da un giovane della sua eta.
Addentai il panino, assaporandolo soddisfatto. «Comunque…» bofonchiai tra un boccone e l’altro, «ai miei tempi non si badava a queste cose, se dovevamo correre lo facevamo per altri motivi, non certo per piacere o per sport.»
«Infatti la vostra aspettativa di vita era più bassa.»
Mi pulii la bocca con un fazzoletto di carta, sembrava che quelli di tessuto non fossero più in voga. «In che senso, qual è la vostra media?»
Ethan parve riflettere. «Mi sembra che l’aspettativa di vita in Inghilterra sia di circa ottantacinque anni, ma le donne vivono più degli uomini.»
Lo guardai sbigottito. «Quasi cento anni? Diamine, sembra incredibile. Questo solo perché correte?»
Ethan si strozzò con la coca-cola, iniziò a ridere e sembrò non voler mai finire.
Mi offesi. «Or dunque, cos’avrò detto di così spassoso? Non è educato farsi beffe delle persone solo perché poco ferrate su determinati argomenti. Hai affermato che correte per mantenervi in salute, poi hai aggiunto che la vostra aspettativa di vita è di quasi cento anni. Il mio collegamento è lapalissiano. Non ci vedo nulla da ridere.»
Le domande che si pone Cedric sull’epoca moderna di cui non sa assolutamente nulla, denotano un grosso lavoro di ricerca da parte dell’autrice sulle usanze e sulle conoscenze del 1700, non lasciando nulla al caso e approfondendo ogni aspetto della storia.
Una volta in camera da letto, e nonostante il tempo ci stesse sfuggendo di mano, non ce l’eravamo sentita di fare altro che abbracciarci e coccolarci, troppo provati – sia fisicamente che mentalmente – per pensare al sesso. Cedric si era addormentato tra le mie braccia, mentre io ero rimasto a occhi spalancati, ascoltando il rumore del suo respiro lieve e del battito regolare del suo cuore. Mi ero plasmato al suo corpo, seguendolo nelle infinite peregrinazioni attraverso il letto, che avevano caratterizzato il suo sonno inquieto, fino ad arrivare all’alba stanco morto e depresso.
Come tutti i romanzi di questa autrice, anche in “Due passi nel futuro” non mancano l’ironia e il divertimento oltre al romanticismo e alla dolcezza che caratterizzano tutte le sue storie.
Il finale non è per nulla scontato e mi ha lasciato con il sorriso sulle labbra, tutto va al suo posto con estrema naturalezza regalandoci un lieto fine da fiaba.
Lo consiglio a tutte quelle lettrici che amano le storie romantiche, divertenti e con un pizzico di magia che le rende speciali.
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