♦ Traduzione a cura di Chiara Fazzi
Triskell Edizioni, acquistabile qui ♦
Tornare alle loro radici Amish li aiuterà a ritrovare la fiducia l’uno nell’altro?
Isaac e David non credevano che sarebbero mai tornati al mondo degli Amish. Ma quando il fratello minore di Isaac si ammala di cancro, i due non esitano a tornare a casa. Dopo che insicurezza e paura si sono insinuate tra loro, a San Francisco, la loro relazione è in crisi e David è deciso a sistemare le cose. Se pensavano che destreggiarsi nella vita “Inglese” fosse difficile, tornare a Zebulon sarà ancor più complicato.
Le loro famiglie vogliono disperatamente riportarli all’ovile e le pressioni della comunità aumentano. Isaac e David desiderano un futuro insieme ma, giorno dopo giorno, nascondere la verità sulla loro vera natura si fa sempre più difficile. Sono intrappolati fra due mondi e, se non fanno attenzione, questo rischierà di dividerli ancora di più.
Riusciranno Isaac e David a tornare l’uno dall’altro e a trovare un posto da chiamare casa?
Tornare a Zebulon significa veramente tornare a casa? Questo si ritrovano a chiedersi Isaac e David, all’inizio di questo terzo e ultimo capitolo della loro storia. Isaac non è più il ragazzo spaventato del primo romanzo, ma nemmeno quello che si è immerso nella vita “inglese” di San Francisco certo di avere alle spalle la solidità del proprio compagno: ha imparato dai propri errori, comprendendo che entrambi in realtà hanno bisogno della forza l’uno dell’altro. È arrabbiato con David per aver taciuto sulle proprie difficoltà, e con se stesso per non averle sapute vedere.
David, dal canto suo, dopo aver toccato il fondo nel secondo romanzo, ha finalmente ammesso con se stesso che sembrare forte a tutti i costi non è la soluzione e mostrare le proprie debolezze all’uomo che ama significa far parte di una coppia.
«Sento delle voci, che mi dicono che sono un peccatore. Che non valgo niente. Che sono come mio fratello. Egoista e cattivo. È come se sentissi la voce dei ministri. E cerco di migliorare. Ci provo, davvero.»
Le loro famiglie e la comunità tentano di convincerli a pentirsi e ritornare alla vita Amish, mentre quello stesso modo di vivere si scontra con la malattia del fratellino di Isaac, che può essere curato solamente accettando macchinari proibiti e la medicina “inglese”. L’autrice ci mostra in modo molto lucido entrambi i modi di vedere la questione, con Isaac e il fratello Aaron decisi a fare di tutto per il fratello e i genitori rigidamente legati alle loro convinzioni.
Keira Andrews dimostra ancora una volta molta sensibilità, stando attenta a non cadere in facili fanatismi e descrivendo bene il potere della fede religiosa, la sicurezza che dona alla comunità Amish. Ovviamente esiste anche un altro modo di interpretare questa sicurezza, ovvero la facilità con la quale essa si trasforma in catene che intrappolano chi non può o non vuole adeguarsi alle regole che impone.
«Ma sei stato tu a scegliere di andartene.»
«Sì, ma in realtà, non ho avuto scelta. Io…» Isaac serrò le mani.
Voleva raccontare ad Ephraim la verità, ma sarebbe servito a qualcosa? O avrebbe solo peggiorato la situazione? «È questo il problema. C’è solo un modo di essere, qui. Amish o Inglese, nessuna via di mezzo. Voglio continuare a vedervi. Non voglio venire tagliato fuori. Non voglio abbandonare la mia famiglia. È così per colpa loro. Dei nostri genitori e della comunità. Pensano che sia giusto, ma non lo è.»
Tornare a Zebulon permette a David e Isaac di chiudere con il passato, perché non saranno mai liberi di amarsi davvero se il senso di colpa per essere fuggiti continuerà a tormentarli, come ha dimostrato il secondo romanzo della serie. Il loro amore maturerà in qualcosa di più solido, capace di sostenerli davvero nel mondo che si ritroveranno ad affrontare e di costruirsi un futuro.
Allora lasciò andare la mano di Isaac. Ma sentiva il ragazzo talmente solido e saldo al suo fianco che, invece di provare vergogna, David sentì sgorgare da sé un senso di orgoglio e di definitiva chiarezza. Ecco chi siamo. Chi avremmo sempre dovuto essere. Dio ci ha davvero creati così.
Mi è piaciuto come l’autrice sia riuscita a intrecciare le vicende di tutti i personaggi nel finale, chiudendo anche le trame secondarie che li riguardano. In particolare Aaron, bandito dalla comunità per averla abbandonata dopo essere stato battezzato, vive momenti toccanti quando incontra di nuovo la sua famiglia, dimostrando come esista più di un modo per trovare il proprio posto nel mondo. Il suo ateismo non si scontra con la fede di Isaac e David, che non hanno cessato di credere in Dio a dispetto di quanto sostiene la comunità Amish. La fede, o l’assenza di essa, è l’altro tema centrale in questa trilogia, oltre all’amore che lega i due protagonisti, e l’autrice l’ha affrontato senza facili scorciatoie o luoghi comuni, di qualsiasi personaggio stesse parlando.
Un finale perfetto per una bella trilogia, capace di far sognare grazie all’amore e alla passione tra Isaac e David ma anche di far riflettere su tematiche profonde: da inserire tra le riletture, senza dubbio.
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