Buondì, Feelers!
Eccoci con l’intervista esclusiva a
Jo Rebel
durante il Salone di Torino 2018
Quando è nata la tua passione per la scrittura?
È nata quando ero molto piccola. Amavo follemente pasticciare i giornali di mia madre, ai lati. Leggevo tantissimo ma ho cominciato a leggere con gusto un pochino più avanti. Da adolescente ho letto un libro che mi ha cambiato in parte la vita e credo che sia stato il mio “boom” verso l’amore per la lettura. Mi vergogno un po’, perché lo dicono tutti, ma è vero: “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen. Almeno una volta l’anno rileggo la lettera di Mr Darcy: uno dei pezzi più romantici di tutta la letteratura in generale. Un altro libro che mi ha davvero cambiato la vita è stato “Intervista col vampiro” di Anne Rice, l’ho letto in età un pochino più adulta e mi ha veramente sconvolta, lasciandomi delle emozioni fortissime e mi ha legata molto al fantasy.
Il tuo primo romanzo è stato originariamente pubblicato da un editore, per poi ritornare quest’anno in versione autopubblicata. Non per farci gli affari tuoi, ma quindi meglio self? ;P
Self tutta la vita. Io amo il self, l’ho scoperto dopo, il primo romanzo che ho scritto è stato “Craving” pubblicato nel 2015 da un editore. Quando ho scritto “Craving”, la prima cosa che ho fatto è stata cercare un editore che lo pubblicasse, perché conoscevo poco la realtà dell’editoria e quindi ho percorso quella che era la strada classica. Il primo editore che mi ha detto sì è stato anche quello a cui io ho detto sì e forse è stato un errore da parte di entrambi. Non è stata una strada felice quella della pubblicazione con l’editore, perciò ho combattuto una splendida battaglia, durata due anni, per tornare in possesso dei diritti di “Craving”. Finalmente, nel settembre 2017, ci sono riuscita e a dicembre del 2017 è uscito in una nuova veste: rieditato e rivisto in alcune parti. Sono stati aggiunti dei capitoli ed è uscito in versione self, sia in ebook sia in cartaceo. Io amo quel progetto alla follia e ci tenevo tantissimo, sto scrivendo adesso il seguito ed è forse il libro a cui sono più legata, non perché sia stato il primo (in realtà non è stato proprio il primo primoche ho scritto), ma perché è un progetto che mi ha coinvolta moltissimo, tratta un argomento a cui io sono molto legata, che è quello dei vampiri, e qui mi riallaccio alla mia passione nata a causa e grazie a Anne Rice, e poi perché una gran parte della storia di questo primo romanzo e parte di quella del secondo si svolgono a Torino.
“Craving” il tuo primo romanzo è un fantasy ambientato a Torino. Quanto ha influito sulla scelta il fatto che sia la tua città e quanto il fatto che sia considerata una sorta di capitale dell’occulto? Si mormora che a Torino per strada di notte si incontrino i vampiri ;P… Hai mai sentito qualcuno raccontare aneddoti su tali incontri?
Intanto bisogna capire se veramente uno crede che i vampiri esistano oppure no. No, non ne ho sentito parlare, non ho sentito racconti che trattino di vampiri, però Torino è una città magica, fa parte dei due triangoli della magia bianca e della magia nera e ci sono tantissimi posti particolari a Torino che fanno pensare all’esoterismo. Ci sono delle bellissime visite che puoi fare: Torino sotterranea e Torino magica. Il fatto che sia la mia città e la sua fama hanno influenzato in parte la scelta della location, c’è anche una piccola parte del libro, un flashback ambientato nell’ottocento, in cui si parla di medium e di sedute spiritiche, e Torino era “calda” da quel punto di vista, già nei secoli scorsi. Torino è la mia città e ho amato tantissimo scrivere dei posti in cui sono nata, e cresciuta, in cui ho vissuto e in cui vivo tutt’oggi e questo mi ha legata ancora di più a questo romanzo. Io adoro la Basilica di Superga, ci vado spesso, da sola, mi piace andarci in momenti in cui non c’è tanta gente perché mi piace sedermi sulle panchine e guardare Torino. Purtroppo, negli ultimi anni mi sono resa conto che gli alberi sono cresciuti tanto e quindi si vede molto meno di Torino rispetto a una volta. Resta comunque un posto stupendo dove andare a pensare e mi è capitato spesso anche di andarci per scrivere, non utilizzando il computer, ma il mio blocco di appunti, che mi segue ovunque.
Mi piacerebbe anche ricordare, se possibile, una scrittrice cui ero molto affezionata, forse la prima a portare, o riportare, i vampiri a Torino: Blake B. Mancata nel dicembre del 2017, a soli trentacinque anni, ci tengo a ricordarla e a ricordare i suoi libri (che si trovano ancora in vendita): la saga di “Zora Von Malice”. Zora è veramente una vampira e una vampira con le “palle”, con nulla a che vedere col filone nato negli ultimi anni, con vampiri vegetariani e che brillano; qui si tratta di vampiri veri, i suoi come i miei. Soprattutto oggi, in questo Salone del Libro, luogo dove abbiamo fatto tante cose insieme negli anni scorsi, mando un saluto a Blake e, in qualche modo, credo che lei sia qui con me.
Cosa ti ha spinto a sperimentare il romance? Ricordiamo i due titoli della serie Calling you, “Come pioggia sulla pelle” e “Come foglie sospese nel vento”. Hai trovato difficoltà passando da un genere all’altro?
In realtà no, non ho trovato difficoltà: io leggo sia fantasy sia romance e anche paranormal romance. Scrivo dei generi che leggo, che amo di più. Credo che sia una cosa abbastanza normale, io penso che non sia lo scrittore a scegliere il genere, ma siano i generi a scegliere lo scrittore. È stato quasi spontaneo e, in realtà, “Come pioggia sulla pelle” è stato il primo romanzo che ho scritto in assoluto, prima ancora di “Craving”, poi l’ho lasciato un po’ da parte, perché qualcosa mi è scattato dentro e ho cominciato questa storia coi vampiri e non riuscivo a staccarmene. Poi, quando è uscito “Craving”, un po’ per i problemi che ho avuto con l’editore e un po’ per via del blocco che è seguito nei confronti di questa saga, non riuscivo a scrivere il continuo e mi sono “ricordata” che avevo questo romanzo nel cassetto. L’ho preso e l’ho stravolto, perché era completamente diverso, non tanto nella trama quanto nello stile: una prima stesura in cui avevo rovesciato troppi pensieri. L’ho ripreso in mano ed è nato “Come pioggia sulla pelle”. Poi è piaciuto, fortunatamente, e mi hanno chiesto di scrivere qualcosa dal punto di vista di Patrick, il protagonista maschile e da lì è nato lo spin off “Come foglie sospese nel vento”. Tratta di due mesi in cui lui è lontano e non si sa che cosa faccia, e qui appunto lo scopriamo. Non è lo stesso libro scritto dal punto di vista di lui, ma una parte completamente inedita della storia. Nel caso, suggerisco di leggere prima “Come pioggia sulla pelle” altrimenti ti “fotti” il finale.
Quali sono gli autori e le autrici che apprezzi?
Tra le italiane, tantissime. Non ne cito nessuna per non fare torto alle altre e perché temo di dimenticare qualcuna. Le straniere sono molte meno perché io apprezzo tantissimo le self italiane e ci tengo a sottolinearlo. Apprezzo moltissimo la Crownover, la Hoover, la Sorensen e amo alla follia Jennifer Armentrout, Cassandra Clare, e la “zia” Ward. Poi ovviamente Anne Rice, però la Rice degli anni ’70, perché negli ultimi tempi ha un po’ perso mordente. Tuttavia rimarrà sempre nel mio cuore. Avevo apprezzato anche la Rachelle Mead con l’Accademia dei vampiri, soprattutto gli ultimi libri. Le serie fantasy le ho lette quasi tutte.
Il libro che ti ha cambiato la vita e quello che vorresti avere scritto. E se vuoi dicci anche il perché.
Come accennavo prima sono due i libri che mi hanno cambiato la vita: uno è “Orgoglio e pregiudizio” della Austen e l’altro “Intervista col vampiro” di Anne Rice. In realtà non esiste un libro che vorrei avere scritto io, perché se l’avessi scritto non l’avrei letto e siccome leggo tantissimo e ci sono dei libri che amo alla follia sono contenta che l’abbia scritto qualcun altro perché così io ho potuto goderne.
Quali consigli daresti agli esordienti?
Intanto mi sento ancora un’esordiente anch’io, è difficilissimo dare consigli. Posso dire di credere in loro stessi, di affidarsi a dei professionisti, di non buttare nel calderone il libro solamente perché qualcuno, parenti e amici hanno apprezzato l’opera, non buttarlo sugli e-store come se non ci fosse un domani e di investire. Investire tanto su se stessi, con il tempo, prima di tutto: leggere tantissimo, perché se vuoi scrivere devi anzitutto leggere, e ascoltare il parere di professionisti del settore, al di fuori della cerchia di amici e familiari.
Una tua o più passioni al di là della scrittura.
La prima è la musica, in ogni mio libro c’è una colonna sonora, una playlist. Spesso mi capita di scrivere ascoltando musica a basso volume, quasi sempre straniera, anche perché se scrivi in italiano e ascolti musica italiana rischi di confonderti; ascolto tantissimo rock, tantissimo hair metal e tantissimo blues. Bevo una quantità sfacciata di caffè, adoro la soda, soprattutto la Pepsi, mi piace bere “gasato”. Adoro la birra, forse un po’ troppo. E adoro le due ruote: amo le moto. Una delle mie serie preferite, da cui non potrei mai staccarmi è Son’s of Anarchy.
Quanto è fondamentale per un’autrice self avere un team che la affianchi? E da quante figure è composto il tuo team?
Credo che lavorare con dei professionisti sia fondamentale, non siamo dei tuttologi e quindi se decidi di scrivere e hai la fortuna di riuscire a farlo, avere un aiuto è meglio. Ho un editor che mi segue, ho una correttrice di bozze, ho una grafica (Angelice) che mi fa le copertine e poi ho un piccolissimo e fantastico team di beta reader che per me sono fondamentali perché mi aiutano tantissimo durante la stesura del libro.
Un genere che non scriveresti mai e perché?
Un giallo, perché non rientra assolutamente nelle mie corde e credo che sia un genere molto difficile da scrivere, molto tecnico, per il quale si devono avere delle conoscenze anche molto specifiche. Questo avviene per tutti i generi, anche il fantasy. Sono un’appassionata di fantasy, ho studiato tantissimo, ho fatto delle ricerche infinite e… “Craving” ci ho messo tre anni a scriverlo, però. E siccome non leggo gialli, ecco… non sarei mai in grado di scriverne uno.
E terminiamo con un’esortazione! ☺ Dopo la pubblicazione del secondo volume di “Craving”, scriverai di Jay e Leia – almeno così mi dicono dalla regia – protagonisti di un altro romance. Ci toccherà attendere molto?
Non so quando riuscirò a pubblicare il secondo volume di “Craving”, speravo prima dell’estate, ma probabilmente sarà dopo, ed è colpa mia. Ho avuto un periodo un po’ particolare all’inizio di quest’anno, succede che la vita non sempre ci porta dove vorremmo e mi sono bloccata, però adesso ho ricominciato e spero che Jay e Leia arrivino per la fine dell’anno, o per l’inizio del prossimo. Scrivendo questo libro mi sto divertendo davvero un sacco. Lo sto scrivendo con il doppio punto di vista e io adoro scrivere dal punto di vista maschile. Jay è un personaggio che mi ha fatto davvero incavolare in alcuni momenti, ma nello stesso tempo mi ha divertita tantissimo, con la sua ironia pungente. Come molti maschi non ha proprio le idee chiarissime e ogni tanto fa qualche “cazzattella” e io lì mi diverto.
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