1941-1942. Il mondo è in guerra e Kyler Ward, vampiro di trecento anni, anestetizza con ogni genere di eccessi il disgusto per una vita immortale che non ha più nulla da offrirgli. È vicino a superare il limite, a dire addio a quel poco di umanità che gli resta e a diventare un mostro a tutti gli effetti. Nemmeno Patrick, l’Antico suo amico e mentore, riesce a tenerlo lontano dal baratro. Finché un giorno, nei bui vicoli di New Orleans, Kyler salva una giovane donna da morte certa. Elizabeth Hayes lotta contro le tenebre che avvolgono il suo cuore, ma queste sono troppo fitte perché l’affetto fraterno che cominciano a provare l’uno per l’altra possa dissolverle. Non c’è speranza per il Principe Oscuro.
A parte, forse, l’amore.
La saga dei “Principi Azzurro Sangue” di Paola Gianinetto si arricchisce di una nuova novella che ci riporta al passato di Kyler e alle origini di Beth.
Kyler è unico perché è il primo principe. Prima di conoscere gli antichi, è lui che ci ha preso per mano e accompagnato nel tenebroso mondo dei vampiri della Gianinetto, esseri immortali che restano fedeli al mito, che non conoscono la luce e che si ammantano di tenebre rispettando la loro natura.
Perché ci piacciono i vampiri? È tutta qui la domanda alla quale rispondono i principi azzurro sangue. Li amiamo perché sono tutto ciò che vorremmo essere, perché con la loro immortalità, l’assenza di malattie e il loro potere, incarnano la parte più dark presente in ciascuno di noi. Non provano lo stesso dolore che proviamo noi, sono al di là delle umane emozioni e agiscono seguendo i loro desideri.
Catartici e liberatori.
Ci ritroviamo a tifare per loro, anche quando sappiamo che sono il male personificato, io per prima mi incavolo ogni volta che Dracula viene puntualmente sconfitto. Ovvio che stiamo parlando di fantasie, non di reali desideri. Probabilmente se questi esseri esistessero davvero, e minacciassero le persone che amiamo, entreremmo tutti nel partito di Van Helsing. Ma per volare con la mente, sono tra le creature delle tenebre più amate, eleganti e bellissime.
Ma veniamo alla novella. Come sempre la Gianinetto ci riconduce abilmente nel suo mondo oscuro e ci offre uno scorcio di passato, facendoci capire come a noi sia giunto un Kyler già diverso da quello del passato. Sì, sempre terribile e cinico, ma in grado di aprirsi all’amore.
Ma non è sempre stato così. In questa novella lo ritroviamo in un periodo storico drammatico, quando la seconda guerra mondiale è all’apice del suo orrore, rappresentazione metaforica dell’anima del protagonista. Anche dentro Kyler ci sono oramai macerie, la sua vita ha perso ogni senso da quando Aran, il suo creatore, è stato ucciso. Neanche la vicinanza di Patrick ha potuto scacciare l’oscurità e ora gli ultimi scampoli di umanità stanno per abbandonarlo.
Kyler si sta perdendo.
Esteban Romero lo disgustava. Era l’immagine di tutto quello che non sarebbe voluto essere e che tuttavia si stava impegnando a diventare, in un gioco al massacro nel quale lui stesso era la vittima designata. Non riusciva a darsi una spiegazione sul perché si trovasse lì, in quella casa, su quell’isola, in quel continente. O forse, più probabilmente, aveva smesso da tempo di chiedersi la ragione delle proprie azioni. La verità era che non gliene fregava un cazzo. Di quel porco che gemeva sul divano, della tizia che si stava sbattendo, identica a tutte quelle che l’avevano preceduta e a quelle che sarebbero venute dopo di lei. E nemmeno di se stesso e di tutto il fottuto universo.
Erano passati quasi cent’anni dalla morte di Aran, dal giorno che aveva segnato l’inizio della lenta discesa verso l’abisso. Il suo secolo buio, come lo chiamava Patrick, un lungo periodo oscuro che non dava alcun segno di volersi concludere. Anzi, se si soffermava a pensarci, cosa che di solito si guardava bene dal fare, le cose stavano andando di male in peggio.
Proprio quando le sue speranze si affievoliscono, arriva qualcuno. Beth è fragile, Beth è umana, Beth sta morendo.
Kyler le si inginocchiò accanto. Era ancora viva, poteva sentire il suo cuore pulsare, ma era ormai così lento che il battito successivo pareva non arrivare mai. Aveva le labbra livide, il volto era bianco per la copiosa perdita ematica e i capelli biondissimi, a caschetto, incrostati di sangue rappreso. Eppure era bella. Delicata e fastidiosamente innocente.
Beth giunge nella vita di Kyler e colma l’abisso di solitudine che si è aperto come una voragine nel suo cuore. Lo fa con il passo leggero di una farfalla che ha perso la sua umanità, ma non ha perduto il desiderio di volare e brillare. Lo fa con l’amore, non quello carnale e appassionato di un’amante, ma quello lento e rassicurante di una sorella, che sostiene e aiuta.
Dovrebbe essere Kyler a guidarla nella sua nuova vita, e invece succede esattamente il contrario. In uno struggente e crudo racconto, l’autrice ci porta nel fondo dell’anima di Kyler, per poi farci risalire fino in superfice a intravedere una luce dimenticata, ma non del tutto smarrita.
E ci svela un segreto, dolce e amaro, che Kyler custodisce da sempre come una perla che, rivelata, potrebbe annerirsi e morire.
Patrick a un tratto, guardando fisso davanti a sé. «Ma questa volta potresti approfittarne.»
«Che vuoi dire?»
«Che non serve che continui a fingere, non con me.»
Kyler comprese la verità all’improvviso e gli parve talmente ovvia che si diede dello stupido per averla voluta ignorare fino a quel momento.
La scrittura evocativa della Gianinetto è sempre perfetta, elegante ed emozionante, capace di trasportarci in luoghi oscuri, cullati dalla stretta rassicurante del suo talento, per poi riportarci indietro, lasciandoci quella familiare sensazione di arricchimento che danno le belle storie.
Da leggere per quel gioiello che è.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
Grazie infinite, a Lady Owl e a tutto lo staff di FTB, siete meravigliosi <3