Quixote Edizioni (15 aprile 2019), acquistabile qui.
I lupi stanno morendo, e con essi anche altri predatori, nelle terre innevate e gelate del Denali National Park, in Alaska, per un motivo del tutto oscuro.
Quando Ike Gerrard si trova davanti il veterinario inviato a indagare su quanto sta accadendo, di certo non sospetta che quell’incontro potrebbe dare una scossa notevole alla sua vita. Tutto ciò che vede è un giovane uomo dai tratti orientali, bellissimo e insofferente al freddo. Ma lui è un uomo tutto d’un pezzo, all’apparenza. Non può mostrare l’attrazione che sente per quel ragazzino infagottato in abiti pesanti.
Elijah Ross odia il freddo, lo odia con tutta l’anima, ma il lavoro è lavoro e quando il dovere chiama… L’ultima cosa che si aspetta è che ad attenderlo all’aeroporto si presenti l’uomo dei suoi sogni: alto, brizzolato, più vecchio di lui, Ike Gerrard rappresenta tutto ciò che lui cerca in un uomo.
Peccato che il ranger sia etero, vedovo e irraggiungibile.
Tuttavia, Eli si ritrova in mezzo al nulla e ai ghiacci per scoprire il perché di quelle morti innaturali. Non avrebbe il tempo per pensare ad altro. Ma, quando meno te lo aspetti, il destino ci mette lo zampino…
Il veterinario si imbatterà in un mistero ben più grande, e nella sensazione che l’Alaska non è fredda come pensava, quando c’è un cuore caldo a circondarlo.
«C’è una femmina a capo del branco,» sussurrò Ike.
Lui abbassò il binocolo. «Davvero?»
«È quella con il manto grigio. Un paio di anni fa l’ho trovata ferita, aveva una zampa bloccata in una tagliola. Per fortuna quella maledetta trappola era difettosa, così sono riuscito a liberarla…»
«Aspetta, cosa?» lo interruppe, restando a bocca aperta. «Ti sei avvicinato a un lupo senza riportare conseguenze?»
«Lei ha capito che non volevo farle del male. Quando ho aperto la trappola è scappata, non sono riuscito a impedirglielo. Zoppica da allora, ma almeno è viva.»
«Ed è l’alpha del branco? È impossibile. E il suo maschio?»
«È morto l’anno scorso. Maschi di altri branchi hanno cercato di imporsi, ma lei li ha mandati a fanculo. È piuttosto indipendente, da quel punto di vista.»
«È impossibile,» ripeté Eli. «L’etologia…»
«Forse la natura se ne frega dell’etologia, a volte,» rispose Ike. «Lei è l’alpha di quel branco. Li sto tenendo d’occhio da molto tempo, ora anche di più, visto quello che sta succedendo.»
Lui deglutì, tornando a osservare gli animali, laggiù in fondo, che continuavano a correre e saltare. La lupa era di taglia appena superiore al normale, il suo manto grigio chiaro sembrava d’argento, sotto i pallidi raggi del sole. Si ritrovò a fissarla negli occhi, e quasi gli cadde il binocolo.
«Sa che siamo qui.»
«Certo.»
«Sembra che la cosa non ti sorprenda.»
«Il giorno prima che arrivassi li stavo controllando. Ero abbastanza distante, disteso nella neve, e li guardavo dal binocolo. La femmina a un certo punto mi ha fissato dritto negli occhi.»
«Dev’essere questo posto,» commentò Eli, stringendo il binocolo nella mano guantata e osservando il panorama.
«Che vuoi dire?»
«È magico.»
Gli tese il binocolo, lieto di averlo lasciato senza parole. Era quello che pensava, né più né meno. Quella sensazione alla bocca dello stomaco non se n’era ancora andata.
«Hai ragione, è magico,» replicò Ike, dopo qualche istante di silenzio. «Vuoi proseguire o torniamo indietro?»
D’improvviso, il suo corpo si ricordò del freddo, del vento che sembrava penetrare persino i pesanti indumenti che aveva indossato quel mattino. Le nuvole si stavano ammassando intorno alla cima del Denali.
«Torniamo indietro.» Il ranger si era risposto da solo, forse notando il tremito che lo aveva scosso. Eli gliene fu grato. Quei brevi momenti in cui sembrava aver vissuto in un’altra dimensione si erano dissolti a contatto con la gelida realtà.
Si girò per tornare verso il loro mezzo e scivolò. Il terreno coperto di neve gelata gli stava correndo incontro, quando si sentì strattonare e mantenere in equilibrio, finendo contro quel corpo possente che sembrava fatto della stessa roccia granitica del Denali.
Gli uscì un “Umpf” soffocato, mentre cercava di rimettersi dritto. Registrò una stretta, braccia forti che lo circondavano, e alzò la testa sorpreso, incontrando lo sguardo di quegli occhi grigi dietro gli occhiali e le labbra, circondante dalla barba di qualche giorno, che avevano assunto una sfumatura bluastra. Quelle stesse labbra che andarono a posarsi sulle sue, fredde e secche, fino a trasmettergli una scossa tale da assomigliare a una scarica elettrica. La pelle gli si scaldò all’istante, grazie al calore di una bocca gentile ma, allo stesso tempo, imperiosa, che gli chiedeva di rispondere a un bacio.
Ike Gerrard lo stava baciando. Cazzo.
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