Logan Grant si è reso conto di essere finito nei pasticci non appena ha messo gli occhi su Chandler. Ha accettato l’affare che lei gli proponeva perché voleva ricavarne un buon profitto ma… adesso è lei che vuole. E accetta di partecipare a un gioco in cui amore, desiderio e potere si mescolano pericolosamente. La posta in gioco sono milioni di dollari, ma Logan riuscirà ad averli solo se otterrà il anche il cuore di Chandler.
Chandler Santell ha sempre evitato uomini ricchi e potenti che credono più nei soldi che nell’amore. Ma quando il suo prestigioso Centro di yoga si trova sull’orlo del fallimento, l’unico uomo che può aiutarla è Logan Grant, il peggior squalo nel mondo della finanza. E Chandler è disposta a tutto per salvare il suo sogno. Proprio tutto.
Premessa doverosa. Ho letto tutti i libri della Probst, sia quelli della serie Marriage to a billionaire, sia quelli della serie Cuori solitari. Dire che apprezzo questa autrice sarebbe un’affermazione riduttiva.
Quindi comprenderete come questa recensione sia una stilettata al cuore per me. Però necessaria. Mi sono approcciata a questa nuova serie con trepidazione, contenta di iniziare un’avventura e scoprire nuovi personaggi.
Sono rimasta delusa.
Andiamo come sempre con ordine.
La storia è tutto sommato semplice: Chandler è l’unica figlia di un cinico uomo d’affari che, nella speranza di lasciare in mani sicure la sua azienda e avere un erede, ha cercato di manipolare la vita della figlia, al punto da fare un accordo con l’uomo di cui lei credeva di essere innamorata per indurlo a sposarla. Quando Chandler lo scopre taglia i rapporti con il padre e fugge dal mondo degli affari aprendo una scuola di yoga.
Logan è chiamato “l’uomo d’acciaio” per la sua capacità di restare sempre freddo e determinato e per l’utilizzo, a volte, di strategie non proprio cristalline.
Complice una situazione economica precaria, Chandler propone un contratto a Logan per aiutare i di lui dipendenti a combattere lo stress con lo yoga, accettando un contratto che la farebbe fallire in caso di infausto esito del suo intervento. I due si ritrovano a stretto contatto e scocca la scintilla ma, per ovvie ragioni, il loro idillio è funestato da persone ed eventi, fino al consueto lieto fine.
Vediamo i punti di forza. Scritto con il consueto stile lineare, non presenta refusi e la lettura è fluida.
I punti di debolezza sono purtroppo tanti. Il personaggio femminile è incongruente e inconcludente. L’autrice parte con la premessa che lei conosce il mondo degli affari, ribadendola per tutto il libro, poi però il comportamento di Chandler è l’esatto opposto, ossia dice e fa cose poco consone per quel mondo, per poi cascare dal fatidico “pero” quando glielo fanno notare. Dichiara di non voler mai più avere a che fare con gli uomini d’affari, che odia, per poi frequentare solo quelli. Dichiara di essere salutista e “quasi” vegetariana, ma appena può si “dopa” con cioccolato e porcherie varie. Dichiara imperitura fiducia nei confronti di Logan per poi contraddirsi cinque pagine dopo, comportamento a dir poco irritante e infantile. Dovrebbe essere una donna forte, ma appena lui le respira a meno di mezzo metro si scioglie e fa e dice cose da denuncia.
Logan è imbarazzante. Più che l’uomo d’acciaio sembra l’uomo di burro e non perché si innamora di lei in un battito di ciglia e la asseconda in tutto, ma perché non mantiene le promesse iniziali. Non parliamo del parallelo comportamento da ragazzino quindicenne/uomo delle caverne/Dio che mantiene per tutto il libro, suscitando imbarazzanti proteste da parte di lei che farebbero impallidire le moderne eroine dell’emancipazione femminile e del buonsenso. Mi viene da piangere se penso agli altri uomini della Probst, profondi e bellissimi come Nicholas, audaci e oscuri come Sawyer o tormentati come Wolfe.
I personaggi di contorno sono delle macchiette. L’amico del cuore di lei, Harry, è da prendere a badilate: dovrebbe suscitare tenerezza ed essere divertente, ma ottiene l’effetto opposto. Il corteggiatore/cattivo, Thorne, ha solo il nome di bello, per il resto è prevedibile e idiota sino all’eccesso. Il padre di lei ti fa pentire di non avere comprato la ricarica per il lanciafiamme e ancora adesso, dopo aver riletto il confronto finale tra padre e figlia almeno tre volte, non riesco a capire che cosa volesse ottenere con il suo comportamento; sembra più un salvataggio in extremis di una figura inizialmente progettata per essere diversa.
Insomma, la mia opinione è che questo romanzo sia quantomeno il risultato di una pubblicazione affrettata, che non ci sia stata una reale introspezione dei personaggi e che sia di una banalità sconvolgente.
E non potete capire quanto io sia dispiaciuta per questo.
Purtroppo se i cliché reggono anche stavolta, ho il sospetto che per il prossimo ci toccherà Olivia, un’altra insegnante di yoga, un’altra che odia gli uomini d’affari.
Evviva.
Recensione a cura di:
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