Bellissimo, brillante e dissoluto. Questo è Kingsley Edge.
Pagato profumatamente sia in denaro sia in altro tipo di benefici, passa di letto in letto, ma nulla riesce a contrastare la sua apatia autodistruttiva.
L’unico che potrebbe farlo, l’uomo che King ama senza limiti o rimpianti, l’uomo grazie al quale è rinato, è anche la sola persona che King non potrà mai avere: Søren.
Quando Kingsley progetta di aprire il più grande club BDSM del mondo – un parco giochi segreto per l’élite di New York – affiancato da Sam, la sua nuova assistente, giovane e determinata, dovrà vedersela con l’enigmatico reverendo Fuller, un nemico che potrebbe rovinare il suo sogno, e non solo.
Due missioni sacre, due uomini in lotta tra di loro, un solo vincitore.
Questo è il romanzo delle tre P.
Potente
Ti ritrovi a navigare in un mare di emozioni e le onde si infrangono con potenza sugli scogli per poi tornare indietro alla loro calma. E infrangersi di nuovo.
Perverso
E non solo per le numerose e fantastiche scene di sesso. Non solo per ciò che viene descritto a cui la Reisz ci ha abituati e incantati. Perverso nel senso stretto del termine, dal latino pervertĕre, sconvolgere. Sconvolgere i nostri animi, sì, ma anche le carte in tavola come mai ci aspettavamo.
Peso. Più peso
Perché più cercano di schiacciarti, più accusi il colpo e provi, in ogni modo e con ogni mezzo a rialzarti. Per te stesso, per chi ti sta accanto e fa di tutto per aiutarti.
Il libro che tanto abbiamo atteso è finalmente tra le nostre mani e credetemi se vi dico che le aspettative non deluderanno.
Iniziamo la lettura nel “presente”, con Kingsley che va a trovare Grace e suo figlio Fionn, di quasi un anno. Un inizio che ti fa sentire a casa, un inizio che ti stampa un sorriso sul volto, ma che poco dopo si trasforma in smorfia di trepidazione, perché King si siede e inizia a raccontare. E i suoi sudditi possono solo che ascoltare “le roi”.
Piccolissimo inciso: questo è un inizio da “queen Tiffany”, mi ha riportato alla mente le prime pagine de “Il ladro di ricordi”. Incipit unici nel loro genere.
Ma torniamo a noi. Ci ritroviamo così immersi nel racconto e conosciamo un Kingsley ventottenne, un uomo giovane, ma segnato profondamente da una vita con un trascorso troppo doloroso per la sua età. Ma bastano delle dita che scorrono fluide su un pianoforte, un intoccabile pianoforte fino a quel momento, e tutto si ribalta. Ogni certezza, ogni prospettiva. Dopo unici anni, ecco Søren, la persona che per King rappresenta l’amore unico, folle, sconvolgente. La sua famiglia. Dopo un faccia a faccia commovente con flashback emozionanti, dopo lo sgomento iniziale di Kingsley, nell’apprendere la notizia del sacerdozio dell’amico, quello che conta, però, è la sostanza delle azioni e dei sentimenti. E malgrado tutto e tutti, la sostanza sono sempre stati loro: Kingsley e Søren.
“Søren afferrò Kingsley per la nuca e lo strinse in un abbraccio, non un abbraccio tra amanti, ma tra fratelli perduti, tra soldati di eserciti nemici riuniti alla fine di una lunga, devastante guerra che nessuno aveva vinto”
Lui è tornato, e il nostro re sa che da quel preciso istante ogni cosa non sarà più come prima. La forza dell’amore gli darà le certezze che, fino a quel momento, hanno vacillato e ben presto si delineerà nella mente di Kingsley un obiettivo ben preciso. Uno scopo che lo salverà, grazie a Søren.
Quale? Be’, ehi, stiamo leggendo il sesto volume della serie del Peccato Originale, quindi l’obiettivo migliore che possa esserci è aprire un club esclusivo di BDSM. Una casa. Un luogo per tutti coloro che quotidianamente vengono discriminati, vessati, visti come depravati solamente perché vivono la loro sessualità secondo canoni “fuori dalla norma”.
“Questo posto… è passato attraverso molte trasformazioni.” Kingsley entrò in una delle suite più grandi. “Molte incarnazioni. Adesso non sa più chi è. Sa solo di essere abbandonato. So come si sente.”
E quale sarebbe questa norma? Non esiste, e King lo sa benissimo, e per regalare ai suoi sudditi la casa in cui sentirsi persone uniche inizia una guerra senza esclusione di colpi. Perché un re non deve mai abbandonare i propri sudditi, anche se questo significa lasciar andare, invece che prendere. In questa lotta avrà al suo fianco una spalla coraggiosa e delicata, al tempo stesso: Sam. Personaggio già accennato nei precedenti volumi della serie, qui la conosciamo meglio in ogni sua fragilità e sfaccettatura. Una donna che ha saputo rialzarsi dal dolore e riprendere la sua strada a testa alta, senza vergogna. Mai.
I due se la vedranno con il nemico peggiore di tutti, il reverendo Fuller, capo di una setta, ehm… congregazione religiosa, scusatemi, che, in soldoni “o sei come noi, puro e bravo, o sei contro di noi”. Ma le apparenze il più delle volte ingannano, e chi meglio di King può saperlo? E chi, meglio della Reisz, arrivati a questo punto, può stupirci?
Un libro che apre orizzonti nuovi e permette di capire che andare oltre è possibile e necessario e dà una speranza a chi è ingabbiato nelle sue paure e negli stupidi stereotipi della società. Guardiamoci intorno, tutti, da qualche parte, abbiamo il nostro Søren pronto a esserci, pronto a sussurrarci “vive le roi!”
Lo stile della Reisz non ha bisogno di commenti, puntuale, avvincente, sagace e ironico (il dialogo tra King e la fantomatica segretaria della congregazione Chastity è insuperabile). Un plauso va alla traduzione e all’editing che ha reso (finalmente, lo possiamo dire? Sì, possiamo!) giustizia a un libro indimenticabile. Avere poi titolo e cover calzanti a pennello con il romanzo è la ciliegina sulla torta.
Ultimissima postilla. Vado assolutamente controcorrente, non me ne vogliate, chiedo venia in anticipo. L’ottavo cerchio è il sesto volume della serie, il secondo degli “Anni Bianchi”; si trovano riferimenti a fatti e personaggi, ovvio (OMG, Maggie e Daniel!), però… però anche se non avete letto i precedenti (molto male ma Søren so che vi assolverà a modo suo) non perdete l’occasione di questa lettura. Perderete dei pezzi, certo, ma potrete poi riprendere il filo al contrario. So che questa è una blasfemia, quasi, ma Tiffany vi perdonerà, lo so. La visuale ribaltata a lei piace moltissimo. Se sentite che dalle premesse questo romanzo possa pizzicare le vostre corde, buttatevi. Potenti, come le onde. In fondo seguire il cuore è essenza stessa della vita e Kingsley è molto bravo a insegnarcelo.
Una lettura che vi illuminerà il viso come un raggio di sole, ma ve lo bagnerà anche, come la pioggia di un temporale estivo.
Perché questo è il libro delle tre P. Anzi quattro.
Perfetto
“I never meant to cause you any sorrow
I never meant to cause you any pain
I only wanted to one time to see you laughing
I only wanted to see you
Laughing in the purple rain” (Purple Rain, 1984)
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