Erano tempi di affluenza, tempi di promesse per loro: erano speciali per nessun merito particolare se non di essere loro stessi ad esprimerlo; potevano fare qualsiasi cosa purché s’impegnassero. Perché i tempi lo concedevano, la luminosità, la rilassatezza, le strade, i negozi. Ma erano tempi fragili, tempi di vetro: si sarebbero infranti presto, non con un rumore secco del vetro che cade ma con una crepa sottile, che si espande lenta. E tutto sembra uguale, e tutto si può trascurare.
Due generazioni cadono, una si rialza.
Milano. Anna ha trent’anni e da sempre si sente fuori posto. Fuori posto al liceo e all’università che ha frequentato. Fuori posto nella sua famiglia, dove l’hanno sempre fatta sentire ingrata e inadeguata. Fuori posto nella sua relazione con un uomo più vecchio di lei, Valerio, il suo professore di teatro e attore famoso che si fa vivo solo quando vuole lui. Fuori posto a Milano, la città dei vincenti. Fuori posto anche con se stessa, come se niente potesse cancellare un evento che ha segnato la sua adolescenza. Eppure, nonostante le sue insicurezze e le sue paure, Anna è tenace nell’andare avanti ed è riuscita ad avviare una startup di successo.
Teo è il socio di Anna, un trentenne che sembra aver avuto tutto dalla vita e che ha deciso di scommettere sul suo futuro. Dopo la laurea alla Bocconi e una carriera rampante, Teo ha abbandonato il “pensiero muscolare” al quale era stato addestrato nell’azienda in cui ha lavorato. Tra loro nasce qualcosa di impalpabile, che serpeggia nell’elettricità che pervade ogni loro conversazione. Sono divisi da quella che sembra una differenza inconciliabile, eppure devono affrontare insieme le difficoltà quando la loro startup viene travolta da un tracollo finanziario. E la loro personale battaglia si intreccia indissolubilmente alla storia italiana che, dopo aver promesso una crescita culturale, sociale ed economica che non ci sarebbe mai stata, ha dato tantissimo a una generazione, ma ha tolto tutto a un’altra. Il passato e il futuro sono le due forze che spingono Anna e Teo ora verso la rassegnazione, ora verso quella pericolosa parola che è «speranza». La speranza di due anime tradite che nonostante tutto combattono.
Raffaella Silvestri, una delle voci più raffinate del panorama letterario italiano, con profondità di sguardo, chiede ai suoi personaggi se sono pronti ad affrontare un futuro a cui nessuno li ha preparati. Lo chiede anche a noi, che viviamo questi tempi incerti, ricordando un passato che ci appare attraente e splendido, timorosi di vivere fino in fondo la libertà di un presente non ancora tracciato.
Una storia crepuscolare che riesce a tratteggiare con estrema sensibilità due generazioni dell’Italia contemporanea attraverso una vicenda individuale ma collettiva, fino alla rinascita di un nuovo giorno.
Ecco Garzanti con un nuovo titolo che merita e grazie al quale si fa perdonare qualche scivolone nella narrativa iper-commerciale.
Diciamolo subito: “La fragilità delle certezze” è un gran bel libro, scritto con una prosa elegante e mai banale.
Un romanzo italiano al 100%: sia per i personaggi sia per l’ambientazione.
Centrale è la generazione dei nati negli anni Ottanta, figli di una borghesia che ha lasciato il passo a un precariato che annienta sogni e speranze anche di chi ha creduto alla bugia istituzionale di una buona istruzione. Studio o non studio, niente è più garantito: il lavoro, la serenità personale, la volontà di far funzionare qualcosa, costruirsi una famiglia.
Una generazione di infelici, frustrati, ma con competenze teoriche difficili da tradurre in pratica o svendute per contratti a progetto. La generazione dei co.co.co.
Anna si sente mediocre e inadeguata, ha cambiato facoltà, Università, ingolla antidepressivi e si fa usare a piacimento da Valerio, il suo ex professore di teatro, che come un vampiro emotivo si nutre della sua giovinezza, senza concederle altro che un’elemosina di presenza. Sembra quasi che, così facendo, lei si voglia punire, custodisce un segreto dal secondo anno di liceo e il senso di colpa si è annidato in lei come una pianta infestante, ma va avanti, vivacchia, ed è tenace: avvia con l’amico Marcello una start up di successo, tanto da assumere un esperto in finanza, Teo. Quest’ultimo è all’apparenza il suo esatto contrario: ha una famiglia facoltosa alle spalle, e esperienze lavorative al top per la sua formazione nella «più importante società di consulenza manageriale del mondo», eppure c’è una frattura invisibile nella maschera spavalda con cui si cela al mondo. Anche lui condivide con Anna un dolore profondo, reso muto al mondo.
Quando la crisi economica investe l’Italia, la start up accusa le prime perdite e anche i rapporti più saldi s’incrinano.
La fragilità delle certezze è un quadro realistico degli italiani di oggi, a cui non interessa più fare «la bella figura», ma «sopravvivere», così lontani dalla generazione dei propri genitori e dal boom economico. È un Paese disilluso quello che emerge dalle pagine e che forma giovani soltanto per lasciarli andare via, con un biglietto di sola andata e una ridda di titoli di studio e specializzazioni da spendere altrove. Ma quando tutto appare perduto, la capacità di non abbandonarsi alla rassegnazione è il primo passo per riemergere da una situazione di stallo. E la resilienza, in fin dei conti, si coniuga con l’amore: per sé e per gli altri.
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