Red è l’unica secondogenita nata da secoli, e come tale sa che la aspetta un destino ineludibile: verrà sacrificata al Lupo nella Foresta nella speranza che lui restituisca al mondo gli dèi che ha rapito.
Red ne è quasi felice: tormentata da un misterioso potere che non è in grado di controllare, almeno nel Wilderwood non potrà fare del male a coloro che ama. Non più.
Ma le leggende non dicono la verità. Il lupo non è un mostro, è un essere umano. I poteri di Red non sono una maledizione, sono una vocazione. Ma se non imparerà a controllarli gli dèi, divenuti mostri, inghiottiranno il Wilderwood, e il mondo intero.
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Solo Cappuccetto Rosso con la sua innocenza comprese che il lupo non era cattivo,ma semplicemente troppo solo. (cit. da Twitter)
In questo ultimo periodo sono tornata al mio primo amore, il fantasy, merito anche di tutte le meravigliose uscite che, ultimamente, si susseguono a ritmi serrati. Servirebbero giornate da 56 ore per poterle leggere tutte! Il libro di cui vi parlerò rientra a pieno titolo tra le migliori letture degli ultimi tempi. Già la trama mi aveva intrigata e adesso, a fine romanzo, posso dire che mi è piaciuto tanto, ma proprio tanto, al punto di volere il seguito tipo… ora!
Questa è una storia con richiami, nemmeno troppo velati, alla favola di Cappuccetto Rosso, con un’ambientazione cupa e a tratti claustrofobica, e con tre protagonisti molto sfaccettati. Ebbene sì, i protagonisti sono tre: Redarys, detta Red, Eammon, il Lupo, e poi abbiamo il Wilderwood, il bosco senziente in grado di interagire e che scandisce la vita di tutti quelli che si trovano all’interno dei suoi confini.
Tutte le Seconde Figlie erano più icone che individui. Definite da ciò che erano invece che da chi.
Red è una secondogenita e per tutta la vita ha convissuto con questa condizione che, per lei, assume i tratti di una maledizione. Solo da Neverah, la sua gemella, e da qualcun altro è stata trattata come una persona; per chiunque, lei è sempre stata il simbolo di un accordo stretto secoli prima, una specie di tradizione sacrificale necessaria a mantenere l’equilibrio ed evitare che i mostri invadessero il mondo… sempre che i mostri esistano davvero. All’interno del Wilderwood, Red scopre un mondo diverso che metterà a dura prova le sue convinzioni, che la costringerà a rimettere tutto in discussione e a imparare ad accettare se stessa, per ricostruirsi, pian piano. Finalmente, Red troverà il suo posto nel mondo e il potere, così odiato e temuto, si rivelerà l’unica possibilità di salvare tutti quelli che ama. Perché tutto quanto credeva leggenda in realtà esiste davvero, e il pericolo di perdere ogni cosa è grande. Il Wilderwood le regalerà una nuova consapevolezza e un coraggio che non immaginava di poter avere: la forza di contrastare chi sta cercando di distruggere il bosco e di liberare chi è imprigionato da secoli.
Aveva baciato e fatto molto di più, ma mai con questo bisogno, come se fossero stati due pezzi che si incastrano, come se i bordi di lei fossero destinati alle cavità di lui.
Eammon, il Lupo: secoli trascorsi a prendersi cura del Wilderwood per proteggere quel mondo che non conosce, che non lo conosce e che lo ha relegato al ruolo di mostro. Un senso di colpa che lo divora dall’interno, per tutte le secondogenite che non è riuscito a salvare, per quel bosco che non riesce ad aiutare come vorrebbe. E poi arriva Red a scuotere le sue certezze e le sue convinzioni, a farlo riflettere, a metterlo di fronte alla vita, quella vera. E così Eammon inizia a sperare, a intravedere un raggio di luce, ma poi tutto precipiterà e lui dovrà fare una scelta, la più dolorosa, per proteggere chi ha imparato ad amare.
La terra le arrivò in un istante fino al polso, le dita furono avvolte in radici sottilissime. Le sfioravano le mani come esseri senzienti, toccandole le nocche, le linee del palmo.
Il Wilderwood, per me, è protagonista di questa storia al pari degli altri due: un bosco dotato di una coscienza, che interagisce con Red e con il Lupo, e che con quest’ultimo ha un legame simbiotico. Un bosco che ha il compito di tenere al sicuro il mondo, proteggendolo dalla Ombre, un bosco che è disposto a tutto per mantenere il patto. Detta le regole all’interno dei suoi confini e scandisce la vita dei protagonisti, spingendoli verso il loro destino, a volte dolcemente, a volte con una violenza che nasce dalla disperazione. Disperazione che traspare dall’ambiente decadente, cupo e malinconico del paesaggio che lo contraddistingue.
Tutti i personaggi che abitano il mondo inventato dalla Whitten sono caratterizzati benissimo, ognuno ha il suo ruolo e ognuno ha il suo scopo da raggiungere.
Salvezza e dannazione, odio e amore, sacrificio e una miriade di altri sentimenti e scopi si susseguono lungo le pagine…
Neverah, la gemella di Red, disposta a tutto pur di salvare la sorella; la sua afflizione usata per secondi fini da quel qualcuno che complotta nell’ombra, contro il Wilderwood e i suoi guardiani.
Uno degli antichi Re vuole tornare, ma qual è davvero il suo scopo? È davvero un pericolo?
Nessuno sembra essere ciò che è, tutti nascondono qualcosa.
Misteri, segreti, magia e complotti si snodano in un mondo a tratti cupo e in rovina.
L’autrice ha creato una storia che cattura, che incuriosisce. Una storia che lega il lettore alle pagine come il Wilderwood lega i suoi guardiani.
Capitolo dopo capitolo, vediamo come le due gemelle, Red e Neve, affrontano la lontananza. Come la vita di entrambe sia strettamente collegata al bosco e al mondo da esso trattenuto, come il destino dell’una sia strettamente legato a quello dell’altra. Il loro legame è il motore che porta avanti la storia, azione e reazione indissolubilmente unite.
Non vedo l’ora di leggere la storia di Neverah e di un personaggio che in questo romanzo mi ha davvero incuriosita per il suo essere controverso, pieno di sfaccettature. Chi è davvero?
Spero di poter avere presto tra le mia avide mani il prossimo libro.
Consigliatissimo!
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