Titolo: The Failing Hours
Autore: Sara Ney
Serie: How to date a douchebag #2
Genere: Contemporary Romance; Sport Romance
Editore: Hope edizioni
Progetto grafico a cura di: Angelice Graphics and Book
Data Pubblicazione: 15 novembre 2018
Zeke Daniels non è solo un cretino; è proprio uno stronzo, un’idiota totale.
Zeke tiene le persone a distanza. Non ha alcun interesse per le relazioni – come la maggior parte degli stronzi.
Frequentare qualcuno? Essere in una coppia? No. Non è roba per lui.
Non ha mai nemmeno pensato a cosa vorrebbe in una ragazza, perché non ha mai avuto alcuna intenzione di averne una.
Diavolo, ha a malapena una relazione con la sua famiglia, e sono imparentati; non piace nemmeno ai suoi stessi amici.
Quindi perché continua a pensare a Violet DeLuca?
La dolce e tranquilla Violet – il contrario di lui in ogni senso.
La luce contro la sua oscurità, anche il suo dannato nome richiama alla mente i raggi del sole, la gioia e stronzate del genere.
E anche questo lo fa incazzare.
PROLOGO
Violet
Non è difficile da individuare.
Grosso, massiccio e imponente, Ezekiel Daniels starà anche dividendo un tavolo della biblioteca con gli amici, ma la sua presenza domina tutto lo spazio, come immagino farebbe un carro armato in un vialetto pieno di minivan. Troppo grosso e fuori luogo.
La mia attenzione va drittaa lui.
Getto un’occhiata alla scheda di tutoraggio che ho in mano e faccio una smorfia per quel nome scritto in grassetto.
Ezekiel Daniels
Biblioteca, Centro Servizi agli Studenti
21:30
La bocca dello stomaco mi si stringe più forte e do un’altra occhiata al tipo; deveessere lui. È ovvio dal modo in cui si guarda attorno impaziente che sta aspettando qualcuno. Poi, come se percepisse che lo sto esaminando, il diavolo in persona alza gli occhi: il suo sguardo imbronciato, cupo, minaccioso, scansiona il perimetro della stanza.
In cerca.
A caccia.
La sua attenzione arriva a me. Mi fissa, l’espressione del tutto indecifrabile. Davvero. Priva di qualunque emozione, mentre mi prende le misure dietro il banco della biblioteca; gli scaffali non mi offrono alcuna protezione dal suo critico esame.
È talmente bello che quasi mi dimentico di respirare.
Capelli neri spettinati. Sopracciglia nere tracciate in barre iraconde su occhi notevolmente chiari. Ha un disperato bisogno di radersi.
E di un tutor.
Fa scivolare un foglio di carta oltre il tavolo e lo pizzica tra due dita titaniche. So cosa c’è scritto sopra perché è identico a quello che ho in mano. Anche se dovrebbero, i miei piedi non si muovono verso di lui per permettermi di presentarmi, nonostante sappia che è qui per una sessione di tutoraggio.
Con me.
I nervi mi inchiodano sul posto.
Guardo Ezekiel Daniels gesticolare freneticamente verso i suoi amici; ha le sopracciglia aggrottate, le labbra formano parole di collera che non posso sentire da qui. Uno dei ragazzi ride, un altro scuote la testa e si appoggia allo schienale della sedia, le robuste braccia tatuate incrociate, divertito. L’intero gruppo mostra un’evidente irrequietezza e un’aria di noia che mi fanno preoccupare e, inorridita, guardo Ezekiel fare un gesto osceno con le mani mimando un pompino con la bocca.
L’intero tavolo esplode in rauche risate. Ora fanno talmente tanto chiasso che riesco a sentire tutto ciò che dicono e mi sforzo di seguirli, fingendo di lavorare mentre li ascolto. Guardo il suo amico sollevare il corpo imponente dalla sedia troppo piccola e mettersi a gironzolare per la stanza.
«Come si chiama la tua tutor?», lo sento chiedere.
«Violet».
«Ah, che carina».
Così inizia il suo giretto per la biblioteca, attraverso l’intricato labirinto di tavoli, il mirino puntato su una ragazza che indossa un castigato cardigan nero, perle e occhiali scuri alzati sui capelli castani e lucidi.
Lei sta studiando, la testa china, il naso sepolto in un libro di testo. La applaudo in segreto quando un attimo dopo lo respinge seccamente, rimandandolo di corsa dai suoi amici.
Il colosso dalle braccia tatuate getta il foglio a Ezekiel Daniels con un sorrisino, lasciandosi ricadere sulla rigida sedia al tavolo.
«Non è lei?», mi giunge la voce tonante di Ezekiel.
«No». Il suo amico apre un libro di testo.
Lo sguardo gli si fa più torvo e freddo e vedo le labbra piene formare un’altra frase, ripetendo il mio nome ancora e ancora, il timbro basso della voce furente che risuona nella stanza cavernosa.
Fa un’altra scansione della biblioteca.
«Qua dice che si chiama Violet. Dove cazzo è?».
Si alza in piedi. Incontra il mio sguardo dal lato opposto della stanza. Quando con arroganza solleva le sopracciglia scure e gli angoli della bocca, indietreggio finché il mio sedere non urta il tavolo alle mie spalle. Ezekiel Daniels comincia la sua passeggiata verso il banco dei prestiti –verso di me –trascinando pigramente i piedi sul pavimento in parquet; la sua lenta camminata è un’opera d’arte.
Pretende attenzione.
E funziona, non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
Non posso distogliere lo sguardo, non prima di trovarmelo finalmente davanti, gli occhi che scintillano di cattivo umore. Cinismo.
«È qui che trovo la tutor che mi è stata assegnata?», mi chiede senza preamboli, sbattendo il foglio di carta sul banco con uno schiaffo. «Non riesco a trovarla».
I miei occhi fluttuano verso il basso. Vedono il mio nome scritto in grassetto nero.
«S… sì».
Le sue sopracciglia guizzano di nuovo quando balbetto. Ècompiaciuto. «Ti rendo nervosa?».
«No».
«Ne sei sicura?».
Incrocio le braccia, poggiandole sul legno liscio, e ignoro la sua domanda per fargliene una io, nel mio tono più autoritario.
«C… come p… posso aiutarti?».
Lui mi esamina per alcuni sgradevoli istanti, lo sguardo scortese che mi squadra senza pudore, prima che le sue labbra splendidamente scolpite si aprano. «Violet è disponibile?».
Lo sono?
Sonodisponibile per questo tipo?
È il momento di prendere una decisione. Mi sottometterò a lui per il bene del mio lavoro? Lascerò che mini il rispetto che ho di me stessa per quei pochi soldi che mi porterà il tutoraggio? Mi obbligherò a star seduta per le innumerevoli ore che serviranno per aiutarlo a passare un corso?
È vero che ho bisogno di questo lavoro, ma non so se riuscirò a obbligarmi a fare da tutor a Ezekiel Daniels.
Chiunque capirebbe solo guardandolo che non è una brava persona.
«Allora?», mi domanda, spingendo il foglio verso di me. «È disponibile?».
Alzo lo sguardo, fissando il diavolo negli occhi.
«No. Non lo è».
Commenti
Nessun commento ancora.