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Cresciuta in convento, Lucrezia non sa nulla della vita. Ha però un dono: è capace di far vivere le parole. Per questo viene scelta come dama di compagnia di un’eccentrica contessa, affinché legga per lei ad alta voce nelle stanze del suo palazzo, a volte per ore e senza che nessuno l’ascolti. È in uno dei vecchi volumi, che Lucrezia scopre qualcosa che sarebbe dovuto rimanere celato: un messaggio d’amore, da parte di un uomo coperto d’infamia.
Il figlio del demonio.
L’assassino.
Thomas ha sei anni quando per la prima volta sente bruciare la sua pelle. Non sa che ben presto quel dolore nella carne e le strane parole che gli escono dal petto con prepotenza gli cambieranno la vita. Tra le stanze affrescate di quello stesso palazzo, passato e presente sembrano confondersi e fondersi in un percorso già tracciato. Ma cos’è davvero il destino? Una condanna alla malvagità, la risposta a una vita incompleta o l’incontro di due anime che si sono rincorse attraverso i secoli? E cosa possiamo fare di fronte a esso se non accettare la nostra impotenza?
Può un amore esistere fuori dai limiti che la vita ci impone? Può un amore esistere per sempre? Può un amore cibarsi solo di se stesso?
Di cenere e di carne è un paranormal storico in cui passato e presente si fondono in un unico binario, lasciando il lettore spettatore impotente di una storia scritta così bene da lasciare senza parole.
Già il primo punto a favore di questo libro è lo stile: la scrittura dell’autrice meravigliosamente descrittiva, dotata di una sensibilità e di una intensità da “bucare” cuore e mente.
La vicenda si svolge tra i corridoi e le stanze di un palazzo che custodisce vite e segreti. Le voci narranti si alternano sbalzandoci tra passato e presente mantenendo un filo conduttore che ci permette di assorbire e di collegare i fatti e i personaggi in maniera perfetta.
I protagonisti le cui vite sono legate a doppio filo, ostaggi di un destino che non perdona sono Lucrezia ed Elias e Thomas e Anouk.
Lucrezia è una modesta giovane che dal convento in cui vive viene mandata presso la tenuta di una ricca vedova con l’incarico di fare la dama di compagnia ma soprattutto, di leggere ad alta voce. Legge alla signora e a se stessa facendo vivere le parole, permettendo alle immagini e ai dialoghi di uscire dalle pagine.
Fu un odore, la prima cosa a spalancarsi davanti a Lucrezia. Odore di polvere e carta, di legno e parole, di aria secca e tempo rimasto incastrato, sospeso. Mosse qualche passo e si fermò ad accarezzare quel soffio, a prenderselo nei polmoni e a farlo suo, avvolgerlo con i propri sensi e sentirlo davvero, fin dentro lo stomaco. Poi, vide quell’odore. Enorme e caldo, spezzettato in tasselli di pelle, nei dorsi di migliaia di libri, poggiati su scaffali alti, che quasi arrivavano fino al soffitto. Le pareti ne erano ricoperte su entrambi i lati, ma a est lasciavano appena lo spazio a quattro grandi finestre e alla luce del sole che inondava l’intera stanza.
Lucrezia tra le stanze del palazzo vive un amore proibito, un amore che la riempie dentro, la rende viva come vivo rende il suo compagno, quello che tutti ritengono i mostro, il figlio del diavolo. Il loro rapporto cresce lentamente ma con un’intensità profonda. Sono due anime destinate a vivere per sempre fuori dalla fragilità della condizione umana.
Dio, Elias le esisteva davvero addosso, tra le ossa. Le diventava carne e dolore dentro e ovunque, e il mondo diventava stretto e immenso, rovente e ghiacciato. Erano loro e basta, lei e lui e nient’altro. E Lucrezia li sentiva, i battiti che si fondevano, i respiri che si amalgamavano e diventavano corpo unico e pulsante, grido unisono e feroce.
Un amore intenso fino all’ultimo respiro.
«Rimarrà con me fino alla fine del mondo?» Glielo disse come fanno i bambini, fingendo un’ingenuità che la faceva sorridere. «Anche oltre.» Finse un cipiglio solenne, ma Lucrezia si accorse che gli veniva da ridere. «Oltre la fine del mondo?» Forse era seria, forse giocava ancora. Elias si mosse, posò una mano sulla sua guancia. «Oltre. E anche di più.»
Thomas è un giovane che fin da bambino sente di vivere una vita non sua, sogni, emozioni e parole che non gli appartengono.
Deve scoprire, deve riuscire a capire, deve riuscire a ritrovare se stesso, non è solo, dentro a quel palazzo lo aspetta la sua metà ed entrambi dovranno scegliere.
Sentì che la pelle si distendeva e il petto si allargava. Magari avrebbe sognato ancora. E il fuoco gli avrebbe divorato la carne, annebbiando ogni più piccola fibra del suo essere. Oppure sarebbe stato davvero solo Thomas. Almeno per un giorno, un’ora o qualche secolo. Ma sapeva che lei, lei ci sarebbe stata, alla fine. Immobile, viva. Nell’estate splendente della fine del mondo.
Le sensazioni e le mozioni che mi hanno accompagnato durante questa lettura mi resteranno addosso per molto perché sono cresciute con calma, con i giusti tempi, le ho assaporate, toccate, gustate. Ora tocca a voi…
«Quante volte ancora saprai ritrovarmi?»
Come farò a riconoscerti, quando il mondo sarà finito?
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