Donal sospirò contrariato.
«Senti Isabel.» Sbottò. «Potremmo nasconderci dietro a “Mille altri dieci argomenti da evitare al primo appuntamento”, ma la verità dei fatti è che siamo impediti in queste cose. Non…» si fermò alla ricerca delle parole. «Io non sono uno da gesti eclatanti, colpi di scena romantici e, a peggiorare la situazione, ammetto di avere una pessima tempistica negli approcci. Potrei andarmene, certo, però rimarrei con il rimorso di non aver almeno provato a baciarti.» Isabel lo guardava, immobile, silenziosa. Quel discorso era pericolosamente ambiguo. «Se ti dico questo è perché ho come il presentimento che se facessi un passo verso di te, tu potresti urlare e non è la reazione che vorrei provocarti.» Isabel lo guardò ancora. «Ovviamente con questo non voglio dire che ogni volta che mi avvicinerò a te vorrò baciarti, ma stasera l’intenzione era quella e, magari, sapere cosa ne pensi renderebbe tutto questo meno… ridicolo.»
«”Ridicolo”?» Ripeté lei.
«Abbastanza.» Isabel percepì l’imbarazzo di Donal e si sentì per la prima volta al suo stesso livello.
«Hai ragione Donal, siamo impediti.» Si sorrisero. «Non vorrei essere intimorita dalla tua presenza e ti giuro che le mie reazioni sono spontanee. Forse avrei dovuto indossare dei tacchi per sentirmi meno piccola accanto a te.»
Donal tornò a guardarla proprio come prima che lei sgattaiolasse via.
Isabel capì che quello era un momento che non voleva perdere, così, stringendo forte l’orlo del suo cappotto, attese che lui si avvicinasse.
«Sicura che non urlerai?» Le domandò.
Lei annuì.
Lui fece un primo passo, poi un secondo e Isabel chiuse gli occhi. «Respira, altrimenti invece che baciarti mi toccherà farti la respirazione bocca a bocca.» Isabel ridacchiò e finalmente Donal la baciò.
Questa è la favola di Donal e Isabel.
È l’una è trentatré di notte e ho appena finito 366 e sto sorridendo come una scema. Un libro intenso che parla di abusi, inizialmente, per poi continuare con la rinascita di quattro persone, grazie all’amore e alla fiducia nel prossimo ritrovati.
Leggendo questo libro si scatena una miriade di emozioni: si passa dalla tristezza per come Isabel viene bistrattata dai parenti del marito, alla rabbia furiosa per come viene picchiata e insultata da quest’ultimo; si vive la paura provata dalla protagonista durante la fuga dal suo aguzzino, così come tutto quello che lei ha provato per ben quindici anni, perché da buona cattolica il divorzio non doveva essere considerato. Poi troviamo anche il dolore di Donal per la perdita dell’amata, un dolore che ancora lo divora, ma c’è anche la gioia, quando Donal e Isabel si conoscono e pian piano iniziano a frequentarsi. Ci troviamo poi di fronte allo sgomento di Isabel quando scopre un segreto relativo a suo figlio, ma ci sono anche le risate per come Tara, la figlia minore di Isabel, riesce a rigirare il grande e grosso Capo della Polizia. E infine non dimentichiamoci di Sean, che merita un suo libro perché… Sean è MITICO! Ecco, leggendo 366 ti perdi in tutte queste innumerevoli sensazioni e vorresti entrare nel libro per fare molto, anzi moltissimo male a James e Marion (marito e cognata di Isabel). Per fortuna, visto che non si può farlo, Naike viene incontro almeno su uno dei due, facendogli subire un meritato castigo (anche se speravo che persino Marion subisse di tutto e di più!).
In Usheen abbiamo conosciuto un Donal come posso dire… loquace? Ora immaginatevi lui, burbero, che cerca di comunicare (parola grossa) con Isabel, una donna che teme tutto ed è abituata a tacere. Nonostante tutto Dd le darà la forza di alzare la testa, di riprendersi la sua vita senza paura e di tornare a vivere, mentre Isabel insegnerà a Donal a essere un po’ più dolce.
“C’è un altro centro commerciale in città? Ci stiamo annoiando a morte. Ti penso, tu cosa fai?” Dd rispose: “No, è l’unico. Ti penso anche io, mentre cerco di schiacciare uno scarafaggio” Inviò il messaggio sorridendo.
«Perché sorridi in quel modo? È lei?» Curiosò Sean.
“Il borotalco o la polvere di caffè in genere tengono lontani gli insetti.” Replicò Isabel.
“Anche il napalm funziona?” Le domandò ironico Dd. “Napalm???”
«Allora? Mi dici cosa ti sta dicendo?»
Donal si alzò e si rimise il telefono in tasca.«Andiamo a fare una passeggiata al centro commerciale?»
«Centro commerciale?»
«Ti avviso.» Minacciò l’amico con l’indice. «Se dici una delle tue cazzate, se fai una battuta fuori luogo, se mi accorgo che qualcosa non va, farai una brutta fine.»
Sean rimase in silenzio e alzò le mani in segno di resa.«Sono un tuo amico, non ti metterei mai in difficoltà.»
«Me lo auguro per te, perché con le dita rotte sarà un problema andare a pisciare.»
«Mi romperesti le dita per così poco?»
«Non è poco, non è per niente poco.»
Ho adorato Royle, amato Usheen, ma Donal ha conquistato il mio cuore (anche se ho lasciato un posticino per Sean). Nel libro ritroviamo anche Usheen che cercherà di appianare le cose con Dd e lo aiuterà a fare una “cosuccia carina” che io ho amato tanto XD. Naike è riuscita a creare un libro fantastico, trattando argomenti non facili e di attualità in maniera egregia: sarebbe bello che anche nella realtà tutto andasse sempre bene, come nel libro, ma purtroppo la cronaca dà notizie non molto incoraggianti. Ogni pagina ti strappa una risata o un moto di rabbia e non ci sono tempi morti o noiosi. Complimenti! Non troverete citazioni, tranne quella sopra, solo perché, secondo me, ogni pezzetto potrebbe svelarvi qualcosa, quindi cosa aspettate andate a conoscere Donal e Isabel.
ARTEMIS
In questo romance, primo spin-off della serie R.U.D.E., ritroviamo la stessa ambientazione di Usheen, ma le atmosfere sono completamente diverse. In Usheen l’attenzione non si concentrava tanto sulla storia d’amore, quanto sul conflitto tra cattolici e protestanti, e sulle differenze tra gli stessi cattolici riguardo al modo di condurre le loro rivendicazioni. In 366 la situazione politico-sociale, invece, fa solo da sfondo alla storia tra Dd e Isabel. In Usheen i contorni, i confini tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, erano sfumati, così come sfumavano le definizioni di eroe e carnefice. In 366 i confini sono netti, precisi, taglienti, affilati, tanto che dopo poche pagine il lettore freme già dal desiderio di fare fisicamente del male almeno a un paio di personaggi secondari.
Gli anni di matrimonio, scanditi da ininterrotte violenze fisiche e psicologiche, hanno azzerato Isabel, come persona e come donna. Ella si lascia completamente assoggettare da marito e cognata, pur di salvaguardare i propri figli. Isabel esiste solo come madre, Isabel è LA madre:
«Chiuse la piccola mano colorata di Tara nella sua e baciò la fronte di Connor. Il senso dei suoi sacrifici era far stare bene loro, il suo cuore batteva solo per i suoi figli.»
Questo fin quando il marito non alza le mani anche sul primo figlio, minacciando di portarle via la figlioletta. A quel punto, grazie anche al supporto del figlio Connor, scatta in lei qualcosa che la spinge a ribellarsi, a denunciare gli abusi fino ad allora subiti e a iniziare, con l’aiuto dei servizi sociali, una nuova vita per se stessa e i ragazzi, lontano dal paesino, a Derry.
Donal è da due anni il Capo della Polizia di Derry, da due anni si concentra solo sul lavoro, da due anni la sua vita privata si è fermata, dalla morte di Wynne, che è per lui ancora un pugnale conficcato in profondità nel cuore, e il trasferimento di Usheen in campagna non ha fatto che accentuare il suo stato d’animo. Donal è arrabbiato con tutti, allontana tutti, le sue ferite sono ancora chiaramente aperte, così come sono ancora presenti in Isabel tutti gli strascichi del suo triste passato.
I due protagonisti sono personaggi che hanno bisogno di tempo perché le rispettive ferite inizino a rimarginarsi e a trasformarsi in cicatrici che, pur se indelebili, non facciano più male: 366 giorni, o meglio 274 dal loro primo incontro, è il lasso di tempo. Quella raccontata qui è una storia che nasce e si sviluppa pian piano, attraverso le pagine di un romanzo che in questa parte deve necessariamente avere un ritmo lento. Una storia dolce-amara, tra un uomo burbero nei modi, ma dolce e protettivo nei fatti, e una donna che vorrebbe tornare a essere tale, mettendo comunque al primo posto il suo ruolo di madre, e attaccandosi con le unghie e con i denti a un’indipendenza che mai prima aveva conosciuto.
«Sono io a essere stato fortunato. Tu hai il potere di rimettere tutto al proprio posto. Quando non ci sei questo…» Donal indicò la sua testa. «E questo…» mise la mano sul suo cuore. «Si perdono, non riesco più a trovarli.» Passò a toccarsi gli occhi. «Questi guardano senza vedere.» «Oh Donal.» Isabel lo baciò ancora ma dolcemente. «Rimetti davvero tutto al posto giusto…»
Le mie conclusioni sono che ci troviamo davanti a una bella storia d’amore in cui l’autrice conferma il suo talento, un libro ben scritto che meriterebbe forse una più approfondita revisione per alcuni refusi ed errori abbastanza grossolani, ma che, a voler essere del tutto sincera, non è riuscito a prendermi, se non nella prima parte, quanto il romanzo principale di cui 366 è spin-off. E questo probabilmente anche a causa mia, per averli letti quasi di seguito l’uno all’altro, motivo per cui mi veniva spontaneo metterli a confronto.
Editing a cura di:
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