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C’era una volta la bellissima principessa Karsen. La sua, però, non è una favola come le altre. Karsen viveva in un regno di malvagità e corruzione, ma al riparo dagli orrori del mondo. Ignara della sofferenza, la principessa era innamorata della città che bruciava intorno a lei, ne amava gli angoli oscuri, le ombre spaventose. Fu così che consegnò il suo cuore nelle mani di un uomo pericoloso e violento, sorda ai suoi avvertimenti: lui diceva di non meritarla, ma lei non voleva credergli. Nonostante la sua indole brutale, quando erano insieme lui si dimostrava attento e premuroso. Karsen doveva sapere che l’oscurità avrebbe inghiottito la città e l’uomo che amava, ma il dolore per il suo tradimento fu tale che si trovò costretta a fuggire, con il cuore spezzato. Gettò via la corona sperando di riuscire a dimenticare e lasciarsi tutto alle spalle. Ma nel regno oscuro di questa favola, la famiglia è tutto. E Karsen non ha altra scelta se non tornare indietro. Ora, però, non è più un’ingenua principessa…
Dopo Big Love, il libro in cui abbiamo fatto per la prima volta la conoscenza di Karsen, sorellina sedicenne di Brysen, e Booker, l’ex galeotto sfregiato assunto da Race come guardia del corpo della sua ragazza e della sorella minore di lei, ho atteso, e atteso, e poi ancora atteso. Ne è valsa la pena aspettare tanto? La risposta è sì, sì e ancora sì.
La principessina del regno corrotto doveva crescere, ho pensato; ma badate bene, doveva crescere solo in senso anagrafico e non in termini di maturità, perché, che ci crediate o no, Karsen è a mio parere una delle figure femminili più mature che incontriamo a The Point, e lo è fin dall’inizio, nonostante la giovane età. Al contrario delle altre protagoniste, tutte molto più adulte di lei, ella sa quel che vuole, decisa e determinata come poche. Qualcuno potrebbe sostenere che vi sono l’incoscienza e l’ingenuità della giovane età alla base della sua determinazione, invece non si ha mai – e dico mai – questa sensazione: ciò che gli altri ritengono un’infatuazione per il pericoloso giovane killer, è amore, profondo, maturo, consapevole. Karsen sa chi è Noah Booker, pur non conoscendo tutti i segreti del suo passato, come sa che The Point non è un regno incantato, ma un luogo pregno di violenza e oscurità, dove la speranza si fa illusione. Eppure ama quella città e ama Noah. Non le rimane che attendere la maggiore età per reclamare finalmente ciò che considera suo. Ed è da qui che prende il via Respect.
La chiamavano cotta giovanile. Non lo era.
Per me era un tipo d’amore feroce, armato di denti e artigli, che sentivo scavarmi nelle viscere ogniqualvolta mi veniva dato un buffetto sulla testa e detto quanto fossi giovane, che avevo ancora tutta una vita davanti. Era un amore rabbioso, e io ero stanca di tenerlo al guinzaglio. Lo volevo lasciare libero, volevo che affondasse le sue zanne affilate come rasoi nell’uomo che aveva risvegliato in me quel bisogno primordiale. Era solo giusto che anche lui sentisse lo stesso tipo di morso profondo e la stessa pressione dolorosa che provavo ogni giorno.
Noah Booker è un muscoloso colosso di due metri, che ha alle spalle anni di galera in cui ha dovuto imparare sia a difendersi che a colpire per primo, per non soccombere. Viene da fuori, nessuno sa da dove, ma si inserisce subito bene in una città che sembra rispecchiare la sua natura. La sua figura incute timore, le persone, si tengono alla larga da lui ed egli è quasi soddisfatto di aver raggiunto un tale traguardo: finché una ragazzina caparbia non inizia a mostrargli cosa si prova nell’essere visto e considerato, com’è sentirsi amato e il suo cuore si scioglie a tal punto da sentirsi vivo solo con lei. Non può mostrare ciò che prova, Karsen è troppo piccola, lui troppo inadatto a lei, Race e Brysen troppo decisi a tenerla al sicuro da tutto, in particolare dai sentimenti che Karsen prova per Noah. Eppure, in ogni occasione in cui lei si trova in pericolo è Noah a rischiare la propria vita pur di proteggerla, molto più di quanto il suo compito richieda.
Quando lei compie diciotto anni, Race, col peggiore dei ricatti, impone a Noah di ferirla e allontanarla da sé, e qui permettetemi di aprire una parentesi: Race non è mai stato tra i miei personaggi preferiti di The Point, tutt’altro, ma in questo libro gli sarei con piacere passata sopra con le ruote di un trattore, più e più volte, a lui e anche alla sua degna compagna.
Odiavo Race e il modo in cui ci aveva separato, ma aveva ragione a volermi fuori dalla vita di quella ragazza. Non importava se era l’unica a vedere oltre le mie cicatrici e i miei cipigli. Non ero destinato ad averla, non avevo alcun diritto di portarla giù al mio livello quando era nata per una scalata verso il successo.
Col cuore a pezzi Karsen fugge in California, dove studierà e finirà per laurearsi, ma è una ragazza spenta quella che ritroviamo lì dopo quattro anni, una ragazza che fa quel che deve senza convinzione, per riempire i giorni, i mesi, gli anni: la sua vitalità, l’energia, l’entusiasmo, la grinta, non sono che un ricordo lontano. E il panico all’idea di dover far ritorno per il matrimonio della sorella e di Race, con la certezza di rivedere Booker e riaprire una ferita mai rimarginata, la spinge a voler rimanere nella sua bolla californiana. Ed è qui che il ragazzone fa di nuovo il suo ingresso nella vita di Karsen: dopo quattro anni in cui si è sforzato di rimanerle lontano per il suo bene, in una solitudine emotiva straziante, finalmente dice basta. Mettendo ancora una volta a rischio la sua vita e non avendo alcuna idea se lei lo voglia ancora oppure no, se riuscirà mai a perdonarlo, va da lei, perché non è più in grado di starle lontano.
Inizia così il loro viaggio di ritorno a casa, in fuga da uno stalker e dal pericolo costituito da Race. Di più non vi dirò sui tanti eventi che si susseguiranno da questo momento in poi, salvo che i giorni trascorsi sulla strada da un lato vi mostreranno un aspetto di Booker che vi farà commuovere fino alle lacrime, dall’altro faranno riemergere pian piano la vera e autentica personalità di Karsen, la principessa guerriera di un regno del male. E faranno anche emergere la sua vera vocazione. Quella di Noah verrà solo confermata, come colui che la amerà e sosterrà e difenderà sempre e con ogni mezzo, senza pretendere nulla in cambio, fino alla fine dei suoi giorni.
Il problema era che avevamo creato insieme qualcosa di così indimenticabile che non sapevo come tornare alla mia vecchia vita, facendo finta di non sapere che là fuori c’era gentilezza e tenerezza, anche per qualcuno di così incasinato come me.
Amore e rispetto andavano a braccetto…
Cosa dirvi di più? La Crownover stavolta è riuscita a mettere su carta una storia bellissima in ogni momento, e perfettamente dosata ed equilibrata nella struttura. Inoltre il suo inconfondibile stile ormai maturo si è consolidato dai tempi dei suoi primi pur riusciti romanzi. Sono un po’ triste nel dover salutare The Point, lo confesso, ma debbo ammettere che la serie chiude davvero in bellezza, con personaggi che vi resteranno a lungo nel cuore. E chissà che l’epilogo di Respect non apra la strada a una nuova stupenda serie.
«Toccare una persona è un bisogno umano fondamentale, Booker». Karsen mi accarezzò la guancia devastata con il dorso della mano e si alzò in punta di piedi per riempirmi di bacini lungo il taglio argentato.
Grugnii e le sfiorai la schiena. «Ho bisogno di essere toccato solo da te. Degli altri posso fare a meno». Il suo tocco mi faceva sentire un uomo, non un mostro, non una macchina. Tutte le altre mani che avevo avuto su di me mi avevano fatto sentire come se non fossi niente, come se fossi letteralmente un ammasso di pelle e ossa senza cuore o anima.
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