♦ Traduzione a cura di Ciro Di Lella
Triskell Edizioni, acquistabile qui ♦
Andrew e Paul si sono avvicinati a Dio e a Gesù in chiese diverse e il loro approccio alla spiritualità è diametralmente opposto.
Andrew è cresciuto con la fede cattolica, che gli ha insegnato che l’omosessualità è un peccato. È stato costretto a nascondere la verità su se stesso per tutta la vita. Si è sposato e ha avuto dei figli, una maschera da presentare al mondo, una maschera da eterosessuale. Solo in seguito alla sua relazione con Paul, che gli mostra un aspetto diverso della religione, Andrew capisce di poter essere gay e avere ancora fede. Il Dio di Paul è pura accettazione e amore, nella sua chiesa l’omosessualità non è un problema.
Nel viaggio di Paul e Andrew, innamorarsi è la parte più facile. Ma ci sono tante cose su cui lavorare: il dolore del tradimento, la paura di essere scoperti, l’abbandono da parte della moglie di Andrew, le incombenze di dover crescere dei figli, la pressione dei rispettivi lavori e la costruzione di un futuro insieme. Solo superato tutto ciò potranno sentirsi al sicuro l’uno nel cuore dell’altro.
Renae Kaye è una scrittrice dal talento sorprendente, si apre dolcemente e ti ruba il cuore con rapidità. Ho apprezzato entrambi i romanzi di questa serie ed ognuno di essi, mi ha rubato una parte di cuore e questo libro resterà “Al sicuro nel mio cuore”.
Veniamo trasportati nella realtà di Paul, un infermiere dedito al suo lavoro con una passione troppo spesso dimenticata da molti di noi o dai continui assalti giornalistici di malasanità. La purezza delle parole di Renae hanno lasciato spazio soltanto a far riaffiorare quell’amore e quella dolcezza che solo un infermiere può possedere. Non è soltanto un lavoro, essere un infermiere è un vero e proprio stile di vita come spesso viene sottolineato nel carattere di Paul.
La palestra è un luogo misterioso alle prime luci del mattino e un’ancora di salvezza prima di andare a dormire dopo il fine turno. Gli spogliatoi sono sempre un concentrato di sudore e corpi nudi, ma alcune volte quest’ultimi sono soggetti a dinamiche divertenti sotto le docce.
Doveva farsi una doccia e mentre si avvicinava ad uno dei box, gli occhi di Paul si incrociarono con l’uomo piegato in avanti mentre l’altro lo teneva per i fianchi scopandolo con vigore. Prima che quello spettacolo di corpi terminasse, entrò nel box. Dopo un breve scambio i due nell’altro box si separarono. Andrew lanciò un’occhiata a Paul e prima che potesse tirarsi indietro, Andrew iniziò a dargli piacere con le labbra, portando Paul subito al limite.
Si erano visti diverse volte in palestra, ma prima di quel momento non avevano mai avuto modo di conoscersi. Andrew spesso si intratteneva nelle docce con qualcuno dopo l’allenamento, ma il desiderio di avere Paul dietro di se, batteva quasi tutti quegli altri uomini.Andrew aveva una vita ben diversa fuori da quei momenti nelle docce. Il suo lavoro a capo della Cabott lo assorbiva completamente, ma ogni sera a casa ad aspettarlo c’erano i suoi bambini e sua moglie.
Un matrimonio di convenienza senza amore, anche se i bambini avevano mitigato in parte quell’unione.
Andrew aveva sempre separato i suoi pensieri tra la famiglia e la sua omosessualità repressa, ma non riusciva a restare indifferente a Paul. Quell’uomo non cercava soltanto del sesso come tutti gli altri che aveva avuto in precedenza. C’era qualcosa nel suo modo di fare che lo attraeva e faceva sentire vivo.
In questo romanzo vengono toccati anche i temi della religione cattolica, credo che ci sia una cura particolare nel descrivere alcuni particolari e vengono messi in relazione con una sconvolgente realtà. Non siamo pronti a credere nell’amore, preferiamo basarci su testi che neanche conosciamo o meglio ci vengono proposti sulla base della conoscenza altrui. Smettiamola di dare delle regole all’amore.
È facile giudicare e lasciare un commento negativo sui comportamenti di Andrew, ma non mi sento di addossargli delle colpe. La natura del proprio animo traspare sempre anche quando cerchiamo di oscurarla o reprimerla.
La delusione di un amore ci fa smarrire e seguire percorsi del tutto diversi da quello che vorremmo per il nostro star bene, ma quello che più mi colpisce di Andrew non è soltanto la complessità della sua storia, ma il suo modo di far coincidere tutto come solo un padre può fare.
Ci sono diversi sentimenti in questo libro ed elencarli tutti vanificherebbe il bellissimo lavoro di Renae.
Un romanzo dolce, passionale e dove l’amore ritrova la giusta strada.
Bisogna lasciarsi avvolgere dai dubbi per trovare la soluzione ai problemi, o meglio quelli che crediamo siano dei problemi. L’amore vince su tutto, ci fa impazzire, sorridere, volare e poi cadere nella disperazione di ritrovarsi per un nuovo sorriso.
C’è sempre bisogno di persone belle nella vita e non trovo personaggio migliore di Paul per la vita di Andrew. Potrei quasi paragonare la vita di Andrew a quella di un malato e la cura è sicuramente la presenza continua di Paul.
Ci si innamora subito di quest’uomo ed è quasi un esempio da imitare nella realtà. Per quanto paradossale avrei fatto tutte le scelte di Paul. Certamente sono scelte coraggiose che soltanto un cuore impavido come il suo poteva affrontare con la stessa semplicità. Come ho specificato nella parte iniziale, essere un infermiere è una scelta di vita che condiziona tutti i gesti in ogni momento. Mi trattengo dal parlarvi di varie scene in cui Paul ha avuto un punto fondamentale nell’evoluzione della storia, non perché rischierei di farvi uno spoiler, ma perché non troverei le giuste parole per raccontarlo.
Leggetelo tutto di un fiato senza pensare a quale sia la scelta giusta, non ne avrete il tempo perché gli occhi corrono veloci tra le righe e ogni capitolo vi lascerà con la domanda: “E poi cosa succede?”
Lasciate che l’amore di Paul e Andrew entri a far parte delle vostre letture e soprattutto custoditelo “Al sicuro tra i vostri cuori”, come già sto facendo io.
Citazione – Spoiler –
«Perché non lo lasci tagliando tutti i ponti?» chiese Casey. «Dovresti.» Paul scosse la testa. Andrew era una droga di cui aveva bisogno. Andrew lo completava. Sapeva di essersene innamorato, ma non voleva dirglielo e gravare troppo sulla sua situazione. «Non ne posso fare a meno, Casey. È la mia anima gemella. Ma non posso dirglielo perché ha una cazzo di moglie e due figli, che adora. Qualche volta me ne ha parlato e sono quasi geloso per quanto tiene a loro. Se dicesse a sua moglie di noi due non potrebbe più vederli.» Chiunque avesse detto: «Se ami qualcuno, lascialo andare,» non sapeva nemmeno cosa volesse dire amare. Paul non riusciva a lasciar andare un bel niente, ma allo stesso tempo sapeva che Andrew aveva bisogno di quei bambini più di quanto avesse bisogno di lui. «Allora cos’hai intenzione di fare?» Paul sospirò. «Niente. Rimarrò il suo segretuccio sporco finché me lo permetterà. Poi, quando mi mollerà, raccoglierò il mio cuore in frantumi e me ne scapperò per un po’.» Casey gli sorrise con empatia. «Se ti spezzano il cuore, Paul, non mollare mai. Mai e poi mai, perché il tuo cuore non lo farà.»
Editing:
Devo confessarvi che ho scritto e cancellato ben quattro volte questa recensione, perché non ero mai soddisfatta, mi sembrava sempre di non averci messo nulla di significativo, che mancasse qualcosa.
Avevo scritto di Paul e Andrew, del loro amore che nasce da un’attrazione fisica molto potente e che cresce nonostante i mille ostacoli che la vita ha posto loro davanti e si trasforma in un sentimento profondo e tenace; di Andrew e della sua presa di coscienza di sé, del suo rompere le catene imposte da un’educazione religiosa rigida, bigotta e soffocante grazie al sentimento che sviluppa per Paul, un amore che non è più un peccato da consumare dietro la porta di un albergo a ore, ma un legame da gridare al mondo.
Andrew non era pronto a rinunciare a Paul. Non ci riusciva. C’erano delle cose nella sua vita che erano imprescindibili. Un tempo i suoi figli erano l’unico punto fermo su cui non avrebbe accettato compromessi. Aveva sempre pensato che avrebbe rinunciato a tutto pur di far star bene i suoi bambini. Avrebbe rinunciato a soldi, casa, carriera, reputazione, famiglia, perfino alla sua fede solo per farli rimanere al sicuro e felici. Improvvisamente anche Paul era diventato parte di quelle cose irrinunciabili. Era ancora legato ai suoi figli, ma, con sua grande sorpresa, Paul era parte di quell’amore che provava per loro.
Tutto giusto, il loro crescere come individui e come coppia è molto bello e realistico, per una volta ci troviamo davanti a protagonisti “umani”, che fanno scelte discutibili, a volte per accontentare la società e la famiglia, che per “quieto vivere” annullano il proprio vero io, che non riescono a staccarsi da sentimenti che sanno già essere destinati al fallimento e al dolore, che cercano in ogni modo di far funzionare le cose nel momento in cui capiscono di non poter rinunciare l’uno all’altro.
Sua madre lo guardò con solennità. «È una bella responsabilità, Paul. Un uomo che ancora si nasconde, non ancora divorziato e con due figli. Sei sicuro di quello che stai facendo?» Paul fissò il fondo del suo caffè. Era quello il motivo per cui era andato dai suoi genitori. Aveva bisogno di supporto. Casey era troppo preso dalle sue preoccupazioni per occuparsi anche di lui. «No, mamma. Non sono sicuro di niente. So solo che mi fa battere il cuore a mille, mi fa sorridere come un idiota, mi fa luccicare gli occhi e riesce a far risplendere il sole anche in una giornata di pioggia solo con il tocco di una mano. Abbiamo tanti ostacoli enormi davanti e non sappiamo come andrà a finire. Ma è lui quello che voglio. Perciò, quando ci sarà bisogno, sarò lì a combattere al suo fianco. Nel frattempo, posso solo aspettare.»
Ma poi mi son resa conto che ciò che mi ha davvero colpito di questo libro non è la loro storia d’amore, ma piuttosto la storia di una violenza, subdola e strisciante, orribile nella sua naturalezza e quotidianità, una violenza perpetrata ai danni di chi è obbligato a uniformarsi ai dettami rigidi e intransigenti di una cultura che vede nel “diverso” un abominio agli occhi di un Dio di cui si insegna solo la faccia severa di giudice intransigente e non quella del padre amorevole che ci ama per come siamo e non per come dovremmo essere.
A quel punto Paul iniziò a compatirlo. «Perché non confessi di essere gay?» Andrew non alzò nemmeno lo sguardo. «Levitico 18:22.» Paul si stava arrabbiando. Una cazzo di frase in un libro di duemila anni fa, una sola frase che bastava a rendere tutti gli uomini gay dei terribili peccatori. Una sola frase in un capitolo che seguiva i versetti che proibivano di bruciare vivi i propri figli come sacrificio a divinità pagane. Come poteva capire qualcosa di così biologicamente semplice come l’orientamento sessuale, una tribù che sentiva la necessità di specificare che è un male uccidere i propri figli? «Non credi a quelle stronzate, vero?» chiese Paul esasperato. «No. Ma la mia famiglia sì.» La risposta dell’altro uomo fu di nuovo breve e priva di esitazioni. Cazzo. Paul si domandò quante volte tali stronzate fossero state impartite a Andrew durante la sua formazione. Si domandò anche se la famiglia di Andrew avesse prestato la stessa attenzione al verso in cui Gesù insegna ad amare tutti. Non tutti, tranne i gay. Tutti. Punto.
Ed è sotto questa luce che ho compreso che ciò che mancava alle mie precedenti versioni della recensione era Kristy, la moglie di Andrew.
Perché se apparentemente è solo l’ostacolo sul percorso della storia d’amore dei protagonisti, se a un certo punto appare come una donna egoista e superficiale, in realtà è la chiave per capire davvero il mondo di Andrew; perché è anche lei vittima di un sistema che ha spinto entrambi a creare una famiglia “di facciata”, un’immagine perfetta da presentare al “loro” mondo che non può contemplare che una persona possa avere aspirazioni diverse dall’essere marito, moglie, genitore.
Andrew esitò per un momento, poi fece un passo avanti e permise a Paul di stringerlo in un abbraccio consolatorio. In un momento in cui sembrava che tutti gli fossero contro, che tutti l’avessero abbandonato, che nessuno lo conoscesse davvero, Paul gli stava dicendo, senza parole, che qualcuno gli voleva bene. Qualcuno lo amava. Andrew non sapeva nemmeno come prenderla. Tutti avevano bisogno dell’amore. I bambini ne erano affamati. Si combattevano guerre per amore. Kristy aveva abbandonato i suoi figli per amore. Andrew pensava che l’amore incondizionato dei suoi bambini gli potesse bastare, ma Paul gli aveva fatto cambiare idea. Strinse le braccia attorno all’uomo, senza lasciarlo andare. Appoggiò la fronte sulla spalla dell’uomo e si concesse di provare delle vere emozioni, per la prima volta. Non la rabbia repressa che aveva nei confronti di Kristy, ma il dolore per un sogno che si stava frantumando. Quella facciata perfetta che era il loro matrimonio, con la loro casa perfetta, i loro figli perfetti. Con una sola decisione Kristy aveva distrutto ogni cosa e tutti l’avrebbero scoperto.
È una cattiva madre? Forse, o forse no, forse lo sarebbe stata di più continuando a tenere in piedi un matrimonio farsa piuttosto che inseguire ciò che realmente sente il suo cuore. E forse senza il suo sconsiderato atto di “emancipazione” Andrew non avrebbe mai trovato il coraggio di uscire allo scoperto e costruirsi un futuro fatto di amore e non di dovere.
Kristy emise un sospiro lieve e a Andrew tornarono in mente tutte le volte in cui la donna aveva pianto senza ragione nelle ultime settimane. Paul lo abbracciò e lui si lasciò andare. Aveva trovato la sua ancora. «Oh Andy. Ho trovato ciò che cercavo da sempre. Quando sono con Richard, la mia vita è completa. Ti sembrerà una cosa sdolcinata da pubblicità, ma lui è davvero la mia altra metà. E prova le stesse cose per me. Devo stare con lui. So che mi costerà caro, ma devo stargli accanto. Non voglio più mentire. Non voglio più fingere di essere qualcuno che non sono. Amo Richard, ed è questa l’unica cosa importante.» Andrew abbassò la testa, esausto. Sì, la capiva perfettamente.
Kristy c’è sempre, c’è all’inizio nei pensieri di Paul, per cui è la donna che può stare al fianco di Andrew alla luce del sole, quella che gli ha donato due figli e una famiglia che lui non potrà mai dargli; c’è a metà, figura “ideale” di madre con cui entrambi devono confrontarsi,
«Kristy non si è mai lamentata.» La frase di Andrew bruciò come se gli avesse gettato dell’acido in faccia. Paul fece un passo indietro, ferito. Non sapeva tra rabbia e dolore quale delle due emozioni avrebbe avuto la meglio. La voce gli si abbassò a un sussurro. «Ma io non sono Kristy, Andrew. Lei se n’è andata e non sono pronto a prendere il suo posto come nulla fosse. Non sono figli miei. Questa non è casa mia. Far funzionare le cose non è una mia responsabilità. È tua. Ho una mia vita. E quella vita al momento include anche te ed è per questo che sono qui. Sono qui per te, per aiutarti a gestire una situazione che ti è improvvisamente esplosa tra le mani. Ma non ho intenzione di trascurare le mie responsabilità, il mio lavoro, i miei amici, la mia famiglia e la mia vita solo perché così si comportava Kristy. Tutti ci dobbiamo adattare ai cambiamenti e, anche se per te è tutto così nuovo, devi sforzarti per fare di più. Kristy e io non siamo intercambiabili. Non me ne starò qui buono a non chiedere niente tranne che il tuo nome, i tuoi soldi e l’illusione di una relazione. Ho già un nome e ho i miei soldi e con te voglio una relazione vera. Non me ne starò sul mio lato del letto senza chiederti spiegazioni quando non tornerai in tempo per dare la buonanotte ai bambini. Ti riprenderò sempre, cercherò sempre di farti capire che non è un comportamento giusto.» Esausto, Andrew si appoggiò al lavandino. «Hai ragione.»
c’è alla fine a fianco di entrambi a sostegno di una famiglia “nuova” che vuole crescere ed essere “accettata” pur nella sua anticonvenzionalità.
Kristy lo squadrò con aria impertinente. Andrew finse di essere sorpreso. «Abbiamo una stanza degli ospiti? Oh mio Dio. E pensare che per tutto questo tempo Paul è stato costretto a dormire nel mio letto, solo perché pensavo non ci fosse alternativa.» Scoppiarono entrambi a ridere. Kristy lo prese sotto braccio. «Andiamo. Portami dai bambini, così posso rifarmi di tre mesi di abbracci perduti e posso presentarmi all’uomo di cui è innamorato mio marito.» Andrew l’amò davvero in quel momento. Non quanto amava Paul. Ma un pezzetto del suo cuore apparteneva di certo a Kristy. «E tu puoi aiutarmi a scegliere il modo migliore di dirlo ai nostri genitori,» commentò Andrew. «Certo,» concordò la donna. «Solo… aspetta che sia tornata a Melbourne prima di farlo.»
In conclusione vi consiglio caldamente la lettura di questo libro che ho amato moltissimo, forse più del precedente capitolo della serie che già mi era piaciuto molto, proprio perché la storia mi è apparsa più “complessa” e sfaccettata, ricca di molti spunti di riflessione, dove il giusto e sbagliato sfumano i propri confini in un territorio in cui l’accettazione e l’amore trionfano.
Editing:
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