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Vi starete chiedendo chi sono.
Sono un uomo disposto a tutto. Mi hanno voluto per la mia ferocia, mi hanno scelto per la mia imperturbabilità, e mi hanno trovato. Ora ho una missione da portare a termine e, costi quel che costi, non lascerò che il mio sangue macchi questa terra infetta.
Sono una macchina da guerra: le armi con cui mi difendo, le vite con cui gioco e la violenza con cui combatto mi rendono l’uomo che da dodici mesi guardo allo specchio. Qualcuno potrebbe definirmi il peggiore dei bastardi, e avrebbe ragione.
Nessuno mi fermerà.
Nessuno potrà impedirmi di raggiungere il mio obiettivo, neanche lei.
Il suo sguardo è letale, il suo sorriso è pericoloso, la sua rabbia è devastante. Lei è proibita, ma io possiederò il suo corpo, soggiogherò la sua mente e risucchierò la sua anima. Mi nutrirò di lei come il peggiore dei predatori.
Se proverà a opporsi, la distruggerò.
Nessuno dovrà scoprire chi sono.
Soprattutto lei.
Ci sono recensioni che vanno scritte a caldo, appena terminato un romanzo, perché ciò che si prova durante la lettura è così forte da aver subito bisogno di mettere tutto per iscritto.
Prima di parlarvi del libro in sé, è d’obbligo fare i complimenti all’autrice Debora C. Tepes. Dopo aver letto “Come fuoco sulla pelle” avevo grande fiducia in lei per i suoi futuri libri e, dopo aver letto “Javier”, posso dire che la fiducia è stata ripagata. Non sono delusa e sono felice di dirvi che la scrittrice ha superato se stessa. Si è messa in gioco, ha studiato, si è data da fare e questo si nota in ogni minima frase, partendo dall’inizio e arrivando alla fine. È spettacolare quando un’autrice ha la capacità di far trapelare la sua passione in ogni scena.
Questo libro è un crescendo di emozioni. È scritto in prima persona ed è diviso in tre parti, e ognuna di queste ci farà scoprire sempre di più i protagonisti, e ogni capitolo ci stupirà anche grazie a un bel po’ di azione che ho apprezzato moltissimo.
L’inizio partirà un po’ lento, perché deve introdurvi nella storia di Javier, un uomo spietato, cinico, freddo che ha un solo obiettivo: tornare in Colombia, mettere fine al cartello di Medellín e vendicarsi della famiglia Solano. Una famiglia che gli ha tolto tutto, e adesso vuole essere lui a privare loro di ogni cosa: la libertà, soprattutto. Devono pagare per tutto il male che hanno fatto e continuano a fare.
“Dodici anni. Dodici fottutissimi anni sono trascorsi da quando i miei occhi colmi di rancore hanno osservato per l’ultima volta Medellín, in Colombia.
Dodici anni da quando mi sono lasciato alle spalle tutto lo schifo e l’odio che questa città mi ha arrecato.
Sono andato via per sopravvivere. Sono andato via per non essere ammazzato. E ora eccomi qui, mentre scendo dallo stesso aereo che anni fa mi ha portato via dalla mia città.
Sono cresciuto, sono cambiato, sono un bastardo incattivito dalla vita.
E sono qui per la mia vendetta.”
I Solano sono la famiglia più potente e spietata di Medellín. Vogliono sempre più potere e più denaro, e non si fanno scrupoli per ottenerlo. Uccidono, massacrano, non guardano in faccia nessuno. Nemmeno gli innocenti.
Javier è colmo d’ira e dovrà fare di tutto per rovinare questa famiglia. Ma è il migliore, lui potrà farlo, potrà distruggerla con soddisfazione, perché il suo essere cinico e bastardo lo rendono perfetto per questa missione.
Ma dovrà scendere a patti con se stesso. Per riuscire nel suo intento dovrà accettare quella parte oscura e criminale che risiede dentro di sé. Dovrà dimenticare chi è davvero, ragionare come loro, muoversi come loro, non avere pietà, uccidere senza guardare in faccia nessuno. E lo farà perché dovrà portare a termine il suo incarico.
Il suo cammino, però, verrà intralciato da una ragazza dagli occhi verdi bellissima, selvaggia e aggraziata, fragile e forte, intimorita e coraggiosa. Pura. Una ragazza che, per la prima volta in vita sua, lo metterà in pericolo e lo farà vacillare.
Yamile Solano.
Yamile è uno di quei personaggi che si scoprono pian piano e, quando maturerà e si farà comprendere, non si può fare altro che amarla e apprezzarla al pari di Javier, se non di più.
Debora C. Tepes mi fa sempre innamorare delle sue protagoniste, perché hanno tanto da dire e subiscono un’evoluzione grandiosa. Se partono come delle donnette piagnucolose che sembrano solo delle viziate, arrivano a essere delle donne colme di coraggio e forza. Forza per andare avanti, per ribellarsi, per prendere ciò che si vuole senza guardare in faccia nessuno.
“Vorrei sapere tutto di lui, scavare con gli artigli nella sua anima di roccia e scovare un frammento di cuore che palpita, ma sono consapevole che sarà dura. Lui è impenetrabile. Ma non mi arrenderò per nessuna ragione.
Sono una Solano, e noi non perdiamo mai.”
Yamile e Javier non riescono a reprimere l’attrazione che provano l’uno verso l’altra. Si odieranno, si faranno del male, si ameranno in modo insano, si lasceranno andare e poi si riprenderanno.
Alla fine vi renderete conto come questi due personaggi siano maledettamente simili. Due persone che vogliono fare del bene, ma sono influenzate dal male. Un male che risiede nel loro sangue e non possono sconfiggere del tutto.
Forse.
Vi ho detto poco ma, in quel poco, credo di aver detto tutto. Non posso svelarvi altro, perché questo libro va letto, assaporato e scoperto pian piano. Ma posso dirvi una cosa molto importante: arriverete alla fine senza fiato e con le lacrime agli occhi.
Vi dispererete perché ne vorrete di più, perché i personaggi vi entreranno nel cuore, perché ci sono storie che meriterebbero di continuare all’infinito. Soprattutto se le amiamo così tanto.
E con voi devo essere sincera: durante la lettura ero convinta di dare al libro un buon voto, ma non pieno. Quattro stelline/quattro stelline e mezzo?
Ma, a un certo punto, tutto è stato ribaltato e, adesso, se potessi darei anche più di cinque stelline. Sono stata sorpresa da momenti di tensione, di azione, da spari, urla, incomprensioni. Ricerche, disperazione, gioia e dolore, ancora urla, ancora spari. Ancora dolore e ancora amore. Ancora sofferenza.
Non dimenticherò mai certe scene. Mi sono entrate nel cuore e, anche se alcune mi hanno fatto soffrire, le ricordo con dolcezza, perché fa tutto parte di una storia ben sviluppata che resta coerente fino alla fine e regala una marea di emozioni.
Il mio cuore è ancora scosso, le immagini ancora vivide nella mia mente (e lo saranno a lungo) e vi invito a non perdervi questo gioiellino.
Abbiate fiducia e non temete: sono certa che non resterete delusi.
Recensione a cura di:
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