Evil:
Sono nato in una notte senza luna e senza stelle. Un benvenuto perfetto per chi nasce con l’anima nera.
Amo distruggere, arrecare dolore. Amo sentire le urla dei dannati.
Perché sono il figlio del Diavolo e le tenebre sono la mia casa.
Devo portare a termine una missione: infangare d’oscurità l’anima di una donna marchiata fin dall’infanzia. Hope Anderson.
Lei rappresenta il punto di svolta per noi demoni.
Per l’Inferno.
Ma non era previsto che risvegliasse in me l’unica cosa che ho cercato di sopprimere fin da quando ne ho memoria.
Hope:
Sono merce di scambio.
La mia vita non mi appartiene. Lo conferma il pentacolo capovolto impresso sul palmo della mia mano sinistra.
Il simbolo del Diavolo.
Ho scoperto parti di me che nemmeno pensavo esistessero: il desidero di fare del male, la sete di vendetta, la voglia di vedere scorrere il sangue.
Il buio che mi ha sempre tormentata, ora, mi ammalia. Mi seduce grazie a degli occhi rossi capaci di consumarmi con una passione deviata.
Il loro richiamo è potente e non riesco a resistere.
O, forse, non voglio resistere.
C’era una volta una bellissima e dolcissima principessa, prigioniera di un terribile destino. Un giorno un principe, bello d’aspetto e di sentimenti, la vide e se ne innamorò. Rischiò la sua vita per salvarla, sconfiggendo il drago che tormentava le sue notti e fuggendo con lei dalla torre isolata in cui era stata costretta a vivere. La portò via con sé nel suo regno incantato, dove vissero per sempre felici e…No! Stop! Resettate tutto. O meglio, capovolgete la fiaba, i personaggi, i luoghi, i sentimenti e così potremo finalmente dire di star parlando di Consume me di Elvereth Ahn.
Ebbene sì, più mi inoltravo nella lettura di questo romanzo, più la percezione di esso come antitesi della classica fiaba tradizionale si faceva largo in me: la principessa Hope è inizialmente una bambina usata come merce di scambio tra i suoi genitori e il diavolo in persona, poi una ragazza che non intende arrendersi al suo destino, ma vuole vivere al meglio la sua giovane età non curandosi della spada di Damocle che le pende sul capo, infine una donna che, come ultimo atto di bontà e altruismo, ha indossato una maschera di alterigia, cattiveria ed egoismo e si è chiusa in se stessa, affinché la sua prossima scomparsa non rechi dolore a chi la circonda.
Devo ingoiare il groppo in gola e andare avanti a testa alta, perché non posso permettere a nessuno di conoscere i miei veri sentimenti. Non posso permettere a nessuno di capire ciò che prova il mio cuore traboccante d’amore per ognuna delle persone con cui ho a che fare ogni giorno.
Il nostro protagonista maschile è Evil, che è ben lungi dall’essere un principe: egli è il figlio naturale di Satana, dall’indole malvagia e oscura, nato dal demonio e da donna umana, che in un indefinito momento del passato ha rinunciato del tutto al suo lato umano, consacrandosi alle fiamme dell’Inferno. Evil ha un incarico da portare a termine, che renda suo padre orgoglioso e fiero di lui, corrompere l’anima di Hope, risvegliando in lei crudeltà e perfidia, così da renderla pronta a diventare un nuovo demone, il primo di una nuova alba per il regno del Male.
Un mostro, è così che mi ha chiamato. E, sì, è quello che sono anche se desidero il suo corpo e la sua bocca. È quello che sono anche se ho appena ucciso qualcuno che poteva aiutarmi a diffondere il Male sulla Terra. Però non mi sento in colpa, perché meritava di morire e di essere torturato in altro modo. Ma la rabbia ottunde i miei sensi, perché Hope è proprio una stupida ragazzina viziata. Dopo tutto ciò che ha vissuto, dopo che suo padre ha barattato la sua vita per i soldi e il potere, ha ancora il coraggio di sperare che ci sia del buono, a questo mondo. Ha ancora il coraggio di sperare che le cose possano essere diverse, che IO possa essere diverso! Beh, si sbaglia di grosso. Otterremo tutti ciò che meritiamo. Lei il dolore e la sottomissione. Io il potere e il piacere.
Ora, se questa fosse una fiaba, dove i cattivi sono solo cattivi e i buoni sono generosi e coraggiosi e fieri, la bontà e l’amore della principessa romperebbero l’incantesimo che ha reso malvagio il principe, e insieme i due spezzerebbero le catene che li legano al mondo infernale, rifuggendo il peccato e sconfiggendo chi lo istiga e chi vi indulge. Nulla di tutto ciò troverete qui. Non ho intenzione di anticiparvi niente, solo ricordate le mie parole: questa è una anti-fiaba! Una di quelle che piacerebbero al Dr. Freud, sul genere del mito di Edipo, per la risoluzione catartica, attraverso la parola scritta, di desideri inconsci che spingono alla realizzazione di sé, senza dover fisicamente compiere alcun gesto abietto. Diamine, mi rendo conto di essere stata ermetica, a dir poco. Me ne scuso, ma confermo e insisto perfino, dicendovi di mettere da parte il manicheismo fiabesco del tutto bianco o tutto nero e di aprirvi a una vaga e appena accennata morale finale, lontana dal buonismo e di stimolo invece all’accettazione di sé, dei propri pregi e dei propri difetti, dei propri limiti e dei più vari sentimenti, sia quelli positivi sia i negativi, che l’animo umano è in grado di declinare.
Infine vengo a una piccola critica, che mi porta a valutare Consume Me con 4 stelle, piuttosto di cinque e che ritengo sia diretta conseguenza della formula di fiaba antitetica, che ho utilizzato per descrivere il romanzo. Come posso spiegarmi? Immaginate una fiaba illustrata, ricca di colori e immagini. Tutto molto bello, vero? Eppure manca qualcosa, o almeno a me manca la terza dimensione, la profondità, quella che mi consenta di andare al di là di una visione parziale di superficie. In particolare trovo che il personaggio di Evil, poteva essere meglio approfondito in ogni suo aspetto, rendendolo ancor più interessante e carismatico di quanto già non fosse, mentre con Hope l’autrice è riuscita a fare davvero un buon lavoro.
Recensione a cura di:
Editing a cura di:
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