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Esistono notti senza luna in cui le stelle sono destinate a brillare più forte, come quella in cui ha inizio questa storia.
La storia di un mercante di profumi che compare nel regno senza confini di un popolo senza re.
Mastro Tillion è un giovane arrivato da poco a Leithras, le Terre di Passaggio dove dimorano gli Eletti, stirpe impura nata dalle prime unioni tra Uomini ed Elfi.
Accompagnato solo dal proprio cavallo, prende una stanza alla Locanda delle Anime Perdute e inizia a farsi notare per l’atteggiamento sfacciato e sicuro.
Ma un mercante di profumi nasconde molti segreti e non sempre essi sono legati alle essenze che crea.
Per Tillion il segreto più grande è la vita che ha lasciato indietro, fatta di battaglie e di perdite, insieme a un nome che non dovrebbe essere pronunciato: Valadier, erede al trono di Riselden.
Deciso a non farsi rovinare gli ultimi mesi prima del ritorno a casa, Tillion passa il tempo a inventare fragranze improvvisate e a condividere il letto con compiacenti fanciulle.
Fin da subito, però, ad attirare la sua attenzione è il vicino regno di Mithren, popolato dalle creature immortali di cui ha tanto sentito parlare nelle leggende. Attraversati quei confini, i suoi semplici piani iniziali prendono una piega inaspettata quando si imbatte in un elfo che dimostra di essere molto diverso dagli altri.
Idalion, Capitano dei Guardiani, è uno spirito libero e selvaggio, figlio della Natura e della Foresta.
Rispettato e apprezzato per la sua abilità nel comandare e per l’estremo coraggio in battaglia, il guerriero cela dietro a una maschera di distacco e superbia il difficile passato dei millenni che ha affrontato. Diviso tra gli addestramenti degli allievi e la lotta contro il nemico che minaccia la sua gente, l’elfo non perde comunque occasione di trascorrere delle ore di passione con gli amanti che sceglie per poche notti.
Affascinante e intransigente, Idalion ha delle regole ben precise e nessuna intenzione di infrangerle. Ma ha anche un punto debole: i Mortali.
Dopo i primi incontri carichi di tensione e i continui scambi di battute a cui nessuno dei due è disposto a cedere, i loro diverbi si trasformano in una seduzione che va oltre quella di un profumo. Agli opposti eppure simili, il mercante e il Capitano iniziano a incrociare sempre più spesso le loro strade, fino a quando quel cammino li porta a scontrarsi con lo spietato pericolo che incombe sulla Foresta di Cenere.
Nei momenti passati insieme, Tillion scoprirà che non si può sfuggire al proprio nome e che spesso alcune verità devono essere celate per proteggere un bene più importante.
Perché ci sono notti senza luna, segnate da dolore e cicatrici, e notti di luna piena da cui può dipendere il destino di un intero popolo.
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“Il Mercante di Profumi” è il primo romanzo della serie “Anthes”.
Racconti della stessa serie pubblicati in precedenza:
– Una Moneta Per I Tuoi Pensieri
– La Notte di Igil e Taran
Dopo “Una moneta per i tuoi pensieri” e “La notte di Igil e Taran” prosegue il viaggio a ritroso di Valadier e Idalion, rispettivamente erede al trono di Riselden e Capitano della Guardia di Mithren.
Valadier, osteggiato dagli anziani del suo stesso regno, viene invitato a trascorrere due anni lontano, con la speranza neanche tanto velata che nel frattempo qualcosa gli impedisca di fare ritorno. Ben contento di liberarsi dagli obblighi di corte, il giovane si mette in cammino con Nahar, un cavallo magnifico e potente, per raggiungere il luogo che ha sempre sognato: il regno di Liethras, popolato dagli Eletti, una stirpe nata dall’amore tra elfi e umani.
Valadier sorrise mentre il pensiero di ritrovarsi dove non esistevano razze, né tanto meno titoli, lo faceva sentire libero da ogni singolo obbligo che aveva avuto in vita sua fino ad allora.
Una volta raggiunta la sua mèta, trova dimora presso la Locanda delle Anime Perdute, un luogo pieno di colore e di calore, dove ognuno può trovare sé stesso. Daheron, un oste che sembra saperne una più del diavolo, gli indica la via per raggiungere il suo obbiettivo finale: il palazzo reale degli elfi, a Mithren. Valadier, infatti, vuole conoscere il nuovo re di quel popolo di cui ha sentito favoleggiare fin da bambino. E ci riesce, anche se in modo imprevisto: gli elfi Guardiani, infatti, lo acciuffano appena entra nella loro foresta. Incredibilmente, il sovrano gli concede udienza e, ottenuta la promessa di non rivelare a nessuno la sua vera identità, si prepara a vivere i due anni successivi come Tillion, mercante di profumi. L’intento è più o meno quello di sedurre ogni fanciulla dei due regni, prima di doversi rinchiudere nella gabbia dorata del palazzo di Riselden, ammogliato ad una donna che non ama. Piccolo imprevisto: sulla via del ritorno si imbatte in un altro elfo scontroso e piuttosto irritabile.
«Le prime creature in cui mi imbatto in questo regno sono guerrieri che mi obbligano a seguirli a Palazzo, mentre questa volta è addirittura il Capitano delle Guardie, e come benvenuto insinua che io possa essere un pericolo, anziché occuparsi dei soliti convenevoli. Il tutto nella stessa giornata. Che culo!»
Idalion, serissimo e compostissimo Capitano della Guardia di Mithren, si rivela essere un degno avversario nei confronti della sfacciataggine e dell’arroganza di Valadier. Il primo scambio di battute tra i due lascia presagire un rapporto alquanto complicato, che invece si rivela a poco a poco in tutta la sua intensità e giocosità. Le continue provocazioni a cui si lasciano andare ad ogni incontro sfociano presto nella lussuria, vissuta in modo profondo e totalizzante. Nessuno dei due, infatti, sembra disposto ad accettare dall’altro qualcosa di meno di una resa incondizionata. Cosa che, se per Valadier può risultare abbastanza facile, per Idalion comporta il dover abbattere almeno in parte le barriere che ha eretto intorno a sé da migliaia di anni.
Nel frattempo, tra amanti frustrati e fanciulle invaghite, alcune strane sparizioni preoccupano Idalion e il re di Mithren. Alcuni elfi Guardiani non ritornano dai loro giri di perlustrazione e la foresta, dotata della capacità di proteggere i propri abitanti, lascia filtrare al suo interno delle creature pericolose e assetate di sangue.
I Raaka, popolo dei Lupi, vogliono vendetta e, per ottenerla, devono spezzare una maledizione che dura da migliaia di anni.
Idalion e Valadier, loro malgrado, non possono sfuggire alla loro natura di condottieri… e nemmeno al richiamo di qualcosa che cercano e temono da sempre.
«Primo errore,» gli sibilò sulla bocca. «Io non voglio sentirmi partecipe. Io sono ciò che stai vivendo. Tu senti me. Tu respiri me. Tu gridi per me. Con me vivi la lussuria. Se vuoi solo questo…» Allungò la mano e gli prese la sua, alzandogliela al lato della testa, poi strinse i glutei attorno al suo sesso «…arrivare alla fine e liberare la tua essenza, hai scelto l’amante sbagliato.» Gli prese poi anche l’altra mano, bloccandogliela come la prima, con forza. «Secondo errore… e ben più grave: nessun Uomo può sottomettermi! Non ti azzardare mai più a spingermi sotto di te.» Lo fissò seriamente ma poi tornò ad accennare un sorriso e a ondeggiare con estrema lentezza il bacino. «Ora che lo sai, preferisci essere da qualche altra parte… o restare qui con me?»
Anthes è un romanzo sorprendente sotto molti punti di vista. Fin dalle prime righe ci si trova avvolti in un’ambientazione Tolkiana, in cui la foresta e i popoli che la abitano sono gli assoluti protagonisti. Il legame degli elfi con gli elementi naturali conferisce loro una natura eterea, quasi impalpabile, a prima vista. In realtà sono più forti e resistenti dei mortali, che Idalion si diverte a sedurre e guardare mentre si lasciano andare all’istinto e alla passione.
Ho amato la cura nella caratterizzazione dei personaggi, non solo di Valadier ed Idalion, ma di tutti quelli presenti nel romanzo. Ognuno di loro ha una “voce” ben precisa e, cosa che davvero trovo magnifica, un proprio linguaggio. Sono solo piccole frasi, il cui significato viene spiegato nelle righe immediatamente successive, ma le autrici hanno creato un linguaggio specifico per ogni popolo, basandosi sull’inglese antico e sul persiano.
E poi c’è Valadier. Sboccato, diretto, un seduttore che, sotto la superficie, conserva delle cicatrici profonde che vengono svelate in un capitolo a dir poco commovente.
In ognuna di quelle cicatrici era impressa una lezione, e un corpo baciato da uno di quei segni diventava diverso da ogni altro.
Erano la firma di qualche divinità scritta su pelle, qualcosa che poteva delimitare lo stesso confine tra vita e morte, e mostrava la determinazione nello scegliere di rimanere e di vivere.
Ogni capitolo porta con sé dei riferimenti a tradizioni antiche, piccoli dettagli che andrebbero analizzati e svelati per godere del tutto del racconto. Due esempi su tutti: i nomi nascondono la natura di chi li porta. Il chiedere protezione alla foresta durante il suo attraversamento rimanda alle usanze dei popoli antichi, legati agli elementi naturali in modo profondo.
Molti punti rimangono irrisolti e c’è ancora tanto da svelare sulla natura dei due protagonisti. Una cosa è certa: stando a quanto scritto in Una moneta per i tuoi pensieri, in inverno sono ancora entrambi vivi – cosa che mi ha confortato parecchio, durante la lettura.
Aspetto fin da ora il capitolo successivo di questa storia scritta con un amore e una dedizione che traspaiono da ogni riga del racconto. E, permettetemi, in casi come questi è doveroso togliersi il cappello davanti al lavoro certosino di due self.
«Ho finto per troppi anni di essere qualcun altro e, per uno strano scherzo del destino, mi ritrovo qui quando il velo di finzione che mi permetteva di fare una vita tranquilla è caduto. La mia famiglia non è stata molto felice di scoprire che quello che ho fatto con te avveniva già con un altro. E saremo fortunati, noi mortali, a vivere ogni momento come fosse l’ultimo, ma quando devi mettere al mondo dei figli affinché il tuo nome non muoia con te, non hai la libertà di scopare, o di amare, chi vuoi tu.»
C’era qualcosa su quel viso che prima aveva visto contratto nella lasciva espressione del piacere.
Qualcosa che rendeva quelle semplici parole più importanti e solenni, così Idalion non si sentì in diritto di commentare altro, nemmeno con la sprezzante ironia che entrambi erano soliti usare.
Recensione:
Editing:
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