Buongiorno Feelers, oggi alle 17.00, ci sarà la premiazione in diretta del vincitore del concorso Amazon Storyteller.
Il premio Amazon Storyteller è un’iniziativa dedicata alla scoperta di nuove produzioni letterarie, aperta a tutti gli autori indipendenti che pubblicano in italiano tramite KDP.
Questi i cinque finalisti!
Potete seguire l’evento qui: https://bit.ly/3DaBS5k
Oppure qui: https://fb.me/e/34myauDhI?ti=wa
Noi di Feel the Book abbiamo avuto l’onore di poter intervistare una tra i finalisti, che con il suo romanzo rappresenta la categoria romance: “E se lo dice Oscar…”
Eccoci a voi con Laura Gaeta!
INTERVISTA A LAURA GAETA
Buongiorno, Laura.
Grazie per il tempo che ci stai dedicando.
Ciao a tutti e grazie a voi!
Iniziamo con il botto: come ti senti a essere una finalista nel concorso Amazon Storyteller 2021 con il romantic suspense “E se lo dice Oscar…”?
A dire il vero, ancora non realizzo XD
Scherzi a parte, è una sensazione meravigliosa: realizzare di essere arrivata fin lì con una mia storia è appagante e, forse per la prima volta, mi sono resa conto che le mie storie possono davvero valere qualcosa.
Parlaci un po’ di “E se lo dice Oscar…”
“E se lo dice Oscar…” è un romantic suspense ambientato in un locale di Drag Queen di Boston. È costellato di tanti protagonisti – non amo definirli primari e secondari – e tutti loro danno il proprio apporto alla storia, che a parer mio in alcuni tratti diventa quasi corale. È un libro che io in primis amerei leggere, di cui ho studiato tutto fin nei minimi particolari e che mi ha dato tanta gioia fin dalla stesura dei primi capitoli.
Quando hai deciso di scrivere?
In realtà, scrivo da sempre, fin da quando, da bimba, strappavo le ultime pagine dei libri perché il finale scelto dall’autore non incontrava i miei gusti. Scrivevo quindi io la conclusione più giusta e incollavo i fogli con la colla al posto delle pagine strappate. Ma per voi davvero Laurie doveva finire con Amy? Ma andiamo!
La tua prima pubblicazione ti ha vista in veste di coautrice per poi proseguire in solitaria. A oggi, dovessi ricevere un invito da una tua collega per la stesura di un romanzo a quattro mani, riproveresti l’esperienza? E se sì, con chi pensi di essere abbastanza in sintonia per replicare questa avventura?
Perché no? È stata una bellissima esperienza scrivere a quattro mani e mi piacerebbe molto rivivere gli scambi di opinione, le risate e le serate passate a decidere cosa fare e come proseguire.
Non saprei proprio che nome fare, ho tantissime amiche colleghe e mi sentirei di fare un torto a qualcuna di loro non nominandole tutte… Il mio sogno nel cassetto però rimane Stephen King XD
Quale libro (o libri) vorresti avere scritto tu e perché.
Ce ne sono due. Il primo è “Dolores Claiborne”, di Stephen King. Il secondo è “Un uomo”, di Oriana Fallaci. Sono entrambi libri che mi hanno conquistata dalla prima all’ultima riga, due storie vere, crude. Dolorose e segnanti e, in entrambi i casi, gli autori sono stati capaci di lasciar trasparire emozioni e sentimenti anche con una sola parola. Ed è questo, a mio avviso, ciò che rende speciale uno scrittore.
Tra i tanti romanzi e gli innumerevoli protagonisti, con chi hai un rapporto particolare? A chi di loro ti senti di dire “grazie”?
Bella domanda… D’acchito direi a tutti, perché ciascuno di loro ha liberato una parte di me. Se però ci penso più a fondo, direi Kai, la protagonista di “Salvami”. È proprio con lei che ho iniziato a inserire nei miei libri aneddoti del mio vissuto.
Uno o più generi in cui vorresti cimentarti e un genere che non scriveresti mai. Motiva.
Eh, qui mi parte lo spoiler XD! Sto per cimentarmi nella stesura del mio primo – e chissà, forse ultimo – libro di narrativa non di genere. Sono anni che ho questa storia nella mia testa e, finalmente, mi sono decisa a metterla nero su bianco. Speriamo bene!
Un genere che non scriverei mai? Credo fantascienza: ci vogliono competenze e attitudini particolari che io non credo di avere.
Il mondo del romance, specie negli ultimi tempi – e mi spiace dirlo, ma con notevole frequenza nell’ambito del self publishing –, pare essersi fatto un po’ (tanto) complicato. Nel 2015, quando ho iniziato a lavorare con le autrici self, le cose erano diverse: si respirava un clima molto più leggero, colmo di aspettativa… oserei dire “sereno”. Ora, soprattutto sui social, si leggono sempre più spesso polemiche di ogni tipo; inoltre ci sono tante persone – troppe a dire il vero – che si inventano come professionisti del settore e/o autori, senza però averne le capacità. Noto anche un fenomeno curioso: con allarmante frequenza sono le persone che per prime si indignano a causa dei commenti critici nei confronti del genere rosa (magari da parte di qualche spocchioso lettore di narrativa mainstream) quelle che di solito danno il via a polemiche di varia natura (perlopiù del tutto inutili e fatte solo per acchiappare like), fatto che, purtroppo, ha come logica conseguenza il far percepire sempre più negativamente il genere rosa. Un pessimo circolo vizioso, insomma: io da professionista del settore sono molto arrabbiata e delusa.
Qual è la tua opinione in merito?
Resto in silenzio, e non per codardia. La polemica non mi appartiene e cerco, laddove possibile, di non prendervi parte mai. Ovvio, anche io parto in quarta se vedo atteggiamenti da bullo o denigratori, ma cerco di respirare a fondo e di andare oltre, magari fermandomi a un mero confronto con il diretto interessato qualora la polemica riguardi anche me. C’è anche da dire che ho anche un nutrito gruppo di amiche con cui mi sfogo; quindi, arrivo sul social che ho già ripristinato il livello normale di circolazione sanguigna XD
Invidia tra autrici. È una mia impressione o in Italia si fa poco quadrato, anche se poi ci si lamenta fin troppo spesso che manca il sostegno e la collaborazione tra autori?
Non so se ritenermi fortunata, ma io non ho mai ritenuto che qualche collega potesse essere invidiosa di me. Certo, non ho mai raggiunto obiettivi tali da rendermi invidiabile, ma credo che l’invidia in sé sia un atteggiamento tenuto a prescindere dal successo di chi abbiamo davanti. Ho un bel gruppo di amiche/colleghe e ci sproniamo, sosteniamo. Se poi qualcuno dovesse invidiarmi, citerei mio padre e il suo celebre “leggi la targa”.
Tu nasci come autrice self, ma se ti arrivasse una proposta da una casa editrice…?
Dipenderebbe dalla casa editrice. Non ho smania di avere un logo sulla copertina dei miei libri, mi trovo benissimo come sto ora, libera di decidere come, quando e cosa fare, ma sarei falsa se dicessi che rifiuterei la proposta di una casa editrice solida.
Lasciatelo dire, l’evoluzione della tua penna è palpabile. Sei nata come autrice di romanzi abbastanza ordinari, per approdare oggi alle tematiche più disparate, con personaggi fuori dall’ordinario e trame sempre più elaborate e differenti. La sensazione è che ti senta a tuo agio nella sperimentazione e come autrice non è possibile consideranti standardizzata. Ti ritrovi in questa descrizione? Cosa, a tuo parere, ti rende eclettica e in cosa pensi di dover ancora migliorare nei tuoi testi?
Adoro scrivere libri che io leggerei volentieri, pertanto cerco sempre di trovare ambientazioni e personaggi fuori dal comune. Mi diverto, e per me questo è l’aspetto fondamentale della scrittura. Mi piace l’idea di dare qualcosa di diverso ai miei lettori e sì, la definizione calza a pennello. Ovviamente, ci si può sempre migliorare, nella scrittura come anche nella vita stessa. Domani potremmo essere migliori di oggi – questa me la segno!
Un “grazie” che vorresti dire, ma che non hai ancora detto.
Purtroppo non ho potuto dirlo perché sono scomparsi prima ancora che io iniziassi a pubblicare, ma il mio grazie più sentito va a mia madre a mio padre per avermi donato questa vena inesauribile di fantasia.
Lavoratrice, autrice, madre, moglie e cuoca sopraffina anche extra “orario pasti” (eh eh, abbiamo le nostre spie 😉 ): ma come fai a conciliare tutto?
Sono tutte attività o ruoli che adoro e per me non è un sacrificio, anzi. Se mi dicessi, che so, va’ a raccogliere le more o a passeggiare nei boschi, mi darei malata, ma se devo fare qualcosa che amo ci metto tutta me stessa.
Parlaci di come ti approcci alla stesura di un romanzo. Sei metodica e programmi gli eventi o lasci libera la fantasia di direzionarti dove vuole?
Metodica? Io? Absolutely not. Di solito, la storia prende forma nella mia mente, e allora inizio a pensare, a collocare, a capire e a formare. E vado avanti finché non arrivo alla conclusione e solo in quel momento inizio a scrivere. Ovviamente, nel processo, cambio idea millemila volte!
Chi è il tuo primo lettore e quanto conta la sua opinione?
Mia figlia, Laetitia. È a lei che mando i capitoli non appena li chiudo, e aspetto fremente il suo giudizio.
Domanda cattivella. Per promuovere un romanzo ci si affida ai blog. Cover reveal, segnalazioni e le recensioni che non sempre soddisfano le aspettative riposte. Cosa apprezzi e cosa ti disturba del rapporto autore/blog?
Apprezzo l’onestà e la disponibilità. Sono quel tipo di autore che manda ARC per tempo, che chiede collaborazioni con un largo preavviso, perché credo che quella dei blogger sia un’attività complicata da gestire con tutte le richieste che arrivano quotidianamente.
Quello che però mi dà fastidio è la mancanza di rispetto nei miei confronti: devo essere sincera, mi è successo poche volte, ma quelle mi sono bastate per depennare il blog dai miei contatti.
Un sogno che ancora non hai realizzato.
Avere la scarpiera di Kimora Lee Simmons.
Progetti di scrittura futuri.
Ho in testa tre trame autoconclusive, ma collegate fra loro. Anche qui ce ne saranno delle belle, sappiatelo! Poi, ho il progetto di narrativa, e spero tanto che vada in porto.
Intervista a cura di:
e
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