Kendall e Margot hanno una cosa in comune: la pallavolo è il centro della loro vita.
Kendall, però, dopo un errore che gli è costato la carriera, osserva la nazionale da bordo campo come preparatore tecnico. A volte vorrebbe strapparsi giacca e cravatta, indossare la divisa e fiondarsi in posto sei per dimostrare a tutti che è ancora il campione di prima. Quell’impeto però dura il tempo di un respiro. Il tempo di ricordarsi che restare in disparte è la giusta punizione per essersi fidato della persona sbagliata.
Margot invece aspetta ancora l’opportunità di mostrare al mondo quello che vale. Stringe il ciondolo che le ha regalato suo padre e va avanti, nonostante la fatica, il rapporto terribile che ha con la madre e gli errori che continua a fare durante le partite, nelle poche occasioni in cui lascia la panchina.
Ha anche un altro sogno, quello di incontrare il capitano della nazionale di pallavolo, Nick Carter, il ragazzo che la guarda dalla copertina della biografia che lei tiene vicino al letto.
Kendall e Margot ancora non si conoscono.
Il torneo NORCECA inizierà fra sette giorni.
Ed entrambi saliranno sullo stesso aereo per raggiungere Winnipeg, in Canada, dove il gioco avrà inizio.
Non sono una sportiva, ma amo lo sport.
È questo il motivo per cui, anche nella lettura, uno dei miei generi preferiti è proprio lo sport romance. In particolare amo la pallavolo. Un retaggio delle domeniche passate al Palazzetto da bambina, a tifare la mia squadra del cuore dalla curva. Non potevo quindi resistere alla trama di questo romanzo, di cui vi parlo, e devo dire che è stata una piacevolissima sorpresa.
Partiamo proprio dallo sport…
Il libro è intriso di pallavolo e lo sport la fa da padrone. Chiunque si sia mai avvicinato a un palazzetto, leggendo questo testo può davvero sentire gli odori descritti, visualizzare le palestre, gli spogliatoi, percepire l’eccitazione del pre-partita, soffrire con i giocatori in campo alla conquista di un punto e udire i rumori: in questo testo, la mano che cozza contro il pallone, la schiacciata che va a segno, il rumore di un giocatore che si tuffa sul campo da gioco sono talmente ben descritti da sembrare reali. In Never Give Up la pallavolo è una dei protagonisti principali tanto quanto la storia di Margot e Rendall, se non di più. Rendall è un atleta affermato, o dovrei dire era, perché all’apice della carriera, qualche anno prima del momento da cui ha inizio la nostra storia, ha fatto uno sbaglio con cui non è ancora riuscito a venire a patti. Ma è anche un uomo con le sue fragilità, con il suo passato non risolto, con un meraviglioso padre che lo ama, ma che in alcuni momenti predica bene e razzola male, con un nonno che all’inizio potreste mal giudicare, ma che poi amerete e con una madre che a un certo punto si è fatta vincere dai suoi demoni e ha mollato la famiglia e lui. E poi c’è Nick. Ingombrante, egoista, fastidioso, subdolo, sempre presente. Sono migliori amici fin dall’infanzia – ma forse non si tratta proprio di un’amicizia sincera da parte di Nick – e Rendall, per riuscire a chiudere i conti con il passato, li dovrà prima chiudere con lui. Nick è il personaggio che detesto e so che detesterete, l’antagonista di questa bella storia.
Ferita dalla recente morte del padre, la giovane e bellissima Margot ha un sogno: diventare una campionessa di pallavolo. Sempre a un passo dallo sfondare, ma perennemente considerata mediocre, la nostra ragazza è determinata a farcela. Si impegna più degli altri, si allena più degli altri. Eppure i risultati tardano ad arrivare… Anche Margot ha i suoi irrisolti. Il padre che adorava è morto da pochi mesi e con la madre il rapporto è difficile. Faticano a capirsi, perché quando di fondo rimane il non detto, è difficile andare avanti, costruire rapporti e comprendere le scelte dell’altro. E nella vita di Margot c’è anche Vic. Amica sincera e leale, più sfrontata e diretta, è un punto di riferimento nella vita della nostra protagonista (… e colei che meriterebbe di vedere raccontata la sua storia!).
Vorrei dirvi che la storia di Margot e Rendall è semplice, lineare e poco dolorosa, ma non posso. Mentirei. Posso però dirvi che è una storia di cui si percepisce la potenza sin da subito, anche quando loro non lo sanno ancora che sono destinati l’uno all’altra. Al centro sempre la pallavolo, per entrambi, il punto fermo delle loro vite attorno al quale ruota anche la loro storia d’amore. Margot e Rendall sono due protagonisti in cammino, in crescita, che si “useranno” per diventare uomo e donna, per migliorare come compagni di squadra per i loro colleghi e che per farlo metteranno sempre prima l’altro, anche a costo di rimetterci la propria felicità. Almeno fino all’happy ending… Ma che fatica!
Mya McKenzie, di cui non avevo mai letto nulla, ha scritto un bellissimo sport romance, con una trama che tiene, senza sbavature. La sua è una scrittura fluida, immediata, capace di tener incollato il lettore fino alla fine senza allungare con parti inutili. Un libro pulito, senza imprecisioni da segnalare, che indica anche il lavoro sul testo fatto a monte. Chiudo consigliando la lettura a chiunque non abbia timore di entrare in un palazzetto per conoscere Morgan e Rendall, anche per scoprire un pochino di più uno degli sport in cui noi in Italia abbiamo sempre brillato, ma che, lasciatemelo dire, come altri non ha mai avuto la giusta attenzione. Il libro in tre parole: passione, fatica, amore.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
Commenti
Nessun commento ancora.