Un omicidio irrisolto, una donna rinchiusa in un ospedale. Nora, prigioniera della sua stessa mente cerca di essere libera da un passato macchiato di sangue che non riesce a dimenticare. Troverà nell’infermiere Christian un amico fedele a cui confidare l’orrore celato nel profondo. Un orrore che striscia ancora tra le ombre della casa di Nora. Un orrore che cerca di uscire da quelle mura. Nessuno è più al sicuro. Lei li aveva avvisati. Sarà compito di Christian scoprire cosa c’è di vero nelle farneticazioni della donna e cosa è invece frutto della follia. Cos’è successo veramente a Nora in quella casa? È possibile conoscere fino in fondo chi ci sta attorno? Una storia di pazzia e dolore, di morte e paura, che porterà a una verità ancora più cupa e terribile.
“L’odore di sangue e morte a volte può essere un profumo dolciastro e spietato.”
Mi sono imbattuta in Nora casualmente. Mi ero riproposta di non leggere mai più un romanzo horror (soprattutto made in Italy) poiché, ultimamente, non riuscivo a trovarne di originali: storie trite e ritrite, che per un’amante del genere, quale sono, è terribilmente frustrante. Mi sono chiesta spesso se fosse colpa del libro in sé oppure se fossi io a essere talmente abituata a leggerne da non riuscire più a stupirmi.
Ebbene, con il romanzo di Giacomo Ferraiuolo, ho capito che qualche ago nel pagliaio ancora si può trovare.
Nora è un libro molto particolare: inizialmente l’ho trovato originale per quanto riguarda la parte horror, ma ho anche pensato che fosse l’ennesimo libro basato sul sesso per vendere. Mai pensiero fu più errato.
Certo, ce n’è parecchio, soprattutto nella prima parte, ma, ai fini della storia, è utile per capire quanto possa essere fragile la mente di una donna che subisce continuamente abusi sessuali da persone che, al contrario, dovrebbero amarla. Una donna denigrata da tutti per quello che fa, per come si comporta, e nessuno intenzionato ad aiutarla con il risultato di peggiorarne la situazione.
“Da giovane era una gran bella donna.” Christian gli sorrise “Che si diceva di lei?” “Cosa dice ancora, semmai.” Gli fece l’occhiolino. “Non è che ha qualche malattia?” “No, tranquillo, si dice che sia pazza, qui in ospedale è conosciuta molto bene, come in città. Non te ne hanno mai parlato?” gli chiese.
Proprio per questa sua mente disturbata, viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico, legata a un letto, imbottita di farmaci che la rendono un vegetale agli occhi delle persone che dovrebbero seguirla, ma che in realtà la rendono forse più consapevole di ciò che le succede.
Nella sua solitudine, Nora parla. Parla con qualcuno o qualcosa che si aggira tra quelle pareti e che si insinua nella sua follia. Spinta da Christian, un infermiere molto curioso del reparto in cui è ricoverata, decide di raccontare la sua storia. Una storia che parte dalla morte. Anzi, da tante morti custodite sottopelle.
“La porta era chiusa, la chiave ancora infilata nella serratura e il portachiavi che dondolava appeso nel vuoto. Dondolava.”
E sottopelle continuano a rimanere, legandola in un incubo senza via d’uscita. Nora è intrappolata da se stessa, dalla follia che regna sovrana in lei, una follia talmente reale e sadica da renderla totalmente soggiogata, fino a farle credere di essere persino felice.
Nora è mamma, amica, moglie, amante e nasconde tanti segreti dai quali cerca di salvare quelli che ancora non sono stati intaccati, peccato che non venga ascoltata. O per fortuna, oserei dire.
Giacomo Ferraiuolo è stato una piacevole scoperta. Con il suo modo semplice di scrivere, le similitudini che usa per descrivere gli stati d’animo di tutti i personaggi, le scene cruente che rendono perfettamente l’idea di ciò che sta avvenendo, trasforma il lettore nello spettatore di un film con tanto di pop corn in mano, e ha saputo creare un piccolo gioiello dell’horror italiano.
La follia, così come la racconta, è reale; spetta a voi decidere quanto.
O, forse, no.
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