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EGITTO, XVIII SECOLO.
Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori.
Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.
Leggendo questo libro mi sono immaginata mentre viaggiavo a bordo di un tappeto volante, novella “Aladina” sorvolando il deserto, pronta per mille avventure.
Ho sempre avuto un debole per le leggende dei vari paesi e quelle del medioriente con le loro storie di tappeti volanti e jinn hanno sempre avuto, per me, un richiamo quasi irresistibile. Quindi quando ho letto la trama di questo libro non ho potuto fare a meno di leggerlo.
La storia è quella di Nahri giovane ragazza che vive al Cairo, dove per sopravvivere compie piccole (e grandi) truffe ai danni dei nobili (e creduloni) ottomani. Professa di essere in possesso di poteri magici, di poter condurre riti arcani e di guarire con l’imposizione delle mani, ma la prima a essere convinta dell’inesistenza della magia è proprio lei, almeno finché la sua strada non incrocia quella di Dara, jinn guerriero, e… l’avventura ha inizio.
Nahri, mi è piaciuta anche se alcune volte l’avrei volentieri presa a schiaffi a causa del suo comportamento, che ho trovato un pochino troppo da viziata. È comunque un bel personaggio, che durante tutto il libro si trova a compiere una maturazione. Non è la classica protagonista tutta buoni sentimenti e positività, al contrario ha un lato scuro che me l’ha fatta apprezzare molto in quanto la rende più reale. È una ragazza orfana che non conosce il suo passato, e segue Dara nel viaggio verso Daevabad non solo per salvarsi la vita, ma anche per conoscere le sue origini. E troverà molto più di quello che cercava.
Dara è un guerriero jinn, uno dei più potenti e pericolosi, ma è anche un “uomo” che ha sofferto molto. Quanto gli è successo nel passato, lo ha segnato e gli ha regalato un compagno di viaggio – il senso di colpa – che non gli consente di dimenticare il passato e passare oltre. In Nahri vede la sua possibilità di redenzione e anche qualcosa in più.
”Una specie di fantasma il cui ricordo si è perso nel tempo, un fantasma che cerca i compagni morti in un lontano passato.”
I protagonisti di questo libro, però, non sono solo Nahri e Dara ma anche Alizayd “Ali”, figlio del re che governa la città di Daevabad: un giovane guerriero, che poco comprende il regime del padre. Dotato di un animo compassionevole, si caccerà in parecchi guai a causa del suo lato un po’ ingenuo e gentile. Diverrà amico di Nahri, la quale sazierà la sua curiosità relativa al mondo degli umani. Ma Ali, dentro di se, nasconde qualcosa. Qualcosa di molto pericoloso…
Ho adorato l’ambientazione esotica di questo romanzo. L’autrice ha costruito un world building davvero interessante e molto accattivante. I vari popoli, le varie creature, i vari riti e tradizioni mi hanno affascinato molto.
«Tutti gli elementi – terra, fuoco, acqua, aria hanno le loro creature.»
Lo stile è lineare e molto scorrevole e la lettura prosegue con un ritmo elevato grazie alle avventure dei protagonisti che si susseguono una dopo l’altra. Essendo un fantasy viene privilegiata la parte relativa all’azione rispetto alla parte sentimentale, ma sono comunque presenti accenni a possibili diverse storie d’amore.
Ho molto apprezzato la scelta dell’autrice di presentare tutti i personaggi con il loro pregi e difetti, in modo da non definire nettamente chi siano i buoni e chi i cattivi, infatti non è così semplice capire chi rientra nel primo o nel secondo schieramento. E questo aiuta a mantenere alta l’attenzione.
La città di ottone non è solo un buon fantasy, l’autrice ha inserito nella storia anche tematiche attuali, come il razzismo, integrandolo alla perfezione nella trama.
La storia è piena di misteri, alcuni dei quali vengono svelati pagina dopo pagina ma alcuni alla fine del libro rimangono ancora tali.
Non vedo l’ora di leggere il secondo libro, la fine di questo mi ha lasciato con molte domande e poche risposte.
Consigliato a chi ama i fantasy.
Recensione a cura di:
Editing:
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se continuo ad aggiungere libri alla mia lista non mi rimarrà tempo per fare altre cose oltre alla lettura
Mariarosaria, il tempo scarseggia e di sicuro ne perderemo buona parte a leggere la lista dei libri da leggere, visto la lunghezza raggiunta…
Bello bello! Speriamo di leggere presto il seguito
Davvero bello, sono molto curiosa. Speriamo che pubblichino il seguito al più presto.