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Scott Sigler Darrow ha sedici anni, vive su Marte ed è uno dei Rossi. La casta più bassa, minatori condannati a scavare nelle profondità del pianeta a temperature intollerabili, rischiando ogni giorno la propria vita. Ma Darrow sa di farlo per rendere abitabile la superficie di Marte, per dare una terra alle nuove generazioni. E a ripagarlo dei sacrifici c’è l’amore per Eo, bellissima e idealista. Finché un giorno i due innamorati sono sorpresi a baciarsi in un luogo dove non avrebbero dovuto, sono processati e condannati da un giudice appartenente alla casta degli Oro, la classe dominante. E mentre Eo riceve le frustate di punizione, la sua voce si scioglie in un canto dolcissimo, un canto proibito di rivolta e speranza, lo stesso canto che era costato la vita al padre di Darrow. E ora costerà la vita a Eo.
Finalmente, dopo aver sentito ottimi pareri da parte di molti amici e conoscenti appassionati di fantascienza, mi sono deciso anch’io a leggere questo primo volume della acclamatissima trilogia Red Rising di Pierce Brown e devo dire che, seppur con qualche pecca marginale, non ne sono rimasto affatto deluso, anzi, tutt’altro.
Il romanzo ci immerge immediatamente nella storia, mostrandoci la vita durissima, con poche gioie e moltissimi sacrifici, soprusi ed angherie, del giovane protagonista, di nome Darrow, che appartiene alla casta dei “Rossi”. Darrow trascorre i suoi giorni sotto la superfice del pianeta Marte a lavorare duramente al servizio della casta dominante degli Oro. Infatti, è chiaro fin da subito che in questo lontano futuro la genetica si è spinta così in là da aver di fatto sancito la scomparsa della specie umana, sostituendola con una serie di sotto-specie adattate allo svolgimento di tipi di mansioni altamente specifiche.
Come in molte altre distopie, assistiamo, insieme al protagonista, alla catena di eventi che lo porterà ad assumere piena coscienza di sé e del proprio stato di asservimento. La classe dominante, tramite una combinazione piuttosto classica, ma assai verosimile ed efficace, di controllo sociale, istituzionale ed economico, stato di polizia, repressione militare, ignoranza e inganno delle masse, mantiene questo asservimento. Assistiamo alla ribellione di Darrow a tale sistema dittatoriale e al suo percorso di lotta per la libertà e uguaglianza per tutti.
Questo primo romanzo fa chiaramente parte del filone distopico “d’azione”, stile Hunger Games o Maze, non del filone “psicologico” stile “1984” o “Fahrenheit 451”, quindi vi possiamo trovare una certa abbondanza di personaggi che si affiancano a Darrow per tutta la storia, o solo per parti ben precise di essa, che potrebbero rendere un po’ più ostica la lettura, e che mi sono parsi di solito meno “definiti”, “profondi” e “sfaccettati” del protagonista.
Tuttavia, questo romanzo mi ha catturato con estrema facilità e mi ha colpito profondamente. In primo luogo per la potenza visionaria dell’affresco di insieme; in seconda istanza per la forza del messaggio trasmesso, circa le conseguenze a lunghissimo termine di un possibile futuro programma eugenetico caratterizzato da una deriva evoluzionistica elitaria, repressiva e dittatoriale; in terza istanza per la forza dell’impatto descrittivo ed emotivo di vari colpi di scena ben congegnati e mai banali e, infine, per la scelta coraggiosa di non rifuggire dalla descrizione verosimile dell’uso della violenza, quando necessario ai fini della narrazione.
Peccato per il leggero calo di livello nella parte centrale del libro, la quale avrebbe probabilmente beneficiato di una riduzione (rispetto alla totalità del romanzo), magari ampliando la prima parte, partita in quarta, o la parte finale del libro. Quest’ultima conclusasi col botto, grazie a un colpo di scena straordinario e difficilmente immaginabile, ma al tempo stesso davvero avvincente e assai credibile. Il calo, comunque, non modifica sostanzialmente il piacere provato in questa lettura.
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