Dieci anni d’amore, di perdita, di amicizia, di cuori infranti e di emozioni da gustare fino all’ultima goccia.
Dal primo momento in cui incontra Jamie, Brecks sa che la sua vita non sarà più la stessa.
Quel ragazzo dagli occhi ambrati diventerà il suo Whiskey, una irrinunciabile dipendenza. Mese dopo mese, anno dopo anno, errore dopo errore, la loro amicizia si fa sempre più complicata, e la loro attrazione sempre più inarrestabile.
Ma cosa fare quando il tempo e le circostanze sembrano essere sempre avverse?
Quanto duramente e quanto a lungo una donna può lottare per riappropriarsi del cuore dell’uomo che da sempre le appartiene?
Una storia cruda, appassionata e straziante, in cui il destino giocherà a tirare i fili del vero amore, in un turbinio di emozioni travolgenti.
Esistono vari livelli di sbronze, il livello di ubriachezza dipende infatti dall’età, dal tipo di alcolico assunto, dalla predisposizione del fisico e, soprattutto, della mente.
Da adolescente un paio di birre possono farti andare fuori di testa, da adulto invece sono solo un piacere dissetante. Assumere alcol quando non lo si fa da molto tempo è sempre un rischio, per quanto si possa godere della bontà del liquido, basta poco per far sì che lo stato di alterazione mentale sia di gran lunga maggiore rispetto a chi invece è abituato a farsi qualche bicchiere con regolarità. A livello fisico è altamente consigliabile avere lo stomaco pieno, così che gli zuccheri possano essere più facilmente metabolizzati, mentre a livello mentale è tutta un’altra storia. Non è certo questa la sede per addentrarci in un discorso simile, ma, come sappiamo tutti, lo stato d’animo e la compagnia possono cambiare radicalmente le cose: una piacevole serata oppure una catastrofe che può, in alcuni casi, sfociare in tragedia. Infine ciò che più conta è ciò che si assume e la sua qualità: e questo libro è una delle sbronze più belle delle mia vita, che guarda caso è avvenuta proprio con il Sig. JD, ma questa è un’altra storia.
Il whiskey ti porta in paradiso, sorso dopo sorso, goccia dopo goccia, ma la mattina dopo: aiuto! Cadi all’inferno tenuta per mano proprio da Satana in persona! Per fortuna con gli anni ho imparato a bere, ho imparato a distinguere un buon whiskey dalla robaccia da supermercato, e se devo fare la figura dell’ubriacona paragonerei questo romanzo a una bottiglia pregiata, venduta in una tra le più rinomate distillerie. Una bottiglia che sarà ottima bevuta non appena messa in commercio, ma che lascerà un piacere impagabile se messa in cantina a invecchiare ancora un po’.
Avrete certo compreso che non vi sto solo consigliando di leggere questo libro, ma vi sto proprio dicendo di comprare il cartaceo. Preparate quindi le vostre librerie, B e Whiskey stanno arrivando!
Dopo la figura barbina che ho appena fatto, cerco di spiegare il motivo per cui ho scelto di aprire la recensione parlando di alcol. Come si può ben intuire, uno dei due protagonisti è soprannominato Whiskey, ma l’autrice è stata favolosa a trovare similitudini continue e costanti tra la storia che vede protagonisti B e Whiskey, e il whiskey, a mio avviso l’eccellenza in fatto di alcolici. Ho scritto di proposito Whiskey una volta con la lettera maiuscola e una con la minuscola, proprio come ha fatto l’autrice, di una bravura assoluta! Le frasi che crea, utilizzando a volte la maiuscola, a volte la minuscola e a volte invertendole per giocare con i doppi sensi, le ho trovate un sintomo non solo di grande intelligenza, ma di grande maestria nel tenere alta la tensione e la partecipazione emotiva. Come se di tensione emotiva non ce ne fosse già abbastanza!
Era da un almeno un anno che non leggevo un libro così coinvolgente ed emozionante, un libro che è stato capace di abbattere ogni mio pregiudizio sul genere romance e di rivoltarmelo contro. Credo di non essermi mai immedesimata così tanto con i protagonisti di un romanzo, e io che odio gli happy ending ho iniziato a inveire contro il kindle circa al 50% della lettura per chiedere, supplicare, implorare un lieto fine per queste due anime.
Vado un attimo a leggere la trama per evitare di fare spoiler. Fatto! Procediamo!
Brecks, detta B (e già da qui potrei iniziare a scrivere una tesina, vi basti sapere che c’è un motivo per il quale lei odia essere chiamata con il suo nome completo, un motivo che pone le basi per farvi comprendere quanto doloroso possa essere il romanzo) incontra Jamie, il Whiskey in questione (e anche qui potrei fare un’altra tesina, vi basti sapere che il motivo per cui gli dà questo soprannome ve la farà amare alla follia), il quale dapprima prova un qualcosina per la migliore amica di lei, poi però le cose cambiano. Entrambi sono adolescenti, e ciò che prima sembra essere solo un’affettuosa amicizia si trasforma in qualcosa a cui entrambi non sanno dare un nome, ma che li segnerà per il resto delle loro vite.
Le loro strade si divideranno in molte occasioni, ma in altrettante si ricongiungeranno.
Apro una grande parentesi: le cose che accadono a loro, possono accadere a ognuno di noi. È vero che esistono gli espedienti letterari per far sì che determinate azioni portino agli eventi che ci faranno entrare in empatia con loro, ma è anche vero che pochissime autrici li sanno utilizzare senza che questi risultino banali e scontati.
B è una ragazza che vive da sola con la sua mamma, che ha una piccola cicatrice nel suo cuore e per questo si sente egoista, e forse lo è in qualche, ma sfido chiunque, chiunque, a non essere o non essere stato egoista, soprattutto quando, COME È SACROSANTO CHE SIA, si è giovani e con un futuro davanti. B è anche una ragazza che di fronte all’amore non sa come comportarsi, è insicura e confusa, sono sicura che in tante vorrete prenderla a randellate sui denti, ma, ripeto, quando si è acerbi, quando ciò che si vuole non è chiaro, quando le prospettive di vita sono le più disparate, solo un folle si focalizzerebbe su unico obiettivo senza vagliare tutte le opzioni possibili.
Ecco che arriva il folle, Whiskey.
E come se Jamie Shaw non fosse stato già abbastanza sexy, del sesso bollente servito su un cono gelato, ecco che si metteva a coccolare un gattino in braccio a lui dentro un caffè, con un accenno di barba che gli ombreggiava la mascella. Signore, dammi la forza.
Lui ha sempre avuto in mente solo lei, ha sempre saputo che il suo cuore apparteneva a B, ma in tutti gli anni, perché la storia si svolge lungo un arco temporale di circa 12/13 anni, è sempre rimasto fedele a se stesso. Ogniqualvolta B si dimostrava indecisa, ogniqualvolta B lo respingeva, ogni volta lui tentava il tutto e per tutto pur di dimostrarle che per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa e, quando il muro eretto dalla protagonista si rivelava insormontabile, lui ha sempre fatto un passo indietro, si è messo da parte per lasciare a lei la decisione finale.
Non l’amava abbastanza? Proprio il contrario, perché se è vero che bisogna lottare per l’amore della nostra vita, è anche vero che ci vuole una forza sovraumana per non elemosinare amore, ma pretendere ciò che ci spetta di diritto!
«Dopo questo devi essere mia» mormorò. Era ancora dentro di me e il momento era troppo intenso perché riuscissi a pensare, ma mi costrinsi a schiarirmi la mente. «Non posso». «Fanculo. Puoi. Sei mia». «Parto domenica notte, Jamie» dissi, tornando seria, interrompendo il nostro bacio perché mi guardasse. Liberò un sospiro, aggrottando le sopracciglia. «Allora sii mia per il week-end».
Da come l’ho descritta fin qui, sembra la classica storiella di “tira e molla”, in realtà non lo è, per niente!
All’inizio, i protagonisti si comportano come tutti gli adolescenti: i baci rubati diventano occhiate furenti, il giro in macchina per passare qualche ora insieme diventa una fuga costante dall’altro, l’infatuazione diventa negazione. Con il passare del tempo, e forse è questo il vero protagonista del romanzo, subentrano nella vita molti fattori prevedibili e imprevedibili: il lavoro, i colleghi, gli amici e, perché no, anche la vita infame! Tutto ciò ci cambia, inconsapevolmente e involontariamente questi fattori ci cambiano, ci fanno vedere il nostro futuro da un prospettiva diversa.
C’è chi vive tutto questo come Jamie: un unico obiettivo, ricercato sfidando anche le fiamme dell’inferno.
C’è chi vive tutto questo invece come B: una un’unica vita, vissuta senza guardarsi indietro.
Come dar torto a uno dei due… Io personalmente non ci sono riuscita. Mi sono ritrovata letteralmente furiosa come Jamie e subito dopo disperata come B per non aver compreso l’importanza e la realtà dei propri sentimenti e di quelli di Whiskey.
Quanto è brutto crescere? Quanto è brutto dover affrontare la vita e scegliere? Quanto è brutto prendere una decisione e sapere che non solo ci renderà tristi, ma che con questa faremo del male a qualcuno?
«Ma ora mi dici che ancora non ci siamo, che non è ancora il momento giusto. Non potevi stare con me quando eri a pezzi e ora che ti reggi sola con le tue forze, non puoi comunque stare con me. E se non ti posso avere quando stai male e non ti posso avere quando stai bene, allora quando? Quando arriverà il momento giusto per te per smettere di combattere quello che c’è tra noi e lasciarmi entrare nel tuo cuore?»
Più andiamo avanti con la lettura, più passano gli anni nel romanzo, e più i loro caratteri diventano forti, le loro convinzioni più solide, e la nostra sofferenza più acuta. Acuta? Questi due hanno preso il mio cuore, tanti cubetti di whiskey/Whiskey e lo hanno messo in uno shaker: agita e agita e sono diventata una crema di whiskey/Whiskey vivente!
Per fortuna che ogni tanto compare Jenna, la migliore di amica di B, che ci aiuta a smorzare la tensione e ci fa capire come l’ennesimo cliché sia stato distrutto in questo romanzo; FINALMENTE una migliore amica che non è “sfigatina” e che non vuole rubare la scena alla protagonista.
Non le importava che mia mamma fumasse in casa e che quindi i miei vestiti puzzassero di fumo, o che fino ai quattordici anni non sapessi come acconciarmi i capelli. Mi aveva voluto bene durante i miei anni imbarazzanti della scuola media e sapevo che avrebbe continuato a volermi bene anche in momenti peggiori. Eravamo amiche e lo saremmo sempre state.
Non posso aggiungere davvero nulla che non abbia detto, se non spendere una parola dovuta per il finale. La seconda metà del libro è uno “shakera, shakera, ti riduco il cuore in mille pezzettini di ghiaccio”, fino ad arrivare alle ultime nove parole, proprio le ultime nove. Se avete creduto di soffrire durante la lettura, vi sembrerà acqua calda in confronto all’ultimo capitolo! Il mio cuore a uno certo punto si è rotto, certo è un libro e quindi sono riuscita ad aggiustarlo, ma sono certa, stracerta, che un frammento lo abbia perso e se ne sia andato con loro.
«Mi sembra che addio non sia la parola giusta, per cui ti dirò soltanto “finché il tempismo non sarà quello giusto”…»
Avete capito che è un capolavoro o no? Su, su, correte a comprarlo!
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