Sicilia, estate 1980. Da una radio la musica di Franco Battiato si mischia al frinire delle cicale e allo spumare delle onde tra Scilla e Cariddi. Due ragazzi sono sdraiati all’ombra di un pino marittimo in un agrumeto sulle sponde del mare. Il sole sopra di loro, gli aghi di pino sotto la pelle. Ma l’unico movimento è quello del vento. “Stranizza” è la storia di due ragazzi che si sono innamorati una mattina di giugno. Che hanno vissuto un’estate insieme e che hanno sognato che una stagione potesse diventare una vita. Ispirata ai fatti reali del delitto di Giarre, una storia che parla d’amore e dell’odio cieco e immotivato che nasce dal pregiudizio.
Sono già alcuni giorni che sto pensando a come impostare questa recensione, a cosa mettere in luce, a quale aspetto dare più rilevanza rispetto a un altro, ma non perché sia difficile trovarne, anzi… proprio per il motivo opposto. Sono molteplici le ragioni per cui questa storia andrebbe letta da tutti, a partire dagli adolescenti e su, su fino a chi adolescente non lo è più da moltissimo tempo.
Per prima cosa, l’autore si ispira a un fatto realmente accaduto in Sicilia, a Giarre per la precisione, nell’ottobre del 1980, in cui Giorgio Agatino Giammona di 25 anni e Antonio Galatola di 15 furono uccisi a colpi di pistola perché omosessuali. Questo delitto mette in luce la profonda omofobia che anima il paese e che porta alla fondazione, pochi mesi dopo, del primo nucleo di Arcigay in Italia.
Se questo non fosse abbastanza, e credetemi che non lo è, l’altra ragione per accostarsi a questa storia è la bellezza, la delicatezza e la poesia con cui l’autore ce la racconta.
Da un lato, Marco Accordino che incontriamo la prima volta di rientro al paese in autobus, solo, tenuto a distanza, cupo, osservato con sospetto e circospezione, appena uscito dalla prigione in cui l’ha fatto rinchiudere il padre.
Dall’altro, Nino Scalia, adolescente, vive in famiglia, amato dai genitori, la gioia di vivere fatta persona, sempre allegro, chiacchierone, aiuta il padre nelle fiere ed è in quell’età in cui ha già capito quale sia la sua preferenza in fatto di attrazione, ma non ha ancora vissuto pienamente la sessualità e soprattutto non si è mai innamorato.
Due persone diverse, quasi opposte, oltre che caratterialmente, anche come vissuto familiare, destinate ad incontrarsi e vivere una grande storia, anche se la loro stagione sarà solo una, bruscamente interrotta dalla cattiveria, dall’intolleranza e dalla mentalità retrograda di chi li circonda, che non sopporta il loro amore e il desiderio di viverlo pienamente, alla luce del sole.
Consapevoli delle conseguenze, la decisione è comunque presa:
Su quel muretto, seduti l’uno accanto all’altro, circondati dagli aranci, Nino e Marco si trovavano senza saperlo davanti a un bivio. Da una parte c’era la morte, dall’altra la vita. Presero una decisione, senza esserne consapevoli e senza immaginarne le conseguenze. Forse in alcuni momenti la possibilità di scegliere è solo fittizia, perché non puoi fare altro che seguire i sentimenti. I rapporti precipitano verso il loro definirsi quando si è più distratti.
Alla fine, guidati dall’istinto, dalla chimica, dal destino, si avvicinarono. Sotto la luce del sole, con il viso abbronzato e i capelli scompigliati, si baciarono come non avevano avuto il coraggio di fare nel buio del negozio di musica. Le lingue si toccarono, in una fame che esplose improvvisa e che non potevano più contenere. Quel contatto li rassicurò: entrambi tremavano, entrambi si sentivano fragili. Non stavano sbagliando, non erano più soli.
E sembra quasi di sentirla, in sottofondo, la canzone del grandissimo Franco Battiato “Stranizza d’amuri”, colonna sonora della loro estate.
Mirabilmente dipinto l’ambiente, non solo dal punto di vista descrittivo e paesaggistico, sembra quasi di sentire il calore del sole, la polvere sospesa nell’aria, il frinire delle cicale; possiamo vedere l’agrumeto circondato dal muretto e quel pino marittimo, testimone silenzioso della vita e della morte dei due ragazzi.
Quello che colpisce di più è essere calati nella tipica atmosfera di paese, in cui tutti sanno tutto di tutti, dove gli “anziani” si ergono a giudici, pronti a elargire perle di saggezza e correggere errori, a emettere sentenze inappellabili.
I due giovani lo sanno che la condanna nei loro confronti è stata emessa e la affrontano con coraggio a testa alta:
Marco alzò le spalle come a dire che non aveva più alcuna importanza e, stringendolo alla vita, lo tirò di nuovo a sé. Lo baciò sulle labbra e inspirò il suo odore.
Rimasero così, e gli occhi di Micio, dei passanti, degli alberi, del cielo, di ogni cosa intorno a loro li guardavano famelici e avidi, infine sazi di quel pasto tanto agognato, di quello scandalo su cui tanto avevano curtigghiato.
Carrettieri e comari e passanti. Ora tutti potevano guardarli e dire la propria. Ora tutti potevano emettere giudizi e sentenze, condanne. Loro due non si nascondevano più, erano alla luce del sole, abbracciati, innamorati. Gli ziti di Fochi. I fidanzati. E così sia.
Un libro assolutamente da leggere e avere nella propria biblioteca; aggiungo però che non andrei a vedere il film che sta girando nelle sale cinematografiche, e che porta quasi lo stesso titolo, in quanto non riconosce i crediti all’autore che ha visto pubblicata per la prima volta la sua storia nel 2013 e poi successivamente in edizioni diverse negli anni seguenti. Spero che si possa fare presto giustizia.
Recensione a cura di
Editing
Commenti
Nessun commento ancora.