♦ Triskell Edizioni, 4 agosto 2017.
Jamie Wheetney è cresciuto sentendosi dare dello “strambo” e del “difettato”, con un patrigno che sfogava su di lui tutte le sue frustrazioni. All’età di undici anni incontra Jonathan Meechum, che lo salva dai bulli della scuola. Jonathan diventa ben presto il suo unico amico, il fratello che avrebbe sempre voluto. Il suo tutto. Fino a quando se ne innamora.
Ma quando una notte nei pressi del fiume Mississippi Jamie dichiara il suo amore, Jonathan gli volta le spalle, abbandonandolo su una strada. I due si ritroveranno tre anni dopo in Colorado, nella cittadina universitaria di Cripple Valley, e dovranno imparare a ricucire il loro rapporto tra menzogne, rabbia trattenuta e sentimenti mai rivelati.
Jonathan annuisce, mentre l’ultimo boccone di omelette sparisce nella sua bocca. «Come ti trovi a Cripple Valley?»
«Molto bene. Qui è tutto esattamente come mi ero immaginato. Le persone, il loro modo di pensare. L’aria è frizzantina, niente più umidità appiccicaticcia del delta. E le splendide Montagne Rocciose che vedo ogni mattina lungo Main Street, quando vado al lavoro!» Sono così innamorato di questo posto che sento il sorriso impossessarsi di tutto il mio viso.
«Tutta un’altra cosa rispetto alla Louisiana, eh?»
«Totalmente.» Poi torno improvvisamente concentrato, il sorriso che sparisce dalla mia bocca. «Questa è la mia casa, ora.» Lo dico con il tono di uno sceriffo pronto a mettere mano alle pistole sotto il sole cocente, a mezzogiorno. Non ho alcuna intenzione di tornare a Lacroix, nemmeno ora che so che Jim è morto e che avrei probabilmente diritto a reclamare l’appartamento e qualsiasi cosa appartenesse a mia madre.
«È anche casa mia, adesso.» Jonathan è pronto a rispondere al mio fuoco. Si mette a giocherellare con le posate e il piatto vuoto. Per trenta interminabili secondi, nessuno di noi spezza il silenzio.
Il primo a farlo sono io. «Sono stato dichiarato morto?»
«No. Sei sempre tra le persone scomparse.»
«Ma hai detto che tutti pensavano fossi morto.»
Jonathan sospira, massaggiandosi nervosamente il mento. «Le ricerche della Polizia di Stato sono andate avanti per mesi, prima di essere sospese. Pensavano che qualcuno ti avesse rapito e poi ammazzato. Sai, per via del tuo telefono. Lo hanno trovato sul ciglio della strada. Rotto.»
Ingoio sonoramente mentre penso a Sebastian, a quando ho dovuto dirgli addio.
A quando ho udito da lontano tre colpi di pistola…
«Mi è caduto a terra e l’ho calpestato per errore,» mi giustifico. «Il telefono, intendo.»
Lui inarca un sopracciglio. «Lo hai calpestato? Per errore? Era frantumato!»
Gonfio il petto e alzo il mento in una patetica manifestazione di fierezza. «Può essere che accidentalmente l’abbia calpestato più volte.»
Jonathan mi lancia un’occhiata che potrebbe incenerirmi. Non crede a una parola di ciò che ho detto. «Jamie, lo sai che non sei mai stato bravo con le bugie.»
Mi alzo di scatto dalla sedia. Sento la rabbia montarmi dentro e non so per quanto ancora riuscirò a trattenerla. «Non volevo essere rintracciato, va bene?»
«Va bene. Semplicemente vorrei che mi dicessi la verità.»
Mi abbandono a una risata sarcastica. «Perdonami, ma non credo tu possa sollevare molte pretese con me.»
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