Manhattan: risvegliatasi nel bel mezzo di Central Park, una caparbia killer a contratto scopre di aver mancato clamorosamente il suo ultimo bersaglio. Non solo ha fallito, ma a stento ricorda quello che le è successo negli ultimi giorni. E le cattive notizie non sono ancora finite: uno sfacciato diciassettenne le confessa candidamente di averla uccisa pochi istanti prima. Il resto è… complicato.
Tra night club, società segrete, improbabili complotti e sparatorie a cielo aperto, benvenuti alla notte delle notti! In compagnia dell’irriverente vampiro Nik, della mafia russa e di galloni di sangue caldo!
“Una Notte di Ordinaria Follia” di Alessio Filisdeo, autore di “Le Memorie Oscure”, ci presenta un XXI secolo in salsa gotica, tra pulp e umorismo nero, mischiando insieme generi differenti e mantenendo un ritmo di narrazione serrato: sembra un cocktail, ma si “beve” come uno shot.
Alessio Filisdeo ci presenta questo racconto lungo, o romanzo breve, che sin dalla sinossi mi ha incuriosito. Premetto che oramai sui vampiri è stato scritto di tutto, con taglio horror, drammatico, romance e ironico, tanto da saturare il mercato e spesso creare burnout anche in coloro che li adorano. Io però non ne ho mai abbastanza, quindi quando sento la parola “vampiro” sistemo i cuscini sul divano e chiudo i contatti con il mondo.
I protagonisti di questo scritto sono essenzialmente due, affiancati da una serie di comprimari altrettanto interessanti.
In primis Lei, il cui nome non vi svelo per non togliervi il piacere di scoprirlo con i tempi decisi dall’autore, una killer a pagamento che si risveglia in preda a un’amnesia e non sa che l’aspetta la più strana, folle, orribile notte della sua vita. In seconda battuta Lui, il vampiro Nik, nome fin troppo banale per un Signore della notte, come ironicamente gli viene fatto notare. Dal loro primo incontro fino a quando si lasciano, assistiamo a una esilarante e very pulp interazione che li porterà ad affrontare eserciti di vampiri, la mafia russa e persino dei Cavalieri templari.
L’idea di fondo non è originale, gli elementi dell’amnesia, del vampiro irriverente, folle e di “tutto in una notte” sono già presenti in moltissimi scritti, ma come sempre, se gli ingredienti sono amalgamati nel giusto modo, il prodotto finale è diverso dalla semplice somma delle sue parti.
Come da mia abitudine inizierò dagli aspetti positivi. L’autore dimostra una buona padronanza del vocabolario, cosa mai scontata, e una ironia e prontezza nei dialoghi che in certi momenti mi ha fatto piegare in due dalle risate. Ha anche una buona capacità descrittiva degli ambienti nei quali i personaggi interagiscono, creando nella mente del lettore la giusta idea di contesto.
Passiamo ai punti deboli. La premessa, che racchiude tutto quanto dirò, è che il testo ha bisogno di un editing serio e approfondito. Non cercherò scappatoie in una frase fatta e proverò a spiegare meglio. Nel testo ci sono refusi macroscopici che rallentano la lettura e infastidiscono il lettore. Questo sarebbe inaccettabile anche per un racconto gratis, a maggior ragione per uno scritto che ha un rapporto quantità di pagine/prezzo fuori misura per un self, almeno in base all’attuale mercato.
La punteggiatura è un altro punto dolente, in certe parti vi è un uso improprio dei due punti che appesantisce il testo e una disattenzione generale alle basilari regole redazionali sull’uso della stessa, che caratterizzano uno scritto quando viene editato.
In certi momenti il lettore non capisce che cosa stia succedendo e deve tornare indietro a rileggere le frasi più volte per farsi un’idea degli accadimenti.
La trama, che mi è piaciuta molto, lascia però dei vuoti che sarebbero giustificati solo se questo fosse un libro parte di una serie, o l’incipit per un romanzo più ampio. Solo per fare un esempio, non conoscerò mai il ruolo di Eugene o chi sia Victoria, né saprò veramente chi o cosa sia Nashburne. Quando si scrive un racconto, opinione assolutamente personale, il viaggio breve che accomuna scrittore e lettore ha delle regole, forse non scritte, ma implicite. Per molti aspetti in questo testo assistiamo a un errore che viene spesso compiuto da chi scrive: non immedesimarsi nel lettore, non mettersi dall’altra parte e vedere il tutto con gli occhi di chi legge. Quando si comunica a vari livelli, essere autoreferenziali è una pecca che non possiamo permetterci.
Spero che l’autore capisca non solo che ho letto davvero volentieri questo suo racconto, ma che nel suo stile narrativo, a parer mio, ci sono delle ottime potenzialità. Mi auguro anche che prenda in considerazione l’idea di trasformarlo un romanzo lungo, approfondendo ciò che rimane sospeso, e soprattutto farlo editare da un professionista. Se così fosse lo rileggerei volentieri perché il vampiro Nik è un personaggio che non lascia indifferenti.
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