Nel 1750, un mastro intagliatore riversò tutto il suo amore, la sua passione e il suo desiderio non corrisposti in un capolavoro, ovvero un meraviglioso angelo di Natale per il suo adorato albero. Quando l’uomo che amava gettò via l’angelo senza pensarci due volte, accadde un miracolo. L’angelo fu trovato da qualcuno che portò all’intagliatore il Vero Amore.
Da allora, l’angelo è stato tramandato, venduto, perso e ritrovato, ma la sua magia rimane intatta. Leggete le storie d’amore ispirate dall’angelo di Natale (e alle quali forse ha dato una spinta) attraverso gli anni. Che sia l’Inghilterra del 1750 (L’angelo di Natale di Eli Easton), la New York del 1880 (L’angelo di Summerfield di Kim Fielding), l’inizio del secolo (L’angelo del prestigiatore di Jordan L. Hawk), la Seconda Guerra Mondiale (A casa per Natale di L. A. Witt), il periodo del Vietnam (Il desiderio di un soldato di N. R. Walker), gli anni Novanta (L’angelo bisbetico di Anyta Sunday), o il 2018 (Un principe a Natale di RJ Scott), l’angelo di Natale troverà sempre il modo di finire sugli alberi di uomini solitari che hanno bisogno della sua benedizione per passare delle buone feste e ottenere il loro “e vissero felici e contenti”.
Agosto 1939. Roger Miller e Jack O’Brien sono migliori amici fin dall’infanzia. Quando si rendono conto che fra loro c’è più di una semplice amicizia, Jack sta lasciando il loro sonnolento paesino dell’Iowa per andare al college. Ma si consolano sapendo che tornerà a casa per Natale. Giusto?
Arriva Natale prima che si rivedano, ma un Natale di sei anni e una guerra mondiale più tardi. Invecchiati e scossi dai combattimenti, non sono più i ragazzi di un tempo, ma i loro sentimenti sono più forti che mai.
Nessuno dei due sa come dire tutto ciò che si portano dentro fin dal loro primo bacio, in una lontana estate di pace. Anche quando sono nella stessa stanza, li separano un milione di chilometri.
Ma forse è una distanza che il piccolo angelo nello zaino di Roger può colmare.
Ricordarci di com’eravamo prima della guerra era stato difficile perché sapevo che non potevamo tornare indietro, ma così com’eravamo oggi… mi spezzava il cuore.
Questo libro fa parte della “The Christmas Angel Series”che, devo ammettere, mi sta piacendo moltissimo; e non potevo proprio trattenermi dal recensire la mia adorata Witt.
Prima di parlare del libro, voglio ringraziare Cleo che sta recensendo questa serie insieme a me, grazie di cuore per tutto.
La magia del Natale è racchiusa nei piccoli gesti oppure negli oggetti e, in questo romanzo, voliamo nel lontano agosto del 1939 prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. I protagonisti di della storia sono Roger e Jack, due ragazzi come tanti: giovani, spensierati, amici… Veniamo messi a conoscenza che Jack sta per andar via e questo reca a Roger una profonda tristezza.
Sono amici fin dall’infanzia, ma il loro rapporto è sempre stato molto intenso, soprattutto adesso che sono più grandi si rendono conto che, tra loro, c’è sempre stata dell’attrazione. Travolti dalla passione in un luogo pieno di bei ricordi, si lasciano andare, ma questo è soltanto un momento felice prima della lunga separazione.
Passata la guerra i due protagonisti si rincontrano nel loro paesino, e qui riviviamo gli orrori che hanno vissuto, le poche speranze la devastazione di entrambi. La guerra lascia sempre ferite profonde e questo non si può certo negare, soprattutto quando l’unica forza vitale è quella di ritrovare l’altro.
Non ero debole, e non ero un codardo, ma ero ferito in modi che non avrei mai potuto spiegare a nessuno. La guerra aveva rubato cinque anni della mia vita. Mi aveva rubato il tipo di sonno che non portava incubi. Mi aveva rubato l’amico che mi aveva dato conforto durante quei lunghi mesi in mare. E, mentre sedevo nella familiare chiesa del mio paese, a poche panche e migliaia di chilometri di distanza da Roger, mi rendevo conto che mi aveva rubato il mio migliore amico. Aveva rubato l’unico uomo che avessi mai amato.
È un romanzo ben curato, mi piace molto come ci si relaziona con i personaggi e la dolcezza che l’autrice trasmette nel raccontare le paure di due giovani gay nella guerra.
Credo che sia un romanzo giusto, nel modo di rapportarsi, nelle paure descritte e soprattutto veniamo coccolati ogni volta che Roger e Jack hanno modo di relazionarsi tra loro e veniamo condotti verso l’epilogo con la dolcezza che lascia sempre ben immaginare quale seguito abbiano avuto i due protagonisti.
Mi domandai se avesse pensato che l’avessi dimenticato. O se non mi avesse pensato affatto. Dio sapeva che lui era stato nei miei pensieri più di quanto osassi ammettere a voce alta. Quando giacevo sveglio nella mia cuccetta sulla nave, sudando per la paura e con le orecchie tese per cogliere il rumore di aerei in avvicinamento, mi preoccupavo per lui. Avevo sentito che le condizioni sul fronte europeo erano pessime, soprattutto una volta arrivato l’inverno, e temevo che fosse affamato, al freddo, solo e spaventato. Sapevo che era così… dopotutto, eravamo in guerra… ma speravo che avesse qualche conforto per superare le notti più buie. E ogni volta che mi appartavo con Floyd, un pilota con cui avevo fatto amicizia sulla mia nave, pensavo a Roger.
Ho terminato di leggere questo libro qualche giorno fa, e tra i vari festeggiamenti della fine dell’anno mi sono lasciato trasportare dalla bellezza di questo libro, me lo sono un po’ coccolato prima di scriverne la recensione.
Il messaggio che ci lascia questa storia, di come non bisogna lasciar passare il tempo e di non sprecare le buone occasioni per rivelare i propri sentimenti alla persona amata, mi piace molto: e se domani fosse troppo tardi per farlo? Le/Gli abbiamo detto Ti amo così tante volte da renderla una frase unica e speciale?
Allora se questo è il periodo dei buoni propositi, il mio è questo: Non lasciar scorrere il tempo e dire ‘ti amo’ tutte le volte che ne sento un vitale bisogno.
Buona lettura,
Xoxo Vic.
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