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Cattleya, è così che mi chiamava lui, come le orchidee che accarezzavo con dedizione.
Ma i miei petali sono stati brutalmente strappati, lasciandomi spoglia e impaurita.
Lui si è nutrito di me fino all’ultimo respiro, lui mi ha ingannata senza pietà, lui ha implorato il mio perdono.
Sono trascorsi due anni e ora l’immagine riflessa allo specchio è quella di un’altra donna.
Coraggiosa come una leonessa.
Potente come il vento.
Intoccabile come Dio.
Non sono più una fragile orchidea, ora sono una grandiosa Reina. Mi riprenderò ciò che mi spetta, scenderò
a patti con il diavolo, mi sporcherò le mani di sangue.
E otterrò la mia vendetta.
Cattleya è il seguito del romanzo “Javier” e, chi lo ha letto, sa che ha un finale aperto inizialmente indicato come autoconclusivo. Ma Debora C. Tepes ha sentito il bisogno di scrivere un continuo, perché quando i protagonisti parlano e ti ispirano, c’è poco da fare: bisogna assecondarli e permettere alla loro storia di essere conosciuta dai lettori che li hanno amati. Per questo fate attenzione: la recensione contiene molti spoiler che riguardano entrambi i romanzi.
Ricordiamo che Cattleya è il soprannome di Yamile Solano, la figlia del più potente narcotrafficante di Medellín che si ritrova in prigione grazie alla DEA e la stessa Yamile che ha collaborato con loro.
Il romanzo inizia così com’è terminato Javier: con ansia, disperazione e terrore per la vita del protagonista, ferito da un agente corrotto dal fratello di Yamile, che cerca vendetta.
Quest’uomo si spacciava per un agente che proteggeva Yamile, che si ritrova nel programma protezione testimoni insieme alla sua bambina, concepita con Javier.
Ci sarà una corsa in ospedale, una fuga per cercare di mettersi al sicuro, lontano da persone che vogliono la testa di Javier, lontano da tutti i problemi. Problemi che, però, si trovano sempre dietro l’angolo e ci aspettano per coglierci di sorpresa.
Yamile e Javier non avranno tempo per stare insieme, non avranno tempo per continuare ad amarsi e vivere come una famiglia felice. La storia avrà davvero inizio quando Javier abbandonerà le sue due donne e Yamile coverà rabbia e rancore nei suoi riguardi. Così tanto che prenderà in mano la sua vita e diventerà quello che era destinata a diventare fin dall’inizio: la Reina di Medellín.
Lotterà contro se stessa e le sue debolezze, contro l’amore e la dolcezza che prova per Javier. Lotterà contro gli uomini che vedono le donne solo come dei giocattolini da usare a loro piacimento, e si prenderà la sua vendetta contro i suoi nemici. Yamile diventerà forte e crescerà.
Niente e nessuno dovrà azzardarsi a minacciarci.
Niente e nessuno dovrà impormi cosa fare, a costo di scendere a patti con il diavolo.
Sarà la padrona della mia esistenza e guai a chi si metterà contro di me.
Il mio riflesso nella limpida vetrata sembra appartenere a un’altra donna. Una donna sicura di sé, una madre pronta a proteggere la sua piccola, un cobra reale che ha appena fatto la muta e si è sbarazzato della sua vecchia pelle.
Una Yamile nuova.
Una vera Solano.
Anche Javier si dimostrerà diverso da quello che conosciamo: mostrerà non solo la sua forza, ma anche la debolezza, la paura di perdere le persone che desidera e ama, la paura di non farcela e aver rovinato ogni cosa. L’uomo cinico cede il passo all’uomo che ama con tutto se stesso e che cerca di proteggere a modo suo. Un modo che, molto spesso, non è così giusto come crede.
In questo libro i protagonisti dovranno affrontare molte battaglie personali che, alla fine, li faranno ritrovare faccia a faccia, in una resa dei conti tra mente e cuore.
Chi avrà la meglio? La vendetta o l’amore?
Il suo corpo inerme e senza vita si accascia, e io mi sento come Dio. Perché adesso posseggo il potere di togliere la vita, perché adesso so cosa si prova a essere onnipotente. L’adrenalina fluisce nelle mie vene, facendomi percepire una sorta di delirio, tra le mani la mia Colt e nel cuore il buio più nero.
Ammetto che l’inizio di Cattleya prometteva scintille e, per gusto personale, magari anche per un continuo che io non sentivo di dover avere perché ho amato la ventata di novità che mi ha regalato la fine di Javier, trovo che il romanzo si sviluppi troppo velocemente, con avvenimenti che si risolvono con semplicità, che non mi hanno permesso di sentirmi completamente parte della storia, e che spesso non mi hanno nemmeno permesso di comprendere le azioni dei due protagonisti. Ho sentito costantemente un “qualcosa” che mancava rispetto al primo romanzo. Forse per la pochissima interazione che c’è tra i due protagonisti, forse perché avrei voluto scuotere Yamile e farle aprire gli occhi, così come avrei voluto fare con Javier. Dopo tutto quello che hanno vissuto insieme, credevo che non si lasciassero ingannare dalle apparenze e credessero nel loro amore.
Nonostante questo, arrivata alla fine ho comunque tirato un sospiro di sollievo, perché capiteranno cose che, chi ha amato Javier e Yamile, desidera ardentemente leggere, e la scrittura di Debora è sempre molto scorrevole e, in alcuni punti molto importanti, d’impatto.
Adesso non ci resta che aspettare la storia di qualche altro personaggio che abbiamo conosciuto in questi due romanzi. Siete pronti?
Io ne aspetto uno in particolare che potrebbe davvero sorprendermi 😉
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