Esce oggi nelle sale cinematografiche italiane 120 battiti al minuto (120 battements par minute), film drammatico del 2017, diretto da Robin Campillo, con Nahuel Pérez Biscayart e Arnaud Valois.
♦ Distribuzione Teodora Film ♦
Il riferimento è ai 120 battiti al minuto della musica pop dei primi anni Novanta, sul cui sottofondo gli attivisti di Act Up, collettivo parigino, vogliono richiamare l’attenzione sui malati di AIDS, contrastando una società convinta che ad ammalarsi potessero essere solo omosessuali e drogati, moltiplicando le azioni e le provocazioni contro l’indifferenza generale.
Gay, lesbiche, madri di famiglie si adoperano con dibattiti e azioni creative, non violente ma sempre spettacolari, per informare, prevenire, risvegliare le coscienze, richiamare la società alle proprie responsabilità.
In seno all’associazione, creata nel 1989 sul modello di quella americana, Nathan, neofita in cerca di redenzione, incontra e si innamora di Sean, istrionico attivista e marcatore della progressione del virus. Tra conflitti e strategie da adottare Nathan e Sean vivono forte il tempo che resta.
120 battiti e centotrentacinque minuti è il tempo (e il ritmo) necessario a Robin Campillo per richiamare un’epoca (gli anni Novanta) e fare esistere pienamente un gruppo, gli attivisti di Act Up-Paris accaniti e tenaci a combattere la passività dell’opinione pubblica intorno all’AIDS. Diventare sieropositivi in quegli anni equivaleva a una condanna a morte, a breve o lunga scadenza.
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I protagonisti di 120 battiti al minuto vivono a tutta velocità. Sono giovani, sovente troppo giovani, per la maggior parte omosessuali, e vogliono vivere e fare accelerare la ricerca, scuotere una società paralizzata dai tabù sessuali, prevenire, informare, proteggere chi non sa, fare pubblicità e diffondere l’uso del preservativo. Nathan, Sean, Sophie, Gérémie e compagni non hanno tempo da perdere e allora riversano tutta la loro energia in quella battaglia. La sera poi, vanno a ballare e fanno sesso perché il desiderio e il piacere aiutano a sentirsi vivi, a restare vivi. E una storia d’amore emerge dal gruppo allacciando l’intimità con la politica, il romanzesco con il realismo. Una storia contro il tempo che Campillo prolunga e dilata dentro le fila dell’azione collettiva, alla quale i due amanti aderiscono visceralmente.
Avvitato intorno alla parola politica, il film invita lo spettatore ai dibatti interni dell’associazione e a partecipare alle opposizioni morali e di stile (violenza, spettacolarizzazione, grevità, gaytudine), 120 battiti al minuto lotta, urla, dibatte, lancia gavettoni di vernice rossa sui responsabili dei laboratori farmaceutici che si fanno pregare per rendere pubblico lo stato della ricerca contro il virus. Fatti reali che qualcuno là fuori ha conosciuto e a cui il regista francese dona una forma che emoziona con rigore, senza scadere nell’aneddoto e lontana dalla fascinazione arty per il dolore.
Il film-denuncia sulla piaga dell’Aids – un film capace di raccontare a tutti, giovani e giovanissimi, la battaglia non ancora vinta contro una malattia che, complice il silenzio di troppi, ha ucciso 40 milioni di persone nel mondo – è molto atteso dall’intera comunità LGBT, ma non potrà essere visto dai più giovani.
“È davvero un peccato – dice Robin Campillo ad HuffPost – è una notizia che mi rattrista molto, anche perché in Francia il film non è vietato, tutti possono vederlo e non c’è stata nessuna polemica”, ha detto il regista al telefono. “Facendo ciò si fa passare un segnale sbagliato: l’AIDS non conosce età, non dimentichiamolo” […] “Ho voluto raccontare questa storia perché sentivo che non era stato ancora fatto e occorreva farlo in un modo che ottenesse la massima visibilità, andando al di là della nostalgia, ma io penso anche di più a quelli di noi che sono sopravvissuti e a quelli che ancora oggi combattono con la malattia”.
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Il divieto ai minori ha sconvolto anche la Teodora Film, società distributrice per l’Italia del film:
“Abbiamo sperato fino all’ultimo che 120 Battiti al minuto riuscisse ad arrivare nelle sale italiane come ‘Film per tutti’, sarebbe stato un segnale forte, per dimostrare che gli uomini che amano altri uomini non spaventano più nessuno. Così non sarà”, si legge nel comunicato stampa ufficiale.
Qui l’articolo su cinemagay.it con la recensione e l’incontro con il regista e Arnaud Valois
Qui l’intervista di Campillo su foxlife.it
Fonti: wikipedia, mymovies, huffingtonpost, comingsoon, cinemagay.
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