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Tutto cambia, in pochi secondi, minuti, ore.
Lo so bene: è accaduto a me.
Non è stato un cambiamento in meglio.
Sono rotto, andato in pezzi.
No, non è corretto: perdo pezzi.
Parti di me mi sono state strappate con tanta violenza che è impossibile recuperarle.
Anche se vorrei farlo.
Vorrei farlo per lei.
Questa è la storia di Jack e Addy.
Questa è la storia del loro amore.
Terzo libro di questa magnifica serie: questo è il libro dedicato a Jake
Risolta la storia tra Black e Rose, La Smith si occupa del loro migliore amico, un uomo sempre presente nei primi due romanzi con un ruolo tutt’altro che marginale. Non vi riporto i particolari per non rovinarvi le varie svolte della storia anche se, per apprezzare al meglio un libro come White, sarebbe necessario aver letto Black e Red. I due protagonisti, comunque, reggono perfettamente le sorti del racconto.
Mi sono sforzato di perdere i sensi, per dimenticare il dolore, ma niente ha funzionato. Era come se centinaia e centinaia di aghi mi penetrassero a ripetizione, prendendosi frammenti di me a ogni squarcio. La mia vista ha cominciato ad appannarsi, i miei occhi si sono velati di bianco. Infine si è alzato, liberandomi dal suo peso. Pensavo fosse finita. Pensavo se ne fosse andato. Mi sbagliavo. Chinandosi davanti a me mi ha mostrato la pistola, la guardava come se fosse la sua bimba. «Me la regalò tuo padre» mi ha detto fissandola. «Adesso devo restituirla al suo legittimo proprietario…suo figlio» e si è alzato. La sua voce era piena di speranza. Bastardo fuori di testa. Non mi aspettavo quello che è successo dopo. La lotta, le ferite che mi aveva inflitto, le cicatrici causate dai movimenti…tutto era già troppo. Non per Ru. Mi ha infilato quella maledetta pistola nel culo e si è divertito per un tempo apparentemente infinito, finché non sono diventato insensibile al dolore, ovunque. Poi mi ha fatto voltare, con tutto il filo spinato addosso. Ho osservato le sue mani calare su di me, senza che fossi in grado di fermarlo. Ha afferrato l’anellino sul mio capezzolo e lo ha tirato con forza fino a strapparlo, per poi rivoltarmi di nuovo pancia a terra a forza di calci, con il capezzolo lacerato contro il terreno, mentre il dolore bruciante prendeva di nuovo il sopravvento. Il male mi stava dilaniando ancora una volta, rendendomi suo schiavo. Poi, ancora, insensibile. Non provavo più niente. Avrebbe dovuto essere un problema. Il dolore era sparito. Niente poteva essere peggio di quello. Niente. Neanche una lacrima mi scendeva dagli occhi, mi ero arreso al dolore. Non ho neanche sentito Ru andarsene. Sono rimasto steso nel mio sangue, fissandolo mentre creava una pozza intorno a me. Non mi sono mosso neanche quando una figura si è materializzata accanto a me: Black. Aveva un’espressione scioccata. Ha cercato di slegarmi, ma non aveva tempo. Se n’è andato, chiamando nel frattempo qualcuno perché venisse ad aiutarmi, e io sono rimasto lì, a spingere il dolore negli angoli più remoti della mente, facendolo sparire in blocco. Per sempre.
La vita di Jake è immersa nel dolore, tradito dalla sua stessa famiglia ha trovato la sua dimensione cercando di convivere con cicatrici che lo hanno segnato non solo nel corpo ma nell’animo.
All’inizio di questo libro un brutto episodio lo rigetta in quel baratro da cui Black e Rose erano riusciti a farlo riemergere.
L’alcool diventa l’unico impegno di Jake che è sopraffatto dagli eventi. Ogni sera si rifugia nello stesso locale, compie gli stessi gesti, affoga negli stessi pensieri in un loop infinito.
Sembrava che qualcosa lo tormentasse, che quel qualcosa lo stesse soffocando, togliendogli tutto ciò che era. Eccolo lì, seduto immobile a lasciarsi soffocare. Non notava mai niente e nessuno intorno a sé. Le donne andavano a sedersi al suo fianco, ma lui le ignorava, perso nei propri pensieri deprimenti. Non faceva caso neanche a me, a parte sbattere il bicchiere sul bancone perché gli versassi un altro drink. Stronzo ignorante, ecco che cos’era. Si sfregava il viso solcato da cicatrici, e io ne guardavo i contorni deformarsi per il dolore o la tristezza; non avrei saputo dire quale dei due. Non lo conoscevo abbastanza bene. Ma da quel che avevo visto, era chiaro che fosse un uomo danneggiato. Le sue mani erano sempre strette a pugno, come tenesse tutto lì sulle punte delle dita, cercando di non lasciarselo sfuggire. Sì, voleva trattenerlo, mi rendevo conto; il dolore, o qualsiasi altra cosa lo stesse divorando. Tenere prigioniero il dolore gli dava piacere.
Ecco la visione che ha Addy di Jake, un uomo danneggiato. Anche lei non è da meno, un padre che la odia, la usa e la allontana dalla sua benestante famiglia facendola precipitare tra la malavita.
Jake trova in lei uno scopo , una ragione per uscire dall’apatia, ma i loro rapporti saranno difficili; entrambi schiacciati dai propri demoni, dai diversi stili di vita: non sembrano destinati a un futuro comune.
La Smith alterna il racconto dei due protagonisti e mette a nudo le due personalità. Jake è dolore puro, dolore nel corpo, dolore nell’animo, dolore nella mente e leggere i suoi pensieri è in alcuni passaggi emotivamente pesante. Si crea con lui un rapporto particolare e quindi alcune decisioni prese da Addy mi sono sembrate quasi egoistiche. Jake cambierà, deciderà di lottare per essere un uomo nuovo e avrei voluto maggiore disponibilità da parte di Addy nei suoi confronti.
Certo Addy alla fine lo comprenderà e questi binari che viaggiavano paralleli si incroceranno, ma che fatica!
Non so, Addy non mi ha convinto pienamente avrei voluto di più per un uomo come Jake , una figura che fin dal primo libro della serie si rivela un amico fedele, legato a Black in modo fraterno e a Rose beh, in modo intenso.
White chiude la trilogia in modo appagante con un personaggio di spessore, non facendoci soffrire per le fugaci apparizioni di Black in questo volume. Quindi se amate il dark ma volete un finale ricco di sentimenti non perdetevi questa serie.
Recensione a cura di:
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