Jake Epping ha trentacinque anni, è professore di inglese al liceo di Lisbon Falls, nel Maine, e arrotonda lo stipendio insegnando anche alla scuola serale. Vive solo, ma ha parecchi amici sui quali contare, e il migliore è Al, che gestisce la tavola calda. È proprio lui a rivelare a Jake il segreto che cambierà il suo destino: il negozio in realtà è un passaggio spaziotemporale che conduce al 1958. Al coinvolge Jake in una missione folle – e follemente possibile: impedire l’assassinio di Kennedy. Comincia così la nuova esistenza di Jake nel mondo di Elvis, James Dean e JFK, delle automobili interminabili e del twist, dove convivono un’anima inquieta di nome Lee Harvey Oswald e la bella bibliotecaria Sadie Dunhill. Che diventa per Jake l’amore della vita. Una vita che sovverte tutte le regole del tempo conosciute. E forse anche quelle della Storia.
Cosa si può dire che non sia già stato detto di Stephen King? Di un autore che, nel bene e nel male è in pista da quarant’anni e che raramente sbaglia un colpo?
Con questo romanzo King dimostra più che mai di essere autore versatile, in grado di immaginare storie che vanno oltre l’horror per il quale è conosciuto e di produrre eccellenti romanzi dei generi più diversi (io ho molto amato la sua produzione come Richard Bachman che potremmo definire distopica). 22.11.63 è classificato come thriller ma la sua idea di base è squisitamente fantascientifica: la possibilità – per quanto limitata – del viaggio nel tempo, ma rimane un romanzo che è assolutamente nello stile dell’autore, con i suoi tocchi personali riconoscibili e anche un’autocitazione (ebbene sì, nel romanzo sono citati avvenimenti riconducibili a un certo clown…)
Su quella strada grigia, con il tanfo delle fabbriche nell’aria e il pomeriggio che s’insanguinava lasciando il posto alla sera, il centro di Derry sembrava appena più seducente di una troia morta sul banco di una chiesa.
Jake, il protagonista, scopre che esiste un varco nel tempo: una porta sul 1958 e, spinto dall’amico Al, si convince che sia possibile impedire l’assassinio del presidente Kennedy e con esso i tragici eventi della guerra del Vietnam. Si tratta di trascorrere alcuni anni nel passato e portato a termine l’incarico, tornare nel proprio tempo, esattamente due minuti dopo essere partiti, indipendentemente dal tempo fisicamente trascorso.
Anche se l’idea gli sembra folle, Jake accetta di stare al gioco dopo aver visto che, in effetti, cambiare la storia è difficile (il passato resiste al cambiamento, anche in maniera violenta) ma non impossibile: il suo desiderio di porre fine a questa e altre ingiustizie lo spingono verso la folle avventura.
Per riuscire nel suo intento, Jake deve vivere nel passato cinque lunghi anni. Anni in cui deve costruirsi una vita e un’identità, mescolarsi alla gente dell’epoca e nel frattempo raccogliere le informazioni che gli servono su Lee Oswald.
Ed è la vita di tutti i giorni che si mette di traverso nella sua missione, ricomincia a insegnare, trova una donna della quale innamorarsi, gode delle piccole cose della vita, riscoprendo i semplici piaceri di una vita meno di corsa.
Oh, al diavolo. Erano bellissimi. Per la prima volta da quand’ero salito su quel dosso della Route 7 e avevo visto Derry stagliarsi sulla riva sinistra del Kenduskeag, ero felice. Era una bella sensazione per andare avanti, così mi allontanai, dandomi il vecchio consiglio: non voltarti, non guardarti mai indietro. Quante volte la gente, dopo un’esperienza singolarmente bella (o singolarmente brutta) si dice quelle parole? Spesso, mi sa. E di solito il consiglio non viene ascoltato. Gli umani sono programmati per guardarsi indietro. Per questo il nostro collo ruota su un perno.
Percorsi mezzo isolato, poi mi girai, pensando che mi stessero guardando, e invece no. Ballavano ancora. Ed era una bella cosa.
Il romanzo è un alternarsi di momenti di vita vera, tranquilla, anche se sporcata dalle bugie che Jake deve dire a tutti, a momenti d’inquietudine quando ci si rende conto con lui che il passato che il protagonista sta cercando di modificare si ribella. Quello che deve rimanere immutabile in realtà cambia e ogni buona azione che compie, avendo informazioni sul futuro, non sembra essere sempre lasciata senza conseguenze. Ed è qui che si nota in particolare la mano del genio, nei piccoli dettagli che ti lasciano perplessi e ti mettono in allarme, mentre tremi al pensiero dell’”effetto farfalla” per il quale piccoli cambiamenti possono produrre effetti catastrofici e imprevedibili.
Per quanto molto bello, con spazio per emozione, thriller e anche sentimenti, il romanzo secondo me – lettrice che non si fa intimidire – pecca forse di eccessiva lunghezza. Non è però pesante o difficile da seguire, bisogna solo mettersi nell’ordine d’idee di assaporare una storia ricca, scritta divinamente, approfondita nei dettagli con il sapore degli anni Sessanta, ma anche una storia che non ti consente mai di rilassarti – perché quando giochi con il tempo non sai mai cosa potrà succedere – e che ti darà le risposte solo se saprai farti condurre per mano fino all’ultima pagina.
Lei mi prende per mano come una donna in un sogno. Ed è davvero in un sogno, e anch’io. Come tutti i dolci sogni, sarà breve…ma la brevità è la chiave della dolcezza no? Io penso di sì. Perché quando il tempo è passato, non riesci più a riacchiapparlo.
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