Alessandro Alari è un giovane pilota romano della scuderia Speed-Y, in corsa per il titolo mondiale del Grand Race. Durante il Circuito di Roma rimane vittima di un incidente in cui perde entrambe le gambe. Il mondo dei motori è sconvolto, così come tutte le persone vicine al pilota. Solo Alessandro crede che un ritorno alle gare sia ancora possibile, con o senza gambe. Inizia quindi un percorso di accettazione e di riabilitazione, supportato dalla fidanzata Federica, dai genitori e dagli amici, con l’obiettivo di riguadagnarsi il posto che merita nella vita e in pista. Ma nel frattempo la Speed-Y ha trovato un nuovo pilota e sembra non credere nel suo recupero. La fiducia di Alessandro vacilla e anche il rapporto con Federica ne risente. Si rifugia quindi nel suo piccolo paese d’origine, dove ritrova la serenità in una vita semplice. Ma il Grand Race invoca il suo nome e, per quanto Alessandro cerchi di ignorarne il richiamo, le corse restano parte di lui.
Crash non è un romanzo semplice come può apparire alla prima occhiata: come un circuito per le gare automobilistiche, l’anello apparentemente lineare, in realtà, nasconde insidie e difficoltà. E, proprio come in una gara, quando c’è “luce verde”, non hai più tempo per pensare o prepararti, premi sull’acceleratore e affronti la pista. Così comincia il libro, con il racconto nudo e crudo, dalla voce asettica di un cronista, del drammatico incidente di Alessandro, dell’impatto con il compagno di squadra e amico Pablo, che ha rischiato di strappargli la vita e non solo entrambe le gambe. Il romanzo entra nel vivo senza preamboli e subito si viene travolti dalle emozioni. Come un pugno nello stomaco, gli avvenimenti piombano addosso, senza alcuna pietà, a chi legge e lo trascinano nella girandola di emozioni che prova il protagonista. L’uso del punto di vista in terza persona e del presente costringono lo spettatore – il lettore – ad assistere senza poter intervenire a tutta la vicenda, a tutti i dubbi, le sconfitte e le vittorie che Alessandro deve affrontare.
Ad Alessandro Alari è crollato il mondo addosso: ma da campione combattivo com’è, non può rinunciare così facilmente al suo sogno. Dimostrando la sua tempra e non facendosi frenare dalla paura, che sarebbe naturale dopo un incidente così drammatico, decide di fare di tutto per continuare a correre. Ma quello che non ha messo in conto sono le difficoltà che dovrà affrontare, che non si limitano alle modifiche della vettura e alla riabilitazione per imparare usare le protesi.
Il mondo delle corse forse non lo aspetterà e la sua menomazione mette in dubbio anche il suo legame con la fidanzata Federica: Alessandro comincia a sentirsi inadeguato e tutto d’un colpo la sua volontà non è più sufficiente. Si sente a disagio a casa dei suoi genitori, con la sedia a rotelle che limita i suoi movimenti, con gli amici che teme lo compatiscano e i suoi risultati in pista sono sotto le aspettative.
Capisce ora che su quella curva non ha lasciato solo la sua macchina e le sue gambe. Lì è rimasta anche la vita che conosceva: si è frantumata nello scontro assieme al muso della Speed-Y e poi la pioggia l’ha cancellata dal mondo come ha cancellato il sangue dall’asfalto. Lì è rimasta la sua carriera, è rimasto il suo futuro e sono rimaste le sue speranze. Lì è rimasto Alessandro. La persona che si è risvegliata in un letto d’ospedale, che si muove su una sedia a rotelle e tenta a fatica di restare in equilibrio sulle protesi, non è altro che il guscio di ciò che era, un involucro vuoto tenuto insieme dal ricordo di ciò che una volta lo riempiva.
Nel percorso che il protagonista segue entrano in gioco tutti gli elementi importanti della sua vita: la famiglia, gli amici e non ultimo l’amore. Tutti mostrano la loro importanza nella sua maturazione, nelle sue scelte e gli fanno riscoprire valori dimenticati. Un ritorno al passato, nel suo paese di nascita quasi fermo nel tempo, lontano dal rumore della città e dagli interessi economici delle corse. Un passo indietro per farne uno, più grande, avanti. Un passo che non si può compiere da soli.
Federica lo guarda come se gli stesse spuntando una seconda testa finché lui non scoppia a ridere. Gli lancia addosso il tovagliolo. «Ma perché continuo a perdere tempo a parlare con te?» Alessandro è un fulmine sulla sua sedia: la stacca in un attimo dal tavolo e la spinge vicino alla ragazza. Le restituisce scherzosamente la frustata con il tovagliolo prima di allungarsi a baciarla. «Perché mi ami. Ovvio anche questo.» Federica gli prende il volto tra le mani, si perde un istante tra le stelle racchiuse nei suoi occhi, le stesse che Alessandro volerebbe ad afferrare se disponesse davvero di reattori a propulsione.
Velato di delicato romanticismo, fatto di sguardi e semplici “ti amo” Crash è anche una storia di come l’amore sia, alla fine, al centro dell’anima di Alessandro, e forse è proprio la sua magia la scintilla che può compiere il miracolo.
«Siamo a Parigi ed è quasi San Valentino», aveva ripreso Federica. «E a Parigi, soprattutto a San Valentino, tutti i problemi hanno un’unica soluzione, ovvero magia. E una buona dose di amore.» Lo aveva attirato a sé e il bacio che gli aveva dato aveva fatto dimenticare ad Alessandro l’errore di Londra, i dubbi sulla sua adeguatezza per il Grand Race e anche la gara di domenica. Era rimasta solo la magia. E una buona dose di amore.
Crash è un romanzo emozionante, nel quale in più di un momento il coinvolgimento è tale che vorresti essere di fronte ad Alessandro e prenderlo a schiaffi, quando non vede quello che è ovvio. La scrittura è travolgente, curata e allo stesso tempo potente come il motore della Speed-Y. Pur approfondendo con cura gli aspetti emotivi non annoia mai, anzi mantiene alta la curiosità di proseguire, come se Alessandro fosse un amico cui tieni e di cui vuoi conoscere le vicende. In ultimo, ma non meno importante, Crash contiene un bellissimo messaggio sul potere della nostra volontà, di come dobbiamo fidarci del nostro corpo e a volte abbandonare la razionalità per lasciare emergere tutte le nostre potenzialità e inseguire i nostri sogni. Sempre.
Non pensare. Lascia che sia il tuo corpo a decidere come muoversi.
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