Lorenza Garbi non è pronta per incontrare Davide Riva. Non ha la necessaria esperienza per comprendere un uomo complesso come lui. Non sa trovare il modo giusto per averne l’alleanza che tanto le serve per un progetto di lavoro. Non sa neanche spiegarsi perché la tratti con freddezza. Lorenza non è la donna giusta per avvicinarsi a lui. Sa irritarlo, portarlo al limite, e con un semplice sguardo riesce a insultarlo.
Davide Riva è un ex giocatore di basket, ex campione della nazionale italiana, ex uomo dal futuro brillante. L’incidente sportivo di cui è stato vittima gli ha tolto tutto, riuscendo a piegarlo. Il Davide Riva che Lorenza incontra è ormai un uomo sul punto di spezzarsi. Eppure sa blandirla, disorientarla, sconvolgerla ed è l’unico che può aiutarla.
Posso combattersi, ignorarsi, fuggire e lasciarsi indietro, ma potranno mai amarsi completamente due persone tanto diverse tra loro?
Sapete come capita? Vedi un post in qualche sperduto gruppo al quale neanche sapevi di appartenere, oppure un’amica ti dice in chat la magica frase “questo sembra interessante”, e tu ci vai sopra con la freccetta del mouse e leggi.
La copertina non lasciava presagire niente della trama. L’ho letta e qualcosa è scattato. Non è facile affrontare certi argomenti in un’opera di intrattenimento quale è il romanzo, per cui un po’ per curiosità, un po’ per interesse personale ho deciso di scaricare il libro da KU (dovrò pur giustificare con me stessa il costo mensile!)
Piacevole sorpresa è quello che mi sento di dire.
Partiamo come sempre dai punti di forza. L’argomento disabilità è affrontato senza fronzoli, per quello che è. La protagonista è un’assistente sociale alle prime armi, precaria, alla quale capita il peggiore incubo per una principiante: il caso difficile, quello che ti mette di fronte ai tuoi limiti e mina la tua autostima. Lorenza non appare da subito una combattente, ha paura e mille dubbi che maschera dietro un comportamento di falsa sicurezza.
È bella Lorenza, ma questo in un mondo in cui l’essere è minato dal lutto di una perdita, sia essa un arto o la capacità di camminare, può essere solo uno svantaggio. Lorenza ha bisogno di capire come aiutare Alessio che ha deciso di non vivere più e per farlo deve capire qualcosa di più sul mondo nel quale il ragazzino si troverà a vivere.
Davide è un uomo spezzato, non solo nel fisico. Il suo brillante futuro da atleta è stato interrotto da un banale incidente che lo ha reso paraplegico e che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle. È incazzato con il mondo, Davide, anche se millanta a se stesso e agli altri un ritrovato equilibrio. Vive una vita a metà, sempre in bilico tra l’arrendersi e il superare le proprie barriere anche con comportamenti al limite.
Quando i due si incontrano vedono l’uno nell’altra il concretizzarsi dei loro peggiori incubi. Lorenza viene messa di fronte al fatto che la diversità ci spaventa, che non sappiamo mai come comportarci dinnanzi a chi soffre e restiamo sempre in bilico tra la pietà e la giusta empatia. Il primo istinto è quello di aiutare, allegramente inconsapevoli che spesso questo fornisce ai soggetti in difficoltà un alibi per non crescere o delle scuse per non accettarsi. O, peggio, li fa sentire frustrati e genera rabbia.
Davide vede una donna desiderabile e sana, che lo eccita e gli fa ricordare una vita che non potrà più avere. Una donna che non riesce a scindere, almeno all’inizio, l’uomo dalla disabilità, che non riesce a vedere oltre la malattia.
Ma sono attratti l’uno dall’altra, Davide e Lorenza, e alla fine accettano di iniziare un percorso insieme, con le paure, i dubbi e le difficoltà che questo comporta. Non dico altro per non svelare la trama, aggiungo solo che si evince come l’autrice conosca bene il mondo del quale ci parla, o perlomeno (miracolo!) si è documentata con scrupolo.
Per quanto riguarda la scrittura lo stile dell’autrice ti cattura, l’uso di metafore e similitudini è sempre bilanciato e a volte lo definirei audace, nel senso più positivo del termine.
Passando ai punti di debolezza, la storia si ripete. Un editing professionale avrebbe pulito il racconto, migliorato un italiano comunque di ottimo livello e corretto un aspetto importante, ossia quello di presentazione del testo. L’autrice non usa le caporali e, a volte questo, rende difficile il seguire chi parla, chi pensa in quel momento e via di seguito.
Per questo assegno 4 stelline, ma consiglio a tutti di leggerlo perché davvero ne vale la pena. Ho lasciato la lettura spesso, imprecando e maledicendo a turno i personaggi e, dal mio punto di vista, questo è il migliore complimento che posso fare.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
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