Caius non è proprio sicuro della sua vocazione monastica. Certo, apprezza la sua vita di studio e lavoro all’interno della remota comunità di Fara, ma nelle sue vene scalpita lo stesso sangue guerriero degli antichi antenati romani, ed è solo tra le braccia del gentile amico e amante Leof che riesce a trovare un po’ di pace.
Quando però Leof viene ucciso dai vichinghi durante una razzia, Cai non è per niente disposto a porgere l’altra guancia e desidera solo potersi vendicare. L’occasione gli si presenta quando si imbatte in Fenrir, un giovane pirata vichingo in fin di vita e abbandonato dai compagni sulla spiaggia. Ma invece di impugnare una spada e cercare quella giustizia che il suo cuore tanto brama, Cai si trova a disobbedire al suo stesso abate e a usare le sue abilità di guaritore per salvare il proprio nemico.
All’inizio, il vichingo ripaga la sua generosità con un atteggiamento sdegnoso e aggressivo, ma con il passare del tempo, si lascia conquistare dalla sua generosità; mentre Cai, che aveva abbandonato l’idea di poter amare ancora, sente nascere dentro di sé una nuova e profonda attrazione.
Nonostante il sentimento sbocciato tra loro, però, Fen non riesce a dimenticare la lealtà che deve alla sua gente e fa di tutto per scoprire il segreto di Fara: un potente talismano che potrebbe rendere i vichinghi invincibili e distruggere per sempre il loro amore.
Era da tempo che un libro non mi coinvolgeva così tanto, ma devo dire che “La croce e il lupo”, nonostante l’obiettiva lunghezza e i temi trattati, si è rivelata una splendida lettura, una di quelle che difficilmente si dimenticano e i cui personaggi rimangono per sempre nel cuore dei lettori.
La storia di Caius, monaco ribelle dall’animo guerriero, e del suo lupo vichingo Fenrir si svolge nel 687 d.C. nelle impervie regioni della Britannia, crocevia di popoli differenti per linguaggio, credenze, usi e costumi. Popoli abituati a guadagnarsi ogni giorno di vita e ogni briciola di cibo, abituati a sopravvivere alle razzie o a compierle in virtù di una violenza insita nel loro retaggio.
Conti solo tu, e sento il tuo dolore più di quanto senta il mio…
Un’ambientazione che l’autrice descrive in maniera sublime, lasciando senza fiato il lettore e dandogli la possibilità di immergersi in quelle terre ostili, spazzate dal vento e dalle acque. Il monastero di Fara e i suoi segreti sono il fulcro dell’intero romanzo ed è proprio lì che Caius, arrivatoci per noia e ribellione nei confronti del padre, si trasformerà da ragazzo poco incline all’ubbidienza e dalla vocazione traballante in un leader carismatico, un combattente coraggioso, un uomo dalla mente aperta e dal valido intelletto e un amante tenero e appassionato.
In ogni pagina si respira religiosità, ma se ne scoprono sia i lati negativi che quelli positivi, ponendo importanti interrogativi sul ruolo della Chiesa in quei tempi oscuri. Le atmosfere mistiche che pervadono l’intera vicenda sono intessute di un pizzico di magia che ci lascia perplessi, ma che presto impariamo ad accettare come un segno della forza della vita che supera qualsiasi ostacolo.
Cai e Fen sono due personaggi incredibili; il primo diviso tra fede e gioia di vivere, l’altro libero e selvaggio come il vento, ma pronto a lasciarsi domare per amore. I loro sentimenti non si fermano di fronte a nulla e il loro amore è puro come solo quello di due giovani appassionati può essere, al di là di ogni regola o convenzione sociale. Le scene di sesso sono in linea al periodo storico in cui si svolgono, ma non mancano di una piccante sensualità che le rende vivide e coinvolgenti.
Fen gli prese il viso fra le mani e, dopo avergli scostato una ciocca dalla guancia, gli pulì una traccia di sangue dalle labbra con la punta del pollice. Era così bello in quella luce soffusa che gli addolciva i lineamenti austeri, mentre i ciuffi portati dal vento, simili a piume di gheppio, gli svolazzavano sulla fronte. «Guarirai?» Cai non riusciva a ingannarlo, però poteva tranquillizzarlo. Affondò le mani nella sua criniera calda e folta e posò dei baci sul profilo che il sole morente stava tingendo d’oro.
Non posso che consigliare questo storico intenso e particolare, una lettura scorrevole e mai prolissa, che pur avvalendosi dell’unico POV del giovane monaco ci regala il giusto approfondimento del carattere del vichingo che conquisterà il suo cuore.
Faccio i miei complimenti per la resa in italiano che ho trovato curata e professionale.
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