Esce il 20 luglio 2018
Sapevo essere forte,
ma lui lo era sempre di più.
Con un sorriso prese in pugno il mio cuore
e lo strinse feroce.
***
Niccolò Aragona, artista chiacchierato, soprannominato dai media “Il Mannaro”, a causa dei soggetti dei suoi dipinti. Per quel che ne sapevo, d’indole dominante.
Cristiano Riva, stimatissimo medico e cliente abituale della caffetteria in cui lavoravo. Lo avrei definito anaffettivo.
Da uno dei due ricevetti una proposta di lavoro, dall’altro una proposta indecente.
Io volevo soltanto il denaro per fare il viaggio dei miei sogni, perciò, anche se un baratro di diversità mi separava dall’uomo che lo avrebbe reso possibile, accettai la sua offerta. Entrai nel suo mondo e giorno dopo giorno in quel baratro ci cascai a piedi pari. Fu lui a trascinarmici e fui io a dargli tutta me stessa senza sapere che ne avrebbe fatto.
Fino a quel giorno.
Fino a quelle parole.
Sono trascorsi sei anni dalle vicende narrate in Giada, Un amore colpevole, Vincent e Giada sono oggi una coppia consolidata, che ha superato ostacoli e condanne moralistiche, oltre all’iniziale avversione della famiglia di lei. La allora diciassettenne Ambra, sorellastra di Giada, oggi di anni ne ha ventitré, ma si sente come se per lei questi anni siano passati invano. Passati, appunto, senza nulla a contraddistinguerli, tanto che, complice una caduta provvidenziale dalle scale del bar in cui lavora come cameriera, nell’istante in cui la vita passata le scorre davanti, si ritrova a chiedersi cosa diavolo stia facendo di quella vita. Ambra è una ragazza responsabile, ma impulsiva, curiosa e arguta, a volte una simpatica pazzerella, che dietro la maschera di leggerezza nasconde anni di sofferenza e sacrifici. A volte basta un niente, una decisione presa in un singolo attimo, a indirizzare la tua vita in una precisa direzione, a decidere di perseguire ostinatamente un obiettivo emblematico, destinato a cambiare per sempre il corso di un’esistenza piatta e monotona.
Mi sentivo orfana, di una madre che era morta, di un padre che non c’era mai stato, di sogni che non si sarebbero mai realizzati e di un affetto profondo che nonostante parenti e amici, sentivo di non avere a sufficienza.
E quale è la decisione che prende corpo istantaneamente e in maniera irrevocabile nella giovane Ambra? Quella di partire, da lì a tre mesi, per un viaggio in Africa, l’Africa della savana e dei leoni, da ammirare da lontano, ma dal vivo, per una volta. Per riuscirci le servono soldi, molti di più di quanti non ne guadagni facendo solo la cameriera.
Cristiano Riva le offre quei soldi in cambio del suo corpo. Niccolò Aragona le offre invece un lavoro da “boy-sitter”. Ma chi sono Cristiano e Niccolò?
Cristiano è un giovane medico di bell’aspetto, curato e pieno di soldi, un uomo per cui sarebbe facile perdere la testa se non fosse che, all’atteggiamento da viveur, unisce una forte dose di cinismo e disillusione. Preferisce comprare le persone per evitare di legarsi a loro, essendo rimasto scottato in passato dai sentimenti. Per lui la Chillon disegna una figura disincantata e decadente, nella quale però il lettore accorto intravede la possibilità di una positiva evoluzione.
Niccolò, al contrario di Cristiano, è già noto come personaggio a chi ha letto Giada, avendo un ruolo rilevante nel libro precedente. Egli è il pittore “maledetto” amico di Vincent, il dominatore che fa piangere le donne riconvertendo in dolore fisico la loro sofferenza interiore. Figura ambigua e complessa nel primo libro, qui lo ritroviamo un anno e mezzo dopo la morte della sua compagna, che oltre a essere la sua amante era anche la sua perfetta slave. Offre ad Ambra di lavorare in casa sua come una sorta di dama di compagnia per il figlio della defunta Lia, Samuele, di cui ora è il tutore.
Samuele è uno dei personaggi che nel libro, oltre ad Ambra e Niccolò, ho amato di più: un ragazzo di diciassette anni, plusdotato dal punto di vista intellettivo, pieno di rabbia e rancore contro il destino infame che gli ha sottratto la madre, incapace di far confluire il dolore che si porta dentro in qualcosa di meno autodistruttivo. Mi è piaciuto moltissimo il rapporto che Ambra e Samu riusciranno a costruire partendo da una situazione pessima e passando attraverso circostanze che li avvicineranno gradualmente sempre di più. E mi è piaciuta molto l’evoluzione di Samu, da ragazzetto scavezzacollo, arrogante e scorbutico ad amico – per Ambra – e (quasi) figlio – per Niccolò – equilibrato, alleato, a volte complice.
Per Niccolò, la giovane Ambra è una ventata di aria fresca e pulita, ne è attratto e vorrebbe farla sua, ma si frena nel timore di sporcarla. Ambra d’altra parte lo segue, lo spia, è curiosa e intrigata da lui, ma il suo timore è di perdersi in un sentimento destinato a farla nuovamente soffrire, in modo diverso eppure più intenso di quanto non sia mai successo.
«Come vuoi, ora ti riaccompagno» assentì dolce, accarezzandomi. Poi, in maniera del tutto inaspettata, afferrò i miei capelli in pugno tirandomi indietro il capo, il suo sguardo mi penetrò l’anima e la sua dolcezza divenne fiele. «Però, niña, ti devo avvisare: la prossima volta che ti azzardi a provocarmi facendomi gli occhi dolci, si cambia musica. Ti garantisco che ascolterò il tuo corpo e non più la tua bocca.»
I due sembrano non avere nulla in comune se non l’essere sempre riusciti a risollevarsi a ogni caduta che la vita ha inferto loro. Niccolò ha dei bisogni che Ambra non potrebbe mai soddisfare, lontanissima com’è dall’indole di una sottomessa… eppure, o forse proprio per quello, assieme fanno scintille.
«Spiona e impicciona!» attaccò tirandomi fuori a forza. «Maiale e pervertito!» urlai mentre facevo di tutto per ostacolarlo, attaccandomi al ferro appendiabiti dell’armadio. «Indisciplinata e bugiarda!» mi stritolò e strattonò, scapicollai in avanti portandomi dietro il tubo che cadde a terra non appena lo mollai per la paura di trascinarmi dietro chissà che altro. «Animale!» lamentai mentre mi tirava in piedi. Lo spintonai e fu come cercare di smuovere una colonna di marmo nella quale era intrappolato il mio braccio. Non avevo alcuna possibilità. «Sì, giusto. Animale» gracchiò lui spingendomi contro il muro. Agì velocemente per catturare entrambi i miei polsi e mettere fine al frenetico movimento con cui tentavo di impedirglielo. Li portò il più in alto possibile tendendomi le braccia e con una mano li inchiodò al muro. «Quante regole delle poche e semplici che ti ho dato hai infranto? Quante volte te ne sei stata nascosta a spiare questo animale?»
Mi fermo qui col raccontare la storia e passo alle mie considerazioni. Mi aspettavo qualcosa di più simile a Giada come genere, soprattutto considerato che Niccolò poteva essere il protagonista ideale per un erotico romance dalle sfumature dark, nelle mie aspettative doveva persino riuscire a superare Vincent. Intendiamoci, si tratta di un romance molto bello e come sempre scritto magnificamente, ma è comunque un romance e basta, abbastanza classico nell’impostazione, centrato sui dubbi e le paure di lei, equivoci e malintesi, nella struttura di base e lo sviluppo della relazione. Insomma, non mi ha trasmesso in lettura il pugno allo stomaco in cui avevo sperato, dovendo spiegarvi cosa in questo libro mi è mancato. Chiaro che questo attiene ai miei gusti personali, tant’è vero che spesso ho visto criticare da alcune lettrici il romanzo precedente proprio per gli aspetti che a me erano piaciuti di più. Questo romanzo è adatto a tutti, leggibile da tutti, godibilissimo, senza avvertenze. Del BDSM vi è solo la vaga atmosfera, anche se in alcuni tratti si riescono a cogliere tutte le potenzialità che un personaggio come Niccolò avrebbe potuto incarnare. Questo mi porta a togliere mezza stella, perché, abbiate pazienza, seppur un minimo devo assecondare i miei gusti e tenerne conto. Il lupo Vincent c’era tutto, e mi è piaciuto ritrovarlo qui, il leone Niccolò è, invece, leggermente sottotono.
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